sabato 13 dicembre 2008

GIANNI LONG SOSTIENE CHE C'E' UNA LEGGENDA MOLTO ANTICA RIGUARDO A MARIA MADDALENA COME PROGENITRICE DEI MEROVNGI-DA DOVE PRENDE QUESTA NOTIZIA ?

E di Maddalena sposa di Gesù?
“Sposa di Gesù non mi risulta, ma progenitrice dei Merovingi, questa sì, è una leggenda molto antica;


Intervista a Gianni Long


di Arnaldo Casali

In principio fu Valdo, poi vennero Lutero e Calvino. Oggi sono innumerevoli le chiese protestanti in tutto il mondo con una storia, una teologia, un'organizzazione molto diversa l'una dall'altra: si va dagli Anglicani (i più vicini ai cattolici) agli Avventisti, passando per i Pentecostali, i Battisti, gli Anabattisti, i Quaccheri. Un elenco che non comprende, peraltro, le tante sette religiose come Mormoni e Testimoni di Geova, non riconosciuti dal mondo protestante.



In Italia la più importante organizzazione che riunisce le chiese riformate è la Federazione delle Chiese Evangeliche, cui aderiscono Valdesi, Battisti, Metodisti, Luterani ed Esercito della Salvezza e che - insieme alla Conferenza Episcopale Italiana e l’Arcidiocesi ortodossa d’Italia - ha organizzato la terza tappa del Convegno ecumenico nazionale in preparazione dell’assemblea di Sibiu.


Dal 2000 presidente della Federazione è Gianni Long, giurista, musicologo e docente di diritto parlamentare presso la Luiss di Roma.



Che bilancio può trarre della terza tappa del Convegno ecumenico italiano che si è svolta a Terni?



“Mi pare che in il convegno ternano sia servito a definire bene l’identità della Carta ecumenica. Si tratta di un documento storico, elaborato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalle Conferenze episcopali europee, che rappresenta un impegno, non un trattato. La grande maggioranza delle chiese lo ha ratificato, questo significa che lo considerano un impegno morale e prezioso rispetto al quale c’è bisogno di andare avanti, condividendolo anche con le chiese che non lo hanno elaborato. Credo infatti che la Carta ecumenica debba diventare un punto di aggregazione per altre confessioni europee che si andranno ad aggiungere alla Kek”.



La Kek raccoglie le chiese protestanti e ortodosse. Pensa che un giorno anche la Chiesa cattolica dovrà entrare in questo consiglio?



“Fino ad oggi si è tentato di aggregare la chiesa cattolica al Consiglio ecumenico delle Chiese. Forse oggi proprio la Carta Ecumenica può diventare uno strumento di dialogo per le chiese, e non solo per quelle europee”.



L’Europa rappresenta un faro per l’Ecumenismo nel mondo?


“Probabilmente sì. Fino a 50 anni fa era più facile che ci fossero degli scambi nei paesi dove i cristiani sono minoranze. Per molto tempo si è pensato che questo modello potesse arrivare in Europa. La carta Ecumenica stabilisce un rapporto non di fraternità, ma di fiducia e solidarietà, introducendo impegni concreti, come quello della libertà religiosa, con cui si lascia la libertà di convertirsi, e allo stesso tempo si introduce il rifiuto di conversioni indotte. L’altro impegno concreto è quello di cercare di condividere iniziative di evangelizzazione, perché le chiese che fanno parte della Carta ecumenica non sono concorrenti, ma concorrono nell’evangelizzazione, nella propria appartenenza ecclesiale. Poi ci sono iniziative comuni, ad esempio nei confronti dell’islam, dell’ebraismo e di altre religioni. Da questo punto di vista abbiamo visto una serie di applicazioni: la più interessante è la linea nei confronti dell’Unione Europea che vede posizioni comuni al 98%”.



A questo proposito c’è il discorso sulle radici cristiane, che secondo voi è stato sopravvalutato dai media.



“Sulla questione delle radici cristiane abbiamo avuto negli ultimi mesi discorsi trasversali, con posizioni diverse all’interno delle stesse chiese, mentre l’articolo 52 della Costituzione Europea è stato voluto congiuntamente da tutte le chiese nel 2002. Questo punto è stato possibile introdurlo grazie alle posizioni comuni di tutte le chiese europee”.



In cosa consiste, concretamente, l’articolo 52?



“Noi riteniamo che tra Ue e chiese cristiane non debba esserci né un separatismo assoluto né forme concordatarie: le nostre richieste sono, prima di tutto, il rispetto dei rapporti nazionali, secondo che l’Ue intrecci un dialogo costante, regolare e di fiducia con le Chiese. Chiediamo un riconoscimento reciproco, chiediamo che ci sia un coordinamento, un rapporto, e non una separazione assoluta, con tutti i soggetti”.



Cosa ne pensa del caso che si è creato attorno al Codice Da Vinci?



“Una volta ho sentito una laude secondo cui Gesù non era sposato con la Maddalena, ma con la Veronica. Beh, a parte queste curiosità, al di là di tutto il chiasso che si è fatto sull’argomento io credo che il Codice Da Vinci sia un ottimo libro giallo, che ha pescato in un filone esistente, nella storia del cristianesimo. La tradizione della Maddalena è molto articolata: dalla prostituta alla progenitrice dei merovingi. L’unica cosa certa – perché ce la dicono tutti i Vangeli - è che sia stata testimone della resurrezione. Ma attorno sono fiorite tante leggende, anche molto interessanti”.



Per esempio?



“Jacopo da Varagine, nella Leggenda Aurea, sostiene che la Maddalena fosse la fidanzata di Giovanni, e che quando il suo uomo si è diventato discepolo di Gesù lei, per ripicca, si sia messa a fare la prostituta. Poi c’è tutta la tradizione iconografica della Maddalena penitente, consolata dagli angeli per la morte di Cristo. E questo perché – evidentemente – sentiva questa perdita più forte di tutti gli altri. Nel Laudario di Cortona troviamo ben due laude dedicate a lei”.



Insomma Dan Brown ha ripreso un filone che esisteva già...



“Certo, poi il Codice Da Vinci è un libro giallo scritto in modo molto casareccio. Non bisogna sopravvalutarlo, o considerarlo una sorta di ‘nuovo vangelo’ come quello di Giuda. Resta il fatto che Maria di Magdala è un personaggio molto sottovalutato. In tutti i vangeli fa parte del primo gruppo di donne che vanno al sepolcro e a cui Gesù appare per prima. Cristo risorto appare per primo ad un gruppo di donne. Noi protestanti questo elemento l’abbiamo particolarmente accentuato”.



Nel corso delle epoche è cambiata la tradizione di Maria di Magdala?



“Ci sono molte tradizioni iconografiche. C’è la Maddalena di rosso vestita, tipica della pittura medievale o primo rinascimentale, è c’è la Maddalena discinta, nuda, speculare all’immagine di San Sebastiano. Nel Cinquecento, poi domina l’interpretazione del “Gesù giardiniere”: il Vangelo ci dice che Maria aveva scambiato Cristo risorto per un giardiniere, e così abbiamo quest’iconografia, con Gesù con la pala e gli zoccoli. Insomma non è lei che ha sbagliato, ma è lui che si è travestito”.



Crede che il Codice Da Vinci possa rappresentare un’opportunità per i cristiani, per approfondire o scoprire alcuni aspetti della propria storia?



“Tom Hanks ha detto che l’uomo medio va più volentieri al cinema che ad una conferenza, e questo è vero. Può essere un veicolo. E’ un discorso che vale anche per Angeli e demoni: dopo averlo letto io sono andato a vedere la chiesa di Santa Maria della Vittoria, quella dove si trova la celebre statua di Teresa D’Avila del Bernini. E’ a due passi dalla Federazione e non c’ero mai stato!”.



Crede che realmente nel quadro dell’ultima cena Leonardo possa aver ritratto la Maddalena?



“Non posso escludere che ci fosse una voluta ambiguità. D’altra parte, come dicevo prima, la figura di Maria di Magdala è molto legata a quella di Giovanni, che è ritratto sempre giovane e con tratti femminei. La giovinezza di Giovanni è associata alla verginità, Giovanni è sempre giovane perché è vergine, mentre gli altri apostoli erano tutti sposati. Quindi credo che ci possa essere stata, da parte di Leonardo, una sovrapposizione di questi due personaggi che Jacopo da Varagine riteneva così legati”.



E di Maddalena sposa di Gesù?



“Sposa di Gesù non mi risulta, ma progenitrice dei Merovingi, questa sì, è una leggenda molto antica; così come sicuramente la Maddalena è una santa molto ‘occidentale’, in particolar modo francese, e ancora più nello specifico della Francia del sud. Nell’iconografia orientale Maria Maddalena è rappresentata solo nelle scene della resurrezione e ai piedi della croce. In occidente, invece, è emblema della ricchezza, rappresenta l’altra faccia del cristianesimo, rispetto al pauperismo dei valdesi e dei francescani”.



Maria di Magdala è insomma un simbolo di un cristianesimo aristocratico?



“Sicuramente Maria è ricca. Forse perché prostituta, o forse perché di stirpe regale. Resta il fatto che è l’immagine delle classi alte”.



E’ Jacopo da Varagine il padre di tutte le leggenda su Maria di Magdala?



“Jacopo da Vargine fu un personaggio interessantissimo. Arcivescovo di Genova, spiritualista e agiografo, fu anche il primo cattolico a tradurre i libri della Bibbia in italiano per fare concorrenza agli eretici. Venne chiamato a predicare in Laterano, dal papa. Bonifacio VII gli soffiò in faccia le ceneri dicendo ‘che tu possa morire bruciato’. Nessuna delle sue traduzioni è arrivata fino a noi”.



Professor Long, perché lei è protestante?



“La mia famiglia è protestante da secoli. Faccio parte di quel piccolo popolo-chiesa che ha i problemi tipici di tutte le comunità etniche. Un piccolo mondo, dove, come disse un pastore, l’appartenenza alla Chiesa non è una grazia, ma un fatto. I Long erano una famiglia protestante già nel 1600, che nel ‘700 si mescolò con gente venuta dalla Svizzera e dall’Olanda. Erano tempi in cui se una fanciulla sposava uno straniero il Concistoro doveva assicurarsi che lo sposo fosse battezzato e membro di una chiesa evangelica, pena la sco munica. D’altra parte i contatti erano invitabili, anche perché i pastori andavano a studiare in Svizzera”.



Mi ha detto che per i valdesi delle valli piemontesi essere protestanti è un fatto, non una scelta. Cosa comporta questo?



“Comporta che viviamo la stessa secolarizzazione delle chiese nazionali e dei cattolici italiani. Così come la maggior parte degli italiani danno l’8 per mille alla Chiesa cattolica, ma non vanno a messa, anche nel nostro microcosmo delle valli valdesi abbiamo situazioni in cui la maggior parte della gente si riconosce nella Chiesa ma se ne ricorda solo per il battesimo, il funerale e il matrimonio”.



A proposito del battesimo. Quando lo praticate?



“E’ un discorso abbastanza elastico. Spesso si fa da bambini, e poi richiede una Confermazione. Io sono piuttosto contrario a questa pratica”.



Lei è cresciuto a Pinerolo, una città in cui è presente un’importante Comunità di base cattolica...



“Negli ultimi anni c’è stato un importante dialogo con i cattolici, grazie alla comunità di base, e anche grazie al vescovo Giachetti, che ha saputo cambiare completamente i rapporti con i protestanti, soprattutto per quanto riguarda i matrimoni misti. D’altra parte i vescovi di frontiera hanno sempre poteri molto estesi”.



Pinerolo è una diocesi di frontiera?



“E’ nata nel ‘700 con funzioni antivaldesi, ma negli ultimi anni è riuscita ad essere davvero profetica sul terreno dell’Ecumenismo grazie al vescovo Giachetti, anche se i rapporti erano già molto buoni con il suo predecessore, Santo Quadri, che poi è stato promosso vescovo proprio di Terni, e che oggi è arcivescovo emerito di Modena”.



Mi diceva dei matrimoni misti...



“Inizialmente i metodi proposti da Giachetti furono rifiutati dai valdesi. In seguito quella formula sarebbe stata individuata come la migliore anche a livello nazionale. E’ stata una decisione storica”.



Come si fa un matrimonio misto?



“Non con un rito ecumenico. Ma c’è un riconoscimento reciproco delle due chiese. Con un documento comune la chiesa valdese riconosce il matrimonio cattolico e viceversa. Con alcune condizioni: da parte cattolica non si ammettono i matrimoni di divorziati, da parte nostra non riconosciamo matrimoni che non abbiano effetti civili”.



Un momento, per voi il matrimonio non è un sacramento.



“No, non lo è. Per noi un matrimonio ha soprattutto effetti civili”.



Come può la Chiesa cattolica riconoscere un matrimonio protestante se non è un sacramento?



“Non lo riconosce come sacramento, ma ne riconosce tutti gli effetti canonici e legali. Insomma la coppia è sposata, a tutti gli effetti. L’accordo con la chiesa valdese è stato fatto nel 1997, mentre attualmente è in esame il riconoscimento con i Battisti”.



Che differenza c’è tra valdesi, metodisti e calvinisti?



“La Chiesa valdese, in Italia, ha radici antichissime, che risalgono al medioevo. Valdo era più o meno contemporaneo di san Francesco. Nel 1500 i valdesi italiani hanno aderito alla Riforma Calvinista. Quindi noi, a livello internazionale, siamo Calvinisti e insieme ai Pentecostali e i Riformati siamo le cosiddette “Chiesa evangeliche”. In Italia, invece, siamo ‘gemellati’ con la chiesa Metodista, con cui condividiamo tutto tranne gli aspetti finanziari e i rapporti ecumenici”.



Quindi avete pastori e chiese comuni...



“Sì. A Terni, per esempio, la chiesa è metodista, mentre il pastore è valdese”.



Il ministro di culto viene ordinato come i sacerdoti cattolici, o è semplicemente un laico che ha studiato teologia?



“Non si chiama ordinazione, ma viene consacrato. Durante la cerimonia di consacrazione tutta l’assemblea impone le mani su di lui. A Pinerolo da molti anni il vescovo partecipa alla consacrazione dei pastori valdesi. Ma Giachetti ha introdotto una novità molto bella e significativa che continua ancora oggi, imponendo a sua volta le mani sul pastore”.



Vuole dirmi che a Pinerolo il pastore protestante viene consacrato dal vescovo cattolico?



“Non solo da lui. Il vescovo impone le mani insieme magari ad altre mille persone. Ma partecipa alla consacrazione, sì”.



Che altri ruoli esistono nella chiesa valdese, oltre al pastore?



“Innanzitutto va detto che esistono due tipi di pastore: oltre al pastore al servizio della comunità, che viene mantenuto dalla chiesa e si sposta a seconda delle esigenze, esiste anche il cosiddetto pastore locale che di norma ha un altro lavoro: è un pastore a tutti gli effetti ma non viene stipendiato e – di conseguenza – non può essere trasferito. Poi ci sono i diaconi, che hanno ruoli prettamente legati alla carità. Infine ci sono i predicatori. Io ad esempio, non sono pastore, ma predicatore”.



I luterani sono più ‘clericali’ dei valdesi?



“In qualche modo. I calvinisti, ad esempio, possono affidare una comunità anche ad un predicatore, mentre i luterani stanno ancora esaminando questo aspetto. Poi ad esempio, il pastore luterano dispone di una sorta di ‘veto teologico’ sul sinodo, un po’ come quello di cui dispone il presidente della Repubblica nei confronti del Parlamento”.



Quale è il ruolo della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia?



“La federazione riunisce Valdesi, Metodisti, Luterani, Esercito della Salvezza e piccole chiese locali. Ci occupiamo di istruzione ed educazione, catechismo, comunicazione, stampa e televisione, curando – ad esempio – la trasmissione Protestantesimo, ma anche del servizio ai rifugiati e migranti”.



Oltre ai matrimoni, esistono altre forme di comunione liturgica, oggi, tra cattolici e protestanti?



“A Pinerolo si pratica l’intercomunione. Quando organizziamo gli incontri con la Comunità di base, i cattolici partecipano alla Santa Cena, mentre tendenzialmente i valdesi non partecipano all’Eucarestia”.





http://www.diocesi.terni.it/varie.asp?ID=300

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