Gesù ha una sposa, la chiesa,la Gerusalemme celeste;2CORINTI-11,2 EFESINI-5,32 RIVELAZIONE-21,1-2.
-------------------------------------------------------------------------------------
Gesù,non è un uomo comune,ma è il Figlio eterno di Dio,è Dio stesso,tanto che afferma chi vede me vede il Padre,V.GIOVANNI-14,8-14.
Gesù stesso ha insegnato;V.LUCA-20,34-"I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;ma quelli che sono giudicati degni del mondo futuro e della risurrezione dai morti,non prendono né moglie né marito.Essi non possono più morire,perché sono uguali agli angeli,e sono figli di Dio fatti degni della risurrezione.".Ecco da questa verità,i S.Padri della chiesa hanno stabilito che veramente Gesù non avrebbe potuto sposarsi con una donna,poiché gli Angeli e i figli di Dio eterni non possono sposarsi,vediamo infatti che Gesù,è Figlio di Dio, è il Verbo che si è fatto carne,nato da donna per opera dello Spirito Santo,Gesù è l'immagine del Padre,è Lui stesso Dio,quindi essendo eterno Figlio di Dio sceso dal cielo,dalla natura divina,non può essere asssociato alla sessualità,e prendere moglie.
Poi i S.Padri aggiungevano questo,come il Pane celeste,la .Eucaristia può avere rapporti sessuali,è blasfemo solo ipotizzarlo.
Aggiungevano anche che l'Agnello di Dio deve essere tutto puro è immacolato senza macchia,non solo non può sposarsi ma non deve avere nessun legame con i desideri carnali e la sessualità. I S.Padri facevano notare questo,Gesù ha avuto una nascità miracolosa,ed è risorto dai morti, ma ha dimostrato veramente essere un essere divino specialmente con la sua trasfigurazione,diventando tutto candido,luminoso e
sfolgorante;V.MATTEO-17,1-9.Ora un essere così celestiale e divino non può sposarsi,avere figli,e nemmeno avere desideri carnali,poiché è un essere celeste come gli Angeli,anzi vediamo che gli Angeli lo servono;V.MATTEO-4,11,
V.GIOVANNI-1,51.
Quindi tutte queste ipotesi che Gesù poteva sposarsi e non lo fece per la missione,che se voleva poteva sposarsi,che non si
sposò per imitare gli esseni,che addirittura era sposato,che perfino era omosessuale ed aveva un 'amante,tutte queste ipotesi
sono bestemmie difronte a Gesù Dio eterno incarnato.
GESU' E' DIO PURISSIMO E SANTISSIMO-IL VERBO SI FECE CARNE
Quando venne il momento di mandare suo Figlio Unigenito,Iddio aveva preparato un vaso purissimo per accoglierlo.
V.LUCA-1,26-Dio mandò l'Angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nazareth,ad una vergine promessa sposa di un uomo di nome Giuseppe della casa di David:il nome della vergine era Maria.Entrò da lei e le disse:"Salve,piena di grazia,l Signore è con te".1,30-L'Angelo le disse:"Non temere,Maria,perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco,tu concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio.Lo chiamerai Gesù.Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo;il Signore Dio gli darà il trono di Davide,suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine"Allora Maria disse all'Angelo."Come avverrà questo,poiché io non conosco uomo?".L'Angelo le rispose:"Lo Spirito Santo scenderà sopra di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra;perciò quello che nascerà sarà chiamato Santo,Figlio di Dio.
Iddio aveva disposto che Gesù avesse un padre terreno,quindi scelse l'uomo più puro e più giusto e santo,per affidare suo Figlio Divino,e la vergine purissima.V.MATTEO-1,18-Maria si era fidanzata con Giuseppe;ma prima che essi iniziassero a vivere insieme,si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo.
Il suo sposo Giuseppe,che era giusto e non voleva esporla al publico ludibrio,decisa di rimandarla in segreto.
Ora,quando aveva già preso una tale risoluzione,ecco che un Angelo del Signore gli apparve in sogno per dirgli:
"Giuseppe,figlio di Davide,non temere di prendere con te Maria,tua sposa:ciò che in lei è atato concepito è opera dello Spirito Santo.Darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù;egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".
Quindi veniva sulla terra il Figlio di Dio.V.GIOVANNI-1,1-In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo.Questi era in principio presso Dio.Tutto per mezzo di Lui fù fatto e senza di li non fu fatto asolutamente nulla
di ciò che è stato fatto.In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;1,9-Era la Luce vera,che illumina ogni uomo,quella che veniva nel mondo.1,14-E il Verbo si fece carne e dimorò fra noi e abbiamo visto la sua gloria,gloria come
di Unigenito dal Padre,pieno di grazia e verità.L.FILIPPESI-1,6-Cristo Gesù,pur essendo di natura divina,non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;ma spoglio se stesso,assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini,apparso in forma umana,umiliò se stesso facendoi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
L.COLOSSSESI-1,15-Gesu' è immagine del Dio invisibile,generato prima di ogni creatura;poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose,quelli nei cieli e qauelli sulla terra,quelli visibili e quelli invisibili:Troni,Dominazioni,
Principati e Potesta.Tutte le cose sono state create per mezo di Lui e in vista diLui.Eli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui.Egli è anche il capo del corpo,cioè della Chiesa.Egli è il principio,il primogenito di coloro che risuscitano dai morti,per ottenere il primato su tutte le cose.Perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a se tutte le cose,rappacificando con il suo sangue della sua croce,cioè per mezzo di Lui,le cose
che stanno sulla terra e quelle nei cieli.V.LUCA-2,8-In quella stessa regione si trovavano dei pastori:vegliavano all'aperto e di notte facevano la guardia al loro gregge.L'Angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li
avvolse di luce:essi furono presi da grande spavento.Ma l'Angelo disse loro:"Non temete,perché,ecco,io vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo:oggi,nella città di Davide,è nato per voi un Salvatore,che è il Messia,Signore.Questo
vi servirà da segno:troverete un bambino avvolto in fasce che giaceinunamangiatoia".
Subito si unì all'Angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio così:"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini
che egli ama".
domenica 20 gennaio 2008
sabato 19 gennaio 2008
CHI HA INVENTATO IL MATRIMONIO TRA GESU' E M.MADDALENA?
I PRIMOI A PARLARE DEL MATRIMONIO TRA GESU' E MARIA MADDALENA SONO SRATI I MORMONI CHE CREDONO CHE GESU' SPOSO' 8 DONNE-POLIGAMIA-.INFATTI
COME GIUSTIFICHEREBBERO LA LORO POLIGAMIA?POI SONO VENUTI DEI LIBRI COME QUELLO DI PHIPPS,MA I VERI INVENTOLRI DI QUESTA ERESIA SONO STATI IL TRIO IGLESE.
DA CESNUR
DOMANDA: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?
RISPOSTA:No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.
Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?
Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 1988). In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.
COME GIUSTIFICHEREBBERO LA LORO POLIGAMIA?POI SONO VENUTI DEI LIBRI COME QUELLO DI PHIPPS,MA I VERI INVENTOLRI DI QUESTA ERESIA SONO STATI IL TRIO IGLESE.
DA CESNUR
DOMANDA: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?
RISPOSTA:No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.
Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?
Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 1988). In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.
GESU' VULE ESSERE AMATO DA TUTTI COME PANE CELESTE
GESU' VUOLE DA TUTTI ESSERE AMATO COME IL PANE CELESTE E L'AGNELLO DI DIO,SI PUO' AMARE QUESTO SESSUALMENTE?
NO,INFATTI FARE QUESTO E' SATANICA BESTEMMIA.ORA GESU' CHE CONOSCEVA TUTTI I SEGRETI DI OGN'UNO NON AVREBBE PERMESSO CHE LE DONNE LO AMASSERO SESSUALMENTE NEMMENO IN OCCULTO E IN BUONA FEDE,SE LO AVESSE PERMESSO SAREBBE UN FALSO MESSIA.
MA GESU' CHE DICE A S.PIETRO;"LUNGI DA ME SATANA",PERCHE' NON VOLEVA CHE GESU' MORISSE,TANTO PIU' GESU' MANDEREBBE VIA DA LUI UNA SEDUTTRICE.
LE PIE DONNE CHE ERANO CON GESU' SAPEVANO CHI ERA,ESEMPIO; S.MARTA-V.GIOVANNI-11,27.
POI GESU' INSGNAVA PURE ALLE DONNE ESTRANEE CHI ERA,COME LA SAMARITANA;V.GIOVANNI-4,7-26-FIGURIAMOCI COME CONOSCEVANO GESU'LE PIE DONNE,INFATTI ECCO UN ESEMPIO;V.LUCA-24,5-8.
MA POI GESU' INSEGNAVA LA SUA VERA NATURA IN PUBBLICO;V.GIOVANNI-6,26-59.---V.MATTEO-7,21-23-----12,25-30
V.LUCA-13,22---30. QUINDI GESU' A TUTTI FACEVA CAPIRE CHI ERA;APOSTOLI,DISCEPOLI,PIE DONNE E FOLLA DI UOMINI,DONNE E BAMBINI.
GESU' E' PANE DIVINO,E NON HA LEGAMI ALCUNO CON LA SESSULITA'
NO,INFATTI FARE QUESTO E' SATANICA BESTEMMIA.ORA GESU' CHE CONOSCEVA TUTTI I SEGRETI DI OGN'UNO NON AVREBBE PERMESSO CHE LE DONNE LO AMASSERO SESSUALMENTE NEMMENO IN OCCULTO E IN BUONA FEDE,SE LO AVESSE PERMESSO SAREBBE UN FALSO MESSIA.
MA GESU' CHE DICE A S.PIETRO;"LUNGI DA ME SATANA",PERCHE' NON VOLEVA CHE GESU' MORISSE,TANTO PIU' GESU' MANDEREBBE VIA DA LUI UNA SEDUTTRICE.
LE PIE DONNE CHE ERANO CON GESU' SAPEVANO CHI ERA,ESEMPIO; S.MARTA-V.GIOVANNI-11,27.
POI GESU' INSGNAVA PURE ALLE DONNE ESTRANEE CHI ERA,COME LA SAMARITANA;V.GIOVANNI-4,7-26-FIGURIAMOCI COME CONOSCEVANO GESU'LE PIE DONNE,INFATTI ECCO UN ESEMPIO;V.LUCA-24,5-8.
MA POI GESU' INSEGNAVA LA SUA VERA NATURA IN PUBBLICO;V.GIOVANNI-6,26-59.---V.MATTEO-7,21-23-----12,25-30
V.LUCA-13,22---30. QUINDI GESU' A TUTTI FACEVA CAPIRE CHI ERA;APOSTOLI,DISCEPOLI,PIE DONNE E FOLLA DI UOMINI,DONNE E BAMBINI.
GESU' E' PANE DIVINO,E NON HA LEGAMI ALCUNO CON LA SESSULITA'
giovedì 17 gennaio 2008
GESU' NE SI SPOSO' NE POTEVA SPOSARSI NE VOLEVA SPOSARSI!
Gesù è sceso dal cielo,ha detto di essere pane sceso dal cielo.Gesù era il verbo che si fece carne,era perfettisimo,era l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.Gesù chiedeva a chi lo voleva seguire,di amarlo più di tutto,lasciare casa,famiglia averi,e possibilmente restare vergini,farsi eunuchi per il regno.Gesù,vuole che venga presto il regno dei cieli,li i risorti saranno come gli angeli,non potranno sposarsi,perché saranno figli della resurrezione, non potranno più morire,saranno figli di Dio.Gesù è già Figlio di Dio, veramente è Dio,chi vede Lui vede il Padre.Gesù,è nato tramite lo Spirito Santo,senza rapporti impuri.Gesù essendo Dio,trasfigurò e divenne tutto luccicante davanti agli apostoli,non poteva fare sesso,sposarsi,la S.Eucaristia,non può fare sesso,ne la S.Trinità, ne Dio,quello giudaico-cristiano,certo i dei pagani vanno con animali e praticano l'incesto.Gesù,consiglia a chi può di restare vergine, cosa che lui avrebbe fatto anche se fosse stato solo un S.profeta,un uomo,come gli esseni. Gesù,ha vinto Satana,e il mondo,perfino dava questo potere agli apostoli,di esorcizzare in suo nome,Gesù vedeva Satana scendere dal cielo,cercare gli apostoli e vagliarli come il grano,Gesù disse che Satana,il principe di questo mondo non poteva fare nulla contro di Lui. Gesù,chiamò Pietro Satana,solo perché,non accettava che Lui morisse,figuriamoci come manda via qualsiasi diavolo tentatore,per cose più gravi.Gesù,guidato dallo Spirito Santo,andò nel deserto, per farsi tentare dal demonio,ma sono tentazini esterne,due solo provocazioni,quella del pane,e del pineacolo,la terza,qui Satana gli chiede di essere adorato,è chiaro che Gesù,stesso non si può fare questa tentazione.Per Gesù,le tentazioni interne a peccare sono peccati,come il solo guardare un donna,per desiderarla è adulterio. Gesù,in vista,delle tentazioni interiori,ci chiede,se il tuo occhio ti fa inciampare cavatelo,è meglio entrare nel Regno senza un occhio, che finire all'inferno. Gesù,è venuto ad insegnarci la verità,Lui è Via Verità Vita. Ora chi crede in questo Gesù dei Vangeli,si salva,può guarire,può diventare Santo come S.Antonio. Chi crede nei falsi Gesù,inventati da atei,massoni come Dan Brown,è destinato al fuoco eterno,e
sulla terra si trova nelle tenebre e nel caos e schiavo di Satana.Lettera di Walter.
sulla terra si trova nelle tenebre e nel caos e schiavo di Satana.Lettera di Walter.
UN ALTRO ROMANZO BLASFEMO E MENZOGNERO SULLA SCIA DEL CODICE DA VINCI
Progetto Emmanus N.O.T.M
Nuovo Ordine Teologico Mondiale
Romanzo inedito di Marco Bazzato
Questa nuova rubrica vuole essere una sorta di vetrina rivolta soprattutto agli editori che visitano il nostro sito e che magari potrebbero essere interessati a pubblicare opere al momento inedite: insomma, per una volta i ruoli potrebbero rovesciarsi... un editore che cerca un autore, perché no? :-)
(Massimo Acciai)
È una spy-stori-teologico-mitologico-geopolitica che inizia a Milano, la vigilia di natale, con l'arrivo di un personaggio di Nome Emmanuele, che porta nel corpo le stigmate come Gesù Cristo, e incontra lungo il cammino personaggi che ricalcano lo stile degli apostoli di Gesù. Emmanuele risveglia dal coma profondo un bambino all'Ospedale Niguarda di Milano. Da li iniziano le peripezie che lo porteranno ad Abano Terme, Venezia, Sofia, Plovdiv, Roma Luxor e Washigthon e Hostin in Texas. Con il contorno dell'omicidio del Papa ad opera di una setta dove il capo è anche il prelato dell'Opus Dei che vuole restaurare il Soladitium Pianum e trovare il testamento spirituale del pontefice ucciso, che è nelle mani di un poeta bulgaro, che per quarant'anni ha tenuto corrispondenza privata con il papa.
Emmanuele e i suoi vengono rintracciati, grazie all'aiuto delle forze speciali americane con l'ausilio della CIA, per evitare che vengano scoperti i progetti segreti di trasferimento a washington della spianata delle moschea di Gerusalemme, per edificare alle spalle della Casa Bianca il nuovo Tempio di Salomone. Ci sono vari gruppi religiosi che si combattono per modificare lo status quo, i sostenitori di Emmanuele sono musulmani, che non desiderano veder violato il loro sacro suolo, e dall'altra la setta messianica dei Lubwather, nata in ucraina e che ha trovato alleanze nei settori dell'estremismo cattolico radicale Italiano (in prima fila l'Opera, ciellini, focolarini e i gruppi del movimento dello spirito) trascinati a loro insaputa in questo gioco dalle trame oscure, iniziato negli anni settanta per opera di un ex gruppo di amici di gioventù che vengono a trovarsi in sponde diverse e manovrano dietro le quinte.
Nel romanzo vengono raccontati in modo diverso vari avvenimenti della vita di Cristo, partendo dalle nozze di Cana con Maria Maddalena, e quando lei, in segno di perdono per aver abbandonato il marito, gli sparge olio profumato nei piedi.
Emmanuele, non è naturalmente il figlio dell'Uomo, ma è stato concepito dai membri della setta seguendo l'antico rito Cibele, nato e cresciuto per anni, all'interno delle grotte di Qurman, dove vennero trovati i rotoli del Mar Morto, e come per i grandi iniziati di quel tempo è stato affiliato ai Nazariti per essere avviato in età adulta al Nazierato, e agli antichi rituali Babilonesi ed Egiziani, come Mosè. Ha ricevuto la prima iniziazione ad Axuam in Etiopia, dove secondo la leggenda si narra sia conservata l'arca dell'Alleanza di Mosè e che ogni anno nel mese di Gennaio viene portata in processione per le vie della città, e successivamente a Luxor all'interno della Grande Piramide, e dove consumerà la sua prima notte d'amore con la donna che ha scelto come propria sposa, ma che li vedrà poi costretti a dividersi.
Sullo sfondo, si muove il figlio del Poeta Bulgaro, che nonostante sappia che Emmanuele non è il figlio dell'uomo, lo segue come un ombra, perché in lui vede comunque il degno successore di Salomone e l'unico figlio degno dell'Essere Supremo.
13 ottobre 2007 è il giorno fissato per l'esecuzione, stesso giorno della morte di Jaques de Molai in Texas, da parte del nuovo braccio secolare Mondiale, nella sala ottagonale delle esecuzioni capitali tramite iniezione letale, con le braccia aperte in segno di nuova crocifissione, ma..
Per scrivere il romanzo mi sono affidato a varie fonti storiche cattoliche e gnotiche, e della letteratura non convenzionale, tra qui molti testi di Graham Hancook dove nel suo ultimo libro il Talismano disegna un progetto d'edificazione Iniziatica che parte dall'Antico Egitto e arriva fino all'attuale capitale degli Stati Uniti, passando per Roma, Parigi, Londra, seguendo le tracce lasciate dai templari in Occitania con la storia con i catari e i bogomili.
Ho preso spunto da vari testi della massoneria, sia per la parte simbolica, sia per l'uso delle ritualità che le ho elaborate secondo il mio punto di vista artistico.
Basandomi anche su molti passi dell'antico e del nuovo testamento, specie sul periodo della fuga degli Ebrei dall'Egitto e la costruzione dell'Arca dell'Alleanza, descritte con buon rigore storico sempre da Graham Hanncook, dove ho trovato alcuni riferimenti interessanti all'allineamento delle piramidi di Luxor con la costellazione di Orione e le piramidi di Cydonia Valley su Marte, abilmente descritte e documentate nel testo "Il segreto di Orione." Collegandoli in alcuni passi del testo con il simbolismo cabalistico e numerologico nato in Occitania nel 1200 e con alcuni testi dei Memoriali dell'Askaca e dei vangeli Gnostici ripresi ed elaborati, per raccontare l'incontro di Gesù con il Fratello degli inferi.
Questo è il libro descritto in modo abbastanza stringato, sono alle fasi finali, spero di riuscire a completarlo entro due mesi al massimo, visto che la maggior parte del lavoro di ricerca mi tiene impegnato per molte ore nella lettura dei testi e della successiva elaborazione.
Per contattare l'autore, Marco Bazzato: marco.bazzato@libero.it
Nuovo Ordine Teologico Mondiale
Romanzo inedito di Marco Bazzato
Questa nuova rubrica vuole essere una sorta di vetrina rivolta soprattutto agli editori che visitano il nostro sito e che magari potrebbero essere interessati a pubblicare opere al momento inedite: insomma, per una volta i ruoli potrebbero rovesciarsi... un editore che cerca un autore, perché no? :-)
(Massimo Acciai)
È una spy-stori-teologico-mitologico-geopolitica che inizia a Milano, la vigilia di natale, con l'arrivo di un personaggio di Nome Emmanuele, che porta nel corpo le stigmate come Gesù Cristo, e incontra lungo il cammino personaggi che ricalcano lo stile degli apostoli di Gesù. Emmanuele risveglia dal coma profondo un bambino all'Ospedale Niguarda di Milano. Da li iniziano le peripezie che lo porteranno ad Abano Terme, Venezia, Sofia, Plovdiv, Roma Luxor e Washigthon e Hostin in Texas. Con il contorno dell'omicidio del Papa ad opera di una setta dove il capo è anche il prelato dell'Opus Dei che vuole restaurare il Soladitium Pianum e trovare il testamento spirituale del pontefice ucciso, che è nelle mani di un poeta bulgaro, che per quarant'anni ha tenuto corrispondenza privata con il papa.
Emmanuele e i suoi vengono rintracciati, grazie all'aiuto delle forze speciali americane con l'ausilio della CIA, per evitare che vengano scoperti i progetti segreti di trasferimento a washington della spianata delle moschea di Gerusalemme, per edificare alle spalle della Casa Bianca il nuovo Tempio di Salomone. Ci sono vari gruppi religiosi che si combattono per modificare lo status quo, i sostenitori di Emmanuele sono musulmani, che non desiderano veder violato il loro sacro suolo, e dall'altra la setta messianica dei Lubwather, nata in ucraina e che ha trovato alleanze nei settori dell'estremismo cattolico radicale Italiano (in prima fila l'Opera, ciellini, focolarini e i gruppi del movimento dello spirito) trascinati a loro insaputa in questo gioco dalle trame oscure, iniziato negli anni settanta per opera di un ex gruppo di amici di gioventù che vengono a trovarsi in sponde diverse e manovrano dietro le quinte.
Nel romanzo vengono raccontati in modo diverso vari avvenimenti della vita di Cristo, partendo dalle nozze di Cana con Maria Maddalena, e quando lei, in segno di perdono per aver abbandonato il marito, gli sparge olio profumato nei piedi.
Emmanuele, non è naturalmente il figlio dell'Uomo, ma è stato concepito dai membri della setta seguendo l'antico rito Cibele, nato e cresciuto per anni, all'interno delle grotte di Qurman, dove vennero trovati i rotoli del Mar Morto, e come per i grandi iniziati di quel tempo è stato affiliato ai Nazariti per essere avviato in età adulta al Nazierato, e agli antichi rituali Babilonesi ed Egiziani, come Mosè. Ha ricevuto la prima iniziazione ad Axuam in Etiopia, dove secondo la leggenda si narra sia conservata l'arca dell'Alleanza di Mosè e che ogni anno nel mese di Gennaio viene portata in processione per le vie della città, e successivamente a Luxor all'interno della Grande Piramide, e dove consumerà la sua prima notte d'amore con la donna che ha scelto come propria sposa, ma che li vedrà poi costretti a dividersi.
Sullo sfondo, si muove il figlio del Poeta Bulgaro, che nonostante sappia che Emmanuele non è il figlio dell'uomo, lo segue come un ombra, perché in lui vede comunque il degno successore di Salomone e l'unico figlio degno dell'Essere Supremo.
13 ottobre 2007 è il giorno fissato per l'esecuzione, stesso giorno della morte di Jaques de Molai in Texas, da parte del nuovo braccio secolare Mondiale, nella sala ottagonale delle esecuzioni capitali tramite iniezione letale, con le braccia aperte in segno di nuova crocifissione, ma..
Per scrivere il romanzo mi sono affidato a varie fonti storiche cattoliche e gnotiche, e della letteratura non convenzionale, tra qui molti testi di Graham Hancook dove nel suo ultimo libro il Talismano disegna un progetto d'edificazione Iniziatica che parte dall'Antico Egitto e arriva fino all'attuale capitale degli Stati Uniti, passando per Roma, Parigi, Londra, seguendo le tracce lasciate dai templari in Occitania con la storia con i catari e i bogomili.
Ho preso spunto da vari testi della massoneria, sia per la parte simbolica, sia per l'uso delle ritualità che le ho elaborate secondo il mio punto di vista artistico.
Basandomi anche su molti passi dell'antico e del nuovo testamento, specie sul periodo della fuga degli Ebrei dall'Egitto e la costruzione dell'Arca dell'Alleanza, descritte con buon rigore storico sempre da Graham Hanncook, dove ho trovato alcuni riferimenti interessanti all'allineamento delle piramidi di Luxor con la costellazione di Orione e le piramidi di Cydonia Valley su Marte, abilmente descritte e documentate nel testo "Il segreto di Orione." Collegandoli in alcuni passi del testo con il simbolismo cabalistico e numerologico nato in Occitania nel 1200 e con alcuni testi dei Memoriali dell'Askaca e dei vangeli Gnostici ripresi ed elaborati, per raccontare l'incontro di Gesù con il Fratello degli inferi.
Questo è il libro descritto in modo abbastanza stringato, sono alle fasi finali, spero di riuscire a completarlo entro due mesi al massimo, visto che la maggior parte del lavoro di ricerca mi tiene impegnato per molte ore nella lettura dei testi e della successiva elaborazione.
Per contattare l'autore, Marco Bazzato: marco.bazzato@libero.it
UN ALTRO ROMANZO BLASFEMO E MENZOGNERO SULLA SCIA DEL CODICE DA VINCI
Progetto Emmanus N.O.T.M
Nuovo Ordine Teologico Mondiale
Romanzo inedito di Marco Bazzato
Questa nuova rubrica vuole essere una sorta di vetrina rivolta soprattutto agli editori che visitano il nostro sito e che magari potrebbero essere interessati a pubblicare opere al momento inedite: insomma, per una volta i ruoli potrebbero rovesciarsi... un editore che cerca un autore, perché no? :-)
(Massimo Acciai)
È una spy-stori-teologico-mitologico-geopolitica che inizia a Milano, la vigilia di natale, con l'arrivo di un personaggio di Nome Emmanuele, che porta nel corpo le stigmate come Gesù Cristo, e incontra lungo il cammino personaggi che ricalcano lo stile degli apostoli di Gesù. Emmanuele risveglia dal coma profondo un bambino all'Ospedale Niguarda di Milano. Da li iniziano le peripezie che lo porteranno ad Abano Terme, Venezia, Sofia, Plovdiv, Roma Luxor e Washigthon e Hostin in Texas. Con il contorno dell'omicidio del Papa ad opera di una setta dove il capo è anche il prelato dell'Opus Dei che vuole restaurare il Soladitium Pianum e trovare il testamento spirituale del pontefice ucciso, che è nelle mani di un poeta bulgaro, che per quarant'anni ha tenuto corrispondenza privata con il papa.
Emmanuele e i suoi vengono rintracciati, grazie all'aiuto delle forze speciali americane con l'ausilio della CIA, per evitare che vengano scoperti i progetti segreti di trasferimento a washington della spianata delle moschea di Gerusalemme, per edificare alle spalle della Casa Bianca il nuovo Tempio di Salomone. Ci sono vari gruppi religiosi che si combattono per modificare lo status quo, i sostenitori di Emmanuele sono musulmani, che non desiderano veder violato il loro sacro suolo, e dall'altra la setta messianica dei Lubwather, nata in ucraina e che ha trovato alleanze nei settori dell'estremismo cattolico radicale Italiano (in prima fila l'Opera, ciellini, focolarini e i gruppi del movimento dello spirito) trascinati a loro insaputa in questo gioco dalle trame oscure, iniziato negli anni settanta per opera di un ex gruppo di amici di gioventù che vengono a trovarsi in sponde diverse e manovrano dietro le quinte.
Nel romanzo vengono raccontati in modo diverso vari avvenimenti della vita di Cristo, partendo dalle nozze di Cana con Maria Maddalena, e quando lei, in segno di perdono per aver abbandonato il marito, gli sparge olio profumato nei piedi.
Emmanuele, non è naturalmente il figlio dell'Uomo, ma è stato concepito dai membri della setta seguendo l'antico rito Cibele, nato e cresciuto per anni, all'interno delle grotte di Qurman, dove vennero trovati i rotoli del Mar Morto, e come per i grandi iniziati di quel tempo è stato affiliato ai Nazariti per essere avviato in età adulta al Nazierato, e agli antichi rituali Babilonesi ed Egiziani, come Mosè. Ha ricevuto la prima iniziazione ad Axuam in Etiopia, dove secondo la leggenda si narra sia conservata l'arca dell'Alleanza di Mosè e che ogni anno nel mese di Gennaio viene portata in processione per le vie della città, e successivamente a Luxor all'interno della Grande Piramide, e dove consumerà la sua prima notte d'amore con la donna che ha scelto come propria sposa, ma che li vedrà poi costretti a dividersi.
Sullo sfondo, si muove il figlio del Poeta Bulgaro, che nonostante sappia che Emmanuele non è il figlio dell'uomo, lo segue come un ombra, perché in lui vede comunque il degno successore di Salomone e l'unico figlio degno dell'Essere Supremo.
13 ottobre 2007 è il giorno fissato per l'esecuzione, stesso giorno della morte di Jaques de Molai in Texas, da parte del nuovo braccio secolare Mondiale, nella sala ottagonale delle esecuzioni capitali tramite iniezione letale, con le braccia aperte in segno di nuova crocifissione, ma..
Per scrivere il romanzo mi sono affidato a varie fonti storiche cattoliche e gnotiche, e della letteratura non convenzionale, tra qui molti testi di Graham Hancook dove nel suo ultimo libro il Talismano disegna un progetto d'edificazione Iniziatica che parte dall'Antico Egitto e arriva fino all'attuale capitale degli Stati Uniti, passando per Roma, Parigi, Londra, seguendo le tracce lasciate dai templari in Occitania con la storia con i catari e i bogomili.
Ho preso spunto da vari testi della massoneria, sia per la parte simbolica, sia per l'uso delle ritualità che le ho elaborate secondo il mio punto di vista artistico.
Basandomi anche su molti passi dell'antico e del nuovo testamento, specie sul periodo della fuga degli Ebrei dall'Egitto e la costruzione dell'Arca dell'Alleanza, descritte con buon rigore storico sempre da Graham Hanncook, dove ho trovato alcuni riferimenti interessanti all'allineamento delle piramidi di Luxor con la costellazione di Orione e le piramidi di Cydonia Valley su Marte, abilmente descritte e documentate nel testo "Il segreto di Orione." Collegandoli in alcuni passi del testo con il simbolismo cabalistico e numerologico nato in Occitania nel 1200 e con alcuni testi dei Memoriali dell'Askaca e dei vangeli Gnostici ripresi ed elaborati, per raccontare l'incontro di Gesù con il Fratello degli inferi.
Questo è il libro descritto in modo abbastanza stringato, sono alle fasi finali, spero di riuscire a completarlo entro due mesi al massimo, visto che la maggior parte del lavoro di ricerca mi tiene impegnato per molte ore nella lettura dei testi e della successiva elaborazione.
Per contattare l'autore, Marco Bazzato: marco.bazzato@libero.it
Nuovo Ordine Teologico Mondiale
Romanzo inedito di Marco Bazzato
Questa nuova rubrica vuole essere una sorta di vetrina rivolta soprattutto agli editori che visitano il nostro sito e che magari potrebbero essere interessati a pubblicare opere al momento inedite: insomma, per una volta i ruoli potrebbero rovesciarsi... un editore che cerca un autore, perché no? :-)
(Massimo Acciai)
È una spy-stori-teologico-mitologico-geopolitica che inizia a Milano, la vigilia di natale, con l'arrivo di un personaggio di Nome Emmanuele, che porta nel corpo le stigmate come Gesù Cristo, e incontra lungo il cammino personaggi che ricalcano lo stile degli apostoli di Gesù. Emmanuele risveglia dal coma profondo un bambino all'Ospedale Niguarda di Milano. Da li iniziano le peripezie che lo porteranno ad Abano Terme, Venezia, Sofia, Plovdiv, Roma Luxor e Washigthon e Hostin in Texas. Con il contorno dell'omicidio del Papa ad opera di una setta dove il capo è anche il prelato dell'Opus Dei che vuole restaurare il Soladitium Pianum e trovare il testamento spirituale del pontefice ucciso, che è nelle mani di un poeta bulgaro, che per quarant'anni ha tenuto corrispondenza privata con il papa.
Emmanuele e i suoi vengono rintracciati, grazie all'aiuto delle forze speciali americane con l'ausilio della CIA, per evitare che vengano scoperti i progetti segreti di trasferimento a washington della spianata delle moschea di Gerusalemme, per edificare alle spalle della Casa Bianca il nuovo Tempio di Salomone. Ci sono vari gruppi religiosi che si combattono per modificare lo status quo, i sostenitori di Emmanuele sono musulmani, che non desiderano veder violato il loro sacro suolo, e dall'altra la setta messianica dei Lubwather, nata in ucraina e che ha trovato alleanze nei settori dell'estremismo cattolico radicale Italiano (in prima fila l'Opera, ciellini, focolarini e i gruppi del movimento dello spirito) trascinati a loro insaputa in questo gioco dalle trame oscure, iniziato negli anni settanta per opera di un ex gruppo di amici di gioventù che vengono a trovarsi in sponde diverse e manovrano dietro le quinte.
Nel romanzo vengono raccontati in modo diverso vari avvenimenti della vita di Cristo, partendo dalle nozze di Cana con Maria Maddalena, e quando lei, in segno di perdono per aver abbandonato il marito, gli sparge olio profumato nei piedi.
Emmanuele, non è naturalmente il figlio dell'Uomo, ma è stato concepito dai membri della setta seguendo l'antico rito Cibele, nato e cresciuto per anni, all'interno delle grotte di Qurman, dove vennero trovati i rotoli del Mar Morto, e come per i grandi iniziati di quel tempo è stato affiliato ai Nazariti per essere avviato in età adulta al Nazierato, e agli antichi rituali Babilonesi ed Egiziani, come Mosè. Ha ricevuto la prima iniziazione ad Axuam in Etiopia, dove secondo la leggenda si narra sia conservata l'arca dell'Alleanza di Mosè e che ogni anno nel mese di Gennaio viene portata in processione per le vie della città, e successivamente a Luxor all'interno della Grande Piramide, e dove consumerà la sua prima notte d'amore con la donna che ha scelto come propria sposa, ma che li vedrà poi costretti a dividersi.
Sullo sfondo, si muove il figlio del Poeta Bulgaro, che nonostante sappia che Emmanuele non è il figlio dell'uomo, lo segue come un ombra, perché in lui vede comunque il degno successore di Salomone e l'unico figlio degno dell'Essere Supremo.
13 ottobre 2007 è il giorno fissato per l'esecuzione, stesso giorno della morte di Jaques de Molai in Texas, da parte del nuovo braccio secolare Mondiale, nella sala ottagonale delle esecuzioni capitali tramite iniezione letale, con le braccia aperte in segno di nuova crocifissione, ma..
Per scrivere il romanzo mi sono affidato a varie fonti storiche cattoliche e gnotiche, e della letteratura non convenzionale, tra qui molti testi di Graham Hancook dove nel suo ultimo libro il Talismano disegna un progetto d'edificazione Iniziatica che parte dall'Antico Egitto e arriva fino all'attuale capitale degli Stati Uniti, passando per Roma, Parigi, Londra, seguendo le tracce lasciate dai templari in Occitania con la storia con i catari e i bogomili.
Ho preso spunto da vari testi della massoneria, sia per la parte simbolica, sia per l'uso delle ritualità che le ho elaborate secondo il mio punto di vista artistico.
Basandomi anche su molti passi dell'antico e del nuovo testamento, specie sul periodo della fuga degli Ebrei dall'Egitto e la costruzione dell'Arca dell'Alleanza, descritte con buon rigore storico sempre da Graham Hanncook, dove ho trovato alcuni riferimenti interessanti all'allineamento delle piramidi di Luxor con la costellazione di Orione e le piramidi di Cydonia Valley su Marte, abilmente descritte e documentate nel testo "Il segreto di Orione." Collegandoli in alcuni passi del testo con il simbolismo cabalistico e numerologico nato in Occitania nel 1200 e con alcuni testi dei Memoriali dell'Askaca e dei vangeli Gnostici ripresi ed elaborati, per raccontare l'incontro di Gesù con il Fratello degli inferi.
Questo è il libro descritto in modo abbastanza stringato, sono alle fasi finali, spero di riuscire a completarlo entro due mesi al massimo, visto che la maggior parte del lavoro di ricerca mi tiene impegnato per molte ore nella lettura dei testi e della successiva elaborazione.
Per contattare l'autore, Marco Bazzato: marco.bazzato@libero.it
UN ALTRO ROMANZO BLASFEMO E MENZOGNERO SULLA SCIA DEL CODICE DA VINCI
Progetto Emmanus N.O.T.M
Nuovo Ordine Teologico Mondiale
Romanzo inedito di Marco Bazzato
Questa nuova rubrica vuole essere una sorta di vetrina rivolta soprattutto agli editori che visitano il nostro sito e che magari potrebbero essere interessati a pubblicare opere al momento inedite: insomma, per una volta i ruoli potrebbero rovesciarsi... un editore che cerca un autore, perché no? :-)
(Massimo Acciai)
È una spy-stori-teologico-mitologico-geopolitica che inizia a Milano, la vigilia di natale, con l'arrivo di un personaggio di Nome Emmanuele, che porta nel corpo le stigmate come Gesù Cristo, e incontra lungo il cammino personaggi che ricalcano lo stile degli apostoli di Gesù. Emmanuele risveglia dal coma profondo un bambino all'Ospedale Niguarda di Milano. Da li iniziano le peripezie che lo porteranno ad Abano Terme, Venezia, Sofia, Plovdiv, Roma Luxor e Washigthon e Hostin in Texas. Con il contorno dell'omicidio del Papa ad opera di una setta dove il capo è anche il prelato dell'Opus Dei che vuole restaurare il Soladitium Pianum e trovare il testamento spirituale del pontefice ucciso, che è nelle mani di un poeta bulgaro, che per quarant'anni ha tenuto corrispondenza privata con il papa.
Emmanuele e i suoi vengono rintracciati, grazie all'aiuto delle forze speciali americane con l'ausilio della CIA, per evitare che vengano scoperti i progetti segreti di trasferimento a washington della spianata delle moschea di Gerusalemme, per edificare alle spalle della Casa Bianca il nuovo Tempio di Salomone. Ci sono vari gruppi religiosi che si combattono per modificare lo status quo, i sostenitori di Emmanuele sono musulmani, che non desiderano veder violato il loro sacro suolo, e dall'altra la setta messianica dei Lubwather, nata in ucraina e che ha trovato alleanze nei settori dell'estremismo cattolico radicale Italiano (in prima fila l'Opera, ciellini, focolarini e i gruppi del movimento dello spirito) trascinati a loro insaputa in questo gioco dalle trame oscure, iniziato negli anni settanta per opera di un ex gruppo di amici di gioventù che vengono a trovarsi in sponde diverse e manovrano dietro le quinte.
Nel romanzo vengono raccontati in modo diverso vari avvenimenti della vita di Cristo, partendo dalle nozze di Cana con Maria Maddalena, e quando lei, in segno di perdono per aver abbandonato il marito, gli sparge olio profumato nei piedi.
Emmanuele, non è naturalmente il figlio dell'Uomo, ma è stato concepito dai membri della setta seguendo l'antico rito Cibele, nato e cresciuto per anni, all'interno delle grotte di Qurman, dove vennero trovati i rotoli del Mar Morto, e come per i grandi iniziati di quel tempo è stato affiliato ai Nazariti per essere avviato in età adulta al Nazierato, e agli antichi rituali Babilonesi ed Egiziani, come Mosè. Ha ricevuto la prima iniziazione ad Axuam in Etiopia, dove secondo la leggenda si narra sia conservata l'arca dell'Alleanza di Mosè e che ogni anno nel mese di Gennaio viene portata in processione per le vie della città, e successivamente a Luxor all'interno della Grande Piramide, e dove consumerà la sua prima notte d'amore con la donna che ha scelto come propria sposa, ma che li vedrà poi costretti a dividersi.
Sullo sfondo, si muove il figlio del Poeta Bulgaro, che nonostante sappia che Emmanuele non è il figlio dell'uomo, lo segue come un ombra, perché in lui vede comunque il degno successore di Salomone e l'unico figlio degno dell'Essere Supremo.
13 ottobre 2007 è il giorno fissato per l'esecuzione, stesso giorno della morte di Jaques de Molai in Texas, da parte del nuovo braccio secolare Mondiale, nella sala ottagonale delle esecuzioni capitali tramite iniezione letale, con le braccia aperte in segno di nuova crocifissione, ma..
Per scrivere il romanzo mi sono affidato a varie fonti storiche cattoliche e gnotiche, e della letteratura non convenzionale, tra qui molti testi di Graham Hancook dove nel suo ultimo libro il Talismano disegna un progetto d'edificazione Iniziatica che parte dall'Antico Egitto e arriva fino all'attuale capitale degli Stati Uniti, passando per Roma, Parigi, Londra, seguendo le tracce lasciate dai templari in Occitania con la storia con i catari e i bogomili.
Ho preso spunto da vari testi della massoneria, sia per la parte simbolica, sia per l'uso delle ritualità che le ho elaborate secondo il mio punto di vista artistico.
Basandomi anche su molti passi dell'antico e del nuovo testamento, specie sul periodo della fuga degli Ebrei dall'Egitto e la costruzione dell'Arca dell'Alleanza, descritte con buon rigore storico sempre da Graham Hanncook, dove ho trovato alcuni riferimenti interessanti all'allineamento delle piramidi di Luxor con la costellazione di Orione e le piramidi di Cydonia Valley su Marte, abilmente descritte e documentate nel testo "Il segreto di Orione." Collegandoli in alcuni passi del testo con il simbolismo cabalistico e numerologico nato in Occitania nel 1200 e con alcuni testi dei Memoriali dell'Askaca e dei vangeli Gnostici ripresi ed elaborati, per raccontare l'incontro di Gesù con il Fratello degli inferi.
Questo è il libro descritto in modo abbastanza stringato, sono alle fasi finali, spero di riuscire a completarlo entro due mesi al massimo, visto che la maggior parte del lavoro di ricerca mi tiene impegnato per molte ore nella lettura dei testi e della successiva elaborazione.
Per contattare l'autore, Marco Bazzato: marco.bazzato@libero.it
Nuovo Ordine Teologico Mondiale
Romanzo inedito di Marco Bazzato
Questa nuova rubrica vuole essere una sorta di vetrina rivolta soprattutto agli editori che visitano il nostro sito e che magari potrebbero essere interessati a pubblicare opere al momento inedite: insomma, per una volta i ruoli potrebbero rovesciarsi... un editore che cerca un autore, perché no? :-)
(Massimo Acciai)
È una spy-stori-teologico-mitologico-geopolitica che inizia a Milano, la vigilia di natale, con l'arrivo di un personaggio di Nome Emmanuele, che porta nel corpo le stigmate come Gesù Cristo, e incontra lungo il cammino personaggi che ricalcano lo stile degli apostoli di Gesù. Emmanuele risveglia dal coma profondo un bambino all'Ospedale Niguarda di Milano. Da li iniziano le peripezie che lo porteranno ad Abano Terme, Venezia, Sofia, Plovdiv, Roma Luxor e Washigthon e Hostin in Texas. Con il contorno dell'omicidio del Papa ad opera di una setta dove il capo è anche il prelato dell'Opus Dei che vuole restaurare il Soladitium Pianum e trovare il testamento spirituale del pontefice ucciso, che è nelle mani di un poeta bulgaro, che per quarant'anni ha tenuto corrispondenza privata con il papa.
Emmanuele e i suoi vengono rintracciati, grazie all'aiuto delle forze speciali americane con l'ausilio della CIA, per evitare che vengano scoperti i progetti segreti di trasferimento a washington della spianata delle moschea di Gerusalemme, per edificare alle spalle della Casa Bianca il nuovo Tempio di Salomone. Ci sono vari gruppi religiosi che si combattono per modificare lo status quo, i sostenitori di Emmanuele sono musulmani, che non desiderano veder violato il loro sacro suolo, e dall'altra la setta messianica dei Lubwather, nata in ucraina e che ha trovato alleanze nei settori dell'estremismo cattolico radicale Italiano (in prima fila l'Opera, ciellini, focolarini e i gruppi del movimento dello spirito) trascinati a loro insaputa in questo gioco dalle trame oscure, iniziato negli anni settanta per opera di un ex gruppo di amici di gioventù che vengono a trovarsi in sponde diverse e manovrano dietro le quinte.
Nel romanzo vengono raccontati in modo diverso vari avvenimenti della vita di Cristo, partendo dalle nozze di Cana con Maria Maddalena, e quando lei, in segno di perdono per aver abbandonato il marito, gli sparge olio profumato nei piedi.
Emmanuele, non è naturalmente il figlio dell'Uomo, ma è stato concepito dai membri della setta seguendo l'antico rito Cibele, nato e cresciuto per anni, all'interno delle grotte di Qurman, dove vennero trovati i rotoli del Mar Morto, e come per i grandi iniziati di quel tempo è stato affiliato ai Nazariti per essere avviato in età adulta al Nazierato, e agli antichi rituali Babilonesi ed Egiziani, come Mosè. Ha ricevuto la prima iniziazione ad Axuam in Etiopia, dove secondo la leggenda si narra sia conservata l'arca dell'Alleanza di Mosè e che ogni anno nel mese di Gennaio viene portata in processione per le vie della città, e successivamente a Luxor all'interno della Grande Piramide, e dove consumerà la sua prima notte d'amore con la donna che ha scelto come propria sposa, ma che li vedrà poi costretti a dividersi.
Sullo sfondo, si muove il figlio del Poeta Bulgaro, che nonostante sappia che Emmanuele non è il figlio dell'uomo, lo segue come un ombra, perché in lui vede comunque il degno successore di Salomone e l'unico figlio degno dell'Essere Supremo.
13 ottobre 2007 è il giorno fissato per l'esecuzione, stesso giorno della morte di Jaques de Molai in Texas, da parte del nuovo braccio secolare Mondiale, nella sala ottagonale delle esecuzioni capitali tramite iniezione letale, con le braccia aperte in segno di nuova crocifissione, ma..
Per scrivere il romanzo mi sono affidato a varie fonti storiche cattoliche e gnotiche, e della letteratura non convenzionale, tra qui molti testi di Graham Hancook dove nel suo ultimo libro il Talismano disegna un progetto d'edificazione Iniziatica che parte dall'Antico Egitto e arriva fino all'attuale capitale degli Stati Uniti, passando per Roma, Parigi, Londra, seguendo le tracce lasciate dai templari in Occitania con la storia con i catari e i bogomili.
Ho preso spunto da vari testi della massoneria, sia per la parte simbolica, sia per l'uso delle ritualità che le ho elaborate secondo il mio punto di vista artistico.
Basandomi anche su molti passi dell'antico e del nuovo testamento, specie sul periodo della fuga degli Ebrei dall'Egitto e la costruzione dell'Arca dell'Alleanza, descritte con buon rigore storico sempre da Graham Hanncook, dove ho trovato alcuni riferimenti interessanti all'allineamento delle piramidi di Luxor con la costellazione di Orione e le piramidi di Cydonia Valley su Marte, abilmente descritte e documentate nel testo "Il segreto di Orione." Collegandoli in alcuni passi del testo con il simbolismo cabalistico e numerologico nato in Occitania nel 1200 e con alcuni testi dei Memoriali dell'Askaca e dei vangeli Gnostici ripresi ed elaborati, per raccontare l'incontro di Gesù con il Fratello degli inferi.
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GESU' E LA MADDALENA-QUELLE NOZZE COSI' OVVIE-DI ANDREA TORNIELLI
Gesù, la Maddalena e quelle nozze così «ovvie»
di Andrea Tornielli
Ci siamo finalmente lasciati alle spalle la trama del romanzo e i retroscena relativi alla produzione del kolossal cinematografico che ha avuto come iniziale set nientemeno che il Louvre. Possiamo ora entrare nel merito delle affermazioni di Dan Brown (e dei suoi predecessori), incominciando con quelle più «sostanziose», vale a dire quelle che sembrano all’apparenza minare le fondamenta stesse della religione cristiana e i suoi insegnamenti.
Secondo l’autore del Codice da Vinci, Gesù era sposato con la Maddalena, aveva avuto dei figli da lei prima di morire in croce. Il Nazareno non era «figlio di Dio», ma soltanto un grande profeta, un «maestro», trascinatore di folle, ma per nulla divino. Il quale avrebbe deciso di nominare la moglie quale fondamento della sua chiesa e guida spirituale della prima comunità cristiana. Non aveva però fatto i conti con gli agguerriti discepoli maschi, che non sopportando di vedersi sopravanzare e comandare da una donna, l’avevano esiliata, inventando di sana pianta un altro cristianesimo, più maschilista. Avevano cancellato ogni traccia del matrimonio tra Gesù e la Maddalena. L’imperatore Costantino aveva contribuito sensibilmente all’operazione, facendo scomparire i vangeli che provavano la verità e lasciando sopravvivere soltanto gli «innocui» testi di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, con la complicità della Chiesa, pronta a esprimersi con un voto, e un risultato a maggioranza risicata, nientemeno che sulla divinità del figlio di Dio.
Incominciamo innanzitutto con il parlare della formazione del testo evangelico, della differenza tra vangeli canonici e vangeli apocrifi, del momento in cui si è formato il «canone» del Nuovo Testamento. Con il termine canone, che in greco significa «misura», «regola», s’intendono i libri sacri ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. I quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni divennero «canonici» già nel II secolo dell’era cristiana, dunque parecchio tempo prima del Concilio di Nicea, tenutosi nel 325, che secondo Brown avrebbe ufficializzato la scelta. Il Canone Muratoriano, documento del tardo II secolo, contiene un elenco di libri canonici che include i quattro vangeli ed esclude altri scritti.
La parola «apocrifi», usata oggi per indicare i vangeli non canonici e dunque non riconosciuti dalla Chiesa, è sempre greca e significa «nascosti»: nel II secolo circolavano infatti scritti diffusi nei circoli gnostici cristiani che venivano denominati in quel modo, «apókryphoi». Lo gnosticismo («gnosis» significa «conoscenza») è un movimento filosofico-religioso molto articolato che ha avuto la sua massima diffusione tra il II e il III secolo. Gli gnostici credevano in un dualismo radicale, cioè in una differenza abissale tra Dio e la realtà materiale: lo spirito sarebbe, secondo questa visione, sostanzialmente estraneo all’universo e il rapporto con il mondo materiale non potrebbe contribuire in alcun modo all’elevazione spirituale dell’uomo.
Negli ultimi decenni, i vangeli apocrifi hanno conosciuto un grande successo: vengono studiati, letti, recensiti. Molti di questi sono testi che ripropongono l’essenziale dei fatti narrati nei canonici, infarcendoli però molto spesso di aneddoti ed episodi che mirano a stupire e risultano lontani anni luce dallo stile sobrio e cronachistico dei quattro evangelisti «ufficiali». Facciamo finta, per un momento, di non sapere nulla del canone, né degli autori dei canonici e degli apocrifi.
Facciamo finta, per un istante, di non conoscere la datazione più probabile dei primi e dei secondi e dunque di non porci il problema della loro maggiore o minore aderenza ai fatti narrati. Prendiamo in considerazione soltanto ed esclusivamente i testi così come sono, leggendoli senza alcun pregiudizio teologico, filosofico, esegetico. Fingiamo cioè di trovarci di fronte semplicemente alle pagine di due diversi libri: da una parte il «libro» formato dai quattro canonici; dall’altra il «libro» formato assemblando gli apocrifi. Esiste o non esiste una fondamentale differenza? Davvero sono simili, di uguale valore? Davvero si può affermare che gli apocrifi dicono la verità mentre i canonici la mistificano o la sublimano? Chiunque faccia la fatica di affrontare il paragone tra i due tipi di testo, deve riconoscere che esiste una differenza. Anzi, una bella differenza. Prendiamo soltanto un esempio, riferito ai vangeli dell’infanzia, che ci raccontano di Gesù bambino, della strage degli innocenti e della fuga in Egitto. Leggiamo nel vangelo di Matteo: «Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:“Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi».
L’evangelista non parla del viaggio, né della permanenza della sacra famiglia nel Paese dei faraoni. Ecco come, invece, l’autore del vangelo apocrifo detto dello «Pseudo Matteo» parla della fuga in Egitto:
«Giunti a una grotta, decisero di riposare sotto di essa, e Maria scese dalla giumenta e si sedette, tenendo in grembo Gesù. Ora, c’erano tre ragazzi che facevano il viaggio con Giuseppe e una ragazza con Maria. Ed ecco che all’improvviso uscirono dalla grotta molti draghi, vedendo i quali i ragazzi si misero a gridare per il grande spavento. Allora Gesù, sceso dal grembo di sua madre, si fermò ritto in piedi di fronte ai draghi e quelli lo adorarono, e dopo averlo adorato si allontanarono da loro. Così si adempì ciò che era stato preannunciato dal profeta Davide, che aveva detto: “Lodate il Signore della terra, o draghi, e tutti voi, o abissi”. E il piccolo Gesù, camminando davanti a loro, ordinò che non facessero del male a nessuno…Similmente lo adoravano i leoni e i leopardi e si accompagnavano con essi nel deserto: dovunque andavano Maria e Giuseppe, li precedevano indicando la strada e chinando il capo adoravano Gesù…
Nel terzo giorno dopo la loro partenza accadde che Maria nel deserto si stancò per il troppo ardore del sole, e vedendo un albero di palma disse a Giuseppe: “Vorrei riposare un poco alla sua ombra”. E Giuseppe si affrettò a condurla sotto la palma e la fece scendere dalla giumenta. Appena si fu seduta, guardando la chioma della palma, vide che era carica di frutti e disse a Giuseppe: “Desidererei, se fosse possibile, raccogliere di quei frutti di questa palma”…
Allora il piccolo Gesù, che con il volto sorridente riposava nel grembo di sua madre, disse alla palma: “Piegati, albero, e ristora mia madre con i tuoi frutti!”. E subito, a questa voce, la palma chinò la sua cima fino ai piedi di Maria, e da essa raccolsero frutti con cui tutti si saziarono…».
Draghi che vengono domati, belve feroci che indicano la strada, palme che si piegano... Un mondo fantasioso, mirabolante. Si tratta di testi che sono stati scritti con l’intento di rispondere alla curiosità della gente, che inventano laddove mancano testimonianze, che immaginano. Negli apocrifi il piccolo Gesù ci viene presentato come un «superman», che fulmina i bambini che lo disturbano mentre gioca e trasforma in capretti i compagni cattivi. Che contrasto con l’asciuttezza dei canonici, autentici capolavori letterari! In questi ultimi tutto è scarno. Non si cede mai alle fantasticherie. Non si tratta, dunque, di contenuti «scomodi» che vengono censurati, rispetto a quelli più innocui e corrispondenti alla dottrina vincente, al credo di chi nella Chiesa ha assunto il potere. Sono i testi stessi a mostrare la loro intrinseca differenza. Questo, lo ripetiamo, al di là di qualsiasi altra considerazione sul loro valore teologico.
C’è poi un’altra differenza, non di poco conto. I vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni sono stati scritti nel I secolo dell’era cristiana. È comunemente accettato dagli studiosi che la redazione di questi testi sia avvenuta tra il 70 e il 90 dopo Cristo. Per collocare temporalmente i tre vangeli «sinottici» (in questo modo vengono chiamati i vangeli di Matteo, Marco e Luca, che si possono leggere affiancati per abbracciare con il medesimo sguardo d’insieme, «synopsis», gli avvenimenti narrati), iniziamo col dire che il I vangelo sarebbe quello di Matteo, ma non nella versione greca da noi conosciuta, bensì in una più antica versione in aramaico, la lingua di Gesù: è stato scritto a Gerusalemme ed è un testo destinato ad annunciare la buona novella agli ebrei. Il vangelo di Marco, scritto in greco, è stato invece composto a Roma, mentre quello di Luca, anch’esso scritto direttamente in greco, è stato composto ad Antiochia.
Gerusalemme, Roma, Antiochia: abbiamo citato tre centri importantissimi dell’antichità. In ognuna di queste città ha predicato l’apostolo Pietro, dunque i vangeli canonici traggono la loro origine dalla diretta predicazione apostolica, dalle parole di coloro che avevano condiviso la vita con Gesù, vale a dire i testimoni oculari, gli unici che avevano visto tutto ciò che era accaduto, che avevano assistito ai fatti e avevano ascoltato le parole del messia. Ci sono anche studiosi che sulla base di nuove scoperte tendono ad avvicinare sempre di più l’epoca della stesura dei vangeli ai fatti che vi sono narrati e alla stessa predicazione di Cristo. Sappiamo che Gesù, sulla cui esistenza storica ormai quasi nessuno ha dubbi (a esclusione dello studioso inglese George A. Wells o di qualche personaggio del folklore nostrano), è morto tra l’anno 30 e l’anno 36 dell’era cristiana. Questa datazione è ottenuta incrociando le informazioni in nostro possesso riguardanti, per esempio, il periodo del sommo sacerdozio di Caifa e della permanenza di Ponzio Pilato in Giudea. Già nell’anno 56 viene situato il vangelo di Matteo nella sua versione in aramaico, quello di Marco e quello di Luca si situano verso l’anno 60 e comunque prima del 70, quando avviene la prima distruzione di Gerusalemme da parte dei romani.
Il vangelo di Giovanni, invece, è più tardo, ed è stato scritto verso l’80 dopo Cristo ad Efeso. Un frammento di papiro, denominato 7Q5, scoperto tra i rotoli di Qumran, nel Mar Morto, è stato identificato dal papirologo José O’Callaghan come un passo dell’evangelista Marco. Se questa attribuzione fosse vera, significherebbe che quel vangelo, scritto da un seguace di Pietro, è datato prima dell’anno 50 e ciò corrisponderebbe a un’antica tradizione, citata da Clemente d’Alessandria, secondo la quale la prima predicazione di Pietro a Roma sarebbe avvenuta già nell’anno 42.
Come si vede, si tratterebbe di una stesura del testo avvenuta in tempi molto ravvicinati rispetto ai fatti che espone. In ogni caso, anche lasciando da parte queste scoperte, sulle quali il dibattito scientifico è ancora aperto, e facendo notare che la storicità, la veridicità, l’attendibilità di un testo non sono per forza legate alla sua antichità, ma si deducono anche da una serie di elementi intrinseci, dobbiamo dire che i quattro evangelisti hanno raccolto dei testi scritti che erano già usati per la catechesi dalle prime comunità cristiane. C’erano cioè precedenti raccolte di «detti» di Gesù («loghia») e dunque, presupponendo l’esistenza di tradizioni scritte e orali andate perdute ma più antiche dei vangeli stessi, ci avviciniamo sempre di più agli eventi narrati potendo quasi attribuire a queste fonti – fatte le debite distinzioni – quasi il valore di cronache giornalistiche.
Ecco dunque un secondo, buon motivo per non mettere sullo stesso piano i quattro vangeli canonici e quelli apocrifi. «Per chi voglia avvicinarsi storicamente a Gesù», scrivono Gerd Theissen e Annette Merz nel libro-manuale Il Gesù storico (Queriniana, 2003), «le tradizioni sinottiche restano, già soltanto a motivo della loro consistenza quantitativa, le fonti decisive…».
Possiamo ora chiederci quali siano stati i rapporti di Gesù con le donne. Esse figurano come destinatarie del suo messaggio e quindi come «soggetti religiosamente responsabili» (Theissen-Merz, Il Gesù storico). La folla che si raccoglie nei villaggi all’arrivo del Nazareno, o che lo segue, è fatta di uomini e di donne. In questo caso, le fonti evangeliche sinottiche non confermano l’immagine di una donna che non deve uscire di casa, come invece pretendono altre fonti. Il messaggio di Cristo è volutamente diretto ai più poveri sul piano economico e alle donne socialmente più disprezzate, vale a dire le prostitute. A loro e ai pubblicani, Gesù promette (Matteo 21, 31 ss) l’accesso al regno dei cieli. Mentre secondo Luca (7, 36-50) Gesù consente a una prostituta di avvicinarsi a lui, di baciarlo e di cospargergli i piedi di olio profumato, interpretando questi gesti come espressione del suo amore e assicurando a lei il perdono di Dio. Inoltre, nel corso della sua vita pubblica documentata dagli evangelisti, Gesù guarisce numerose donne. E troviamo dei personaggi femminili, in un numero che doveva variare di volta in volta, anche tra i seguaci itineranti del Nazareno, così come troviamo donne predicatrici della Buona Novella cristiana dopo la morte e la resurrezione di Cristo. «I seguaci di Gesù che vivevano come carismatici itineranti, e quanti li accoglievano, formavano insieme la nuova famiglia di madri, sorelle, fratelli e figli – una familia Dei che condivideva case e campi, ma che viveva senza padre umano… Le gerarchie patriarcali non erano destinate a valere in questa società, dove invece si richiedeva a coloro che erano tradizionalmente privilegiati una rinuncia radicale alla propria condizione sociale…» (TheissenMerz, Il Gesù storico, p. 280). Gesù, nella sua predicazione e nelle sue parabole, sceglie molte volte personaggi femminili ed è evidente la sua critica implicita all’identificazione, nel linguaggio patriarcale, tra «uomo» e «maschio», nonché alla tendenza a simboleggiare Dio utilizzando categorie soltanto maschili.
Veniamo ora alla figura di Maria Maddalena. Si tratta di una delle sette donne che portano questo nome nel Nuovo Testamento. Ecco quali sono (seguiamo qui l’elenco proposto dal biblista protestante Darrell L. Bock, nel suo libro Il Codice da Vinci, verità e menzogne, ed. Armenia 2005): Maria, la madre di Gesù (Luca, 1, 30-31); Maria di Betania (Giovanni 11,1); Maria, la madre di Giacomo (Matteo 27,56); Maria la moglie di Cleofa (Giovanni 19,25); Maria, la madre di Giovanni e Marco (Atti degli Apostoli 12,12); una non meglio identificata Maria (Romani 16,6); Maria Maddalena, caratterizzata dal riferimento al paese natale, Magdala (Luca 8,2). Cominciamo col dire che il nome «Maria» («Miryam») era all’epoca molto diffuso. Notiamo inoltre come le varie Maria citate negli scritti neotestamentarie vengano riconosciute con ulteriori specificazioni legate alla loro funzione di madri o di mogli. Sono riferimenti riconducibili comunque a figure maschili, tipici di una società patriarcale quale quella della società ebraica del I secolo. Ebbene, la Maddalena, la donna che apparteneva al gruppo di seguaci di Cristo, in questi testi viene caratterizzata non per la sua relazione con qualcuno («madre di…», «moglie di…») ma per la sua provenienza geografica, vale a dire Magdala, che dovrebbe corrispondere all’attuale Migdal, nei pressi del mare di Galilea, in Israele. Perché dunque gli evangelisti non ci dicono che essa era «moglie di Gesù»? Dan Brown, lo abbiamo visto, ha già la risposta pronta: non possiamo sperare di trovare la «verità» sulla storia d’amore tra Gesù e la Maddalena negli scritti canonici approvati dalla Chiesa, perché quest’ultima, complice l’imperatore Costantino, ha scelto e ufficializzato proprio gli scritti nei quali questo segreto non veniva svelato, al fine di poter perpetuare il suo potere e presentarci un Gesù celibe e una prima comunità tutta maschile. Per l’autore del Codice da Vinci, conta poco dunque il fatto che i quattro vangeli canonici siano considerati quelli più temporalmente vicini ai fatti narrati, mentre gli altri, gli apocrifi, sono molto più tardi e marginali.
Ma continuiamo il nostro viaggio. Nei vangeli canonici Maria non compare mai da sola in compagnia di Gesù, se non una volta. È tra i seguaci del Nazareno, lo abbiamo detto, insieme ad altre donne. È ai piedi della croce, insieme ad altre donne (le quali vengono sempre citate definendo la loro relazione di madri o di mogli, mentre per la Maddalena ci si riferisce sempre e solo al suo essere di Magdala); la ritroviamo tra coloro che assistono alla deposizione, anche in questo caso mescolata ad altre donne e mai in posizione isolata o preminente. La vediamo infine tra le donne che la mattina di Pasqua, all’alba, si recano al sepolcro per ungere il corpo e compiere quelle lamentazioni che non avevano potuto fare il venerdì, a causa dell’inizio del riposo sabbatico coincidente con il tramonto. In Giovanni (20, 11-18), ritroviamo infine e finalmente l’unico episodio che racconta della Maddalena da sola con Gesù. Tutto accade quella stessa mattina del giorno di Pasqua.
«Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa, allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbuni!”, che significa Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre...”».
Come si può ben vedere, non stiamo propriamente descrivendo un incontro galante. L’abbraccio della Maddalena a Gesù, che quel «non mi trattenere» fa chiaramente intuire, non è legato a una particolare relazione amorosa tra la donna e il Nazareno, quanto alla sua gioia e alla sorpresa di vedere davanti a lei, vivo e vegeto, colui che sapeva morto in croce e deposto nel sepolcro. «Maria era una discepola e seguace itinerante di Gesù fra un gruppo di altre donne», scrive Darrell L. Bock. «Non è mai stata legata a lui in alcun altro senso. Benché altre donne fossero associate a figure maschili a causa di vincoli di parentela, Maria non lo era. Fu solo testimone della crocifissione, della sepoltura e della resurrezione. Nient’altro».
Noi sappiamo, però, che queste spiegazioni non bastano al «complottista» Dan Brown. Perché, nel Codice da Vinci, per «provare» il matrimonio tra Cristo e la Maddalena, vengono citate altre fonti. Fonti nascoste, sfuggite alla furia distruttrice della Chiesa primitiva. Esaminiamole, dunque, queste fonti, dalle quali si evincerebbe senza tema di smentita la relazione tra i due. Nel romanzo Teabing e Langdon spiegano a Sophie Neveu che il matrimonio fra Gesù e la Maddalena è «storicamente documentato» e che la prova sta nei vangeli gnostici, per esempio, nel «Vangelo di Filippo». Si tratta di un testo rinvenuto nel 1945 presso Nag Hammadi, in Egitto, insieme con una intera collezione di scritti gnostici, in lingua copta, e che risale alla seconda metà del III secolo. È dunque più vecchio di almeno centocinquanta-duecento anni rispetto al vangelo canonico considerato più tardo, vale a dire quello di Giovanni. Su quali basi l’autore di questo testo l’avrà redatto? Perché mai dovremmo preferirlo ai testi canonici? Un mistero che Dan Brown non svela, limitandosi a passare oltre.
Le affermazioni dei personaggi del Codice da Vinci lasciano inoltre pensare che esista un testo bello, pulito e chiaro di questo «vangelo di Filippo». Peccato che, invece, le cose non stiano affatto così. Riportiamo i versetti 63,33-36, quelli centrali che descrivono il bacio tra Maria e il Nazareno:
«…la compagna del [Signore] è Maria Maddalena. [Il Signore amava lei] più di [tutti] i discepoli [e spesso] le dava un bacio sulla [bocca]». Che cosa significano tutte quelle parentesi quadre che spezzettano il frammento di testo? Significano che le parole tra parentesi sono state «ricostruite», perché il testo era lacunoso. Non c’era, era deteriorato, non si leggeva. Vale a dire che se ci fermassimo soltanto alle parole che sono arrivate intellegibili a noi, avremmo questo testo:
«…la compagna del… è Maria Maddalena. … più di … i discepoli … le dava un bacio sulla …». Molto chiaro, vero? È prassi comune per gli studiosi formulare ipotesi che permettano la ricostruzione di un testo antico lacunoso e non possiamo affatto escludere che le parole originali di questo vangelo gnostico di Filippo siano davvero quelle ricostruite. Ma non possiamo escludere che siano possibili altre soluzioni. Per esempio, quel «bacio» potrebbe essere stato dato sulla fronte o sulla guancia. Non è del tutto arbitrario trarre da un testo così tardo e lacunoso la «prova» (prova?) del matrimonio tra Cristo e la Maddalena? Tanto più che neanche in questo caso si parla di matrimonio? Perché mai, allora, Dan Brown propende con tale sicurezza verso il bacio sulla bocca, che sarebbe indicatore di una relazione amorosa? Questa interpretazione non è di Brown, ma di una studiosa, Karen King, docente all’università di Harvard, la quale, nel libro The Gospel of Mary of Magdala propende per il bacio sulla bocca per analogia con un altro passo del vangelo gnostico di Filippo (versetti 58, 34; 59,4) dove si parla esplicitamente di un bacio sulla bocca come segno di fratellanza tra i credenti. Il baciarsi ha il significato gnostico di accogliere nell’intimo gli insegnamenti spirituali impartiti: «…dalla bocca, [poiché] se il Logos viene da quel luogo, egli nutre dalla sua bocca e sarà perfetto. Il perfetto, infatti, concepisce e genera per mezzo di un bacio. È per questo che noi ci baciamo l’un l’altro. Noi siamo fecondi dalla grazia che è in ognuno di noi». Al lettore non sarà sfuggito che anche in questo caso, pur trovandoci di fronte a un inequivocabile bacio sulla bocca, questo non ha nulla a che vedere con una relazione amorosa tra chi se lo scambia: si tratta cioè di un segno di fratellanza, come quello dato sulla guancia. Anche se dunque correggessimo il testo lacunoso sulla base di questo passo successivo, e ipotizzassimo che il bacio di Gesù alla Maddalena sia stato dato sulla bocca, esso non avrebbe – lo si deduce chiaramente dal contesto – alcuna valenza sessuale.
Anche il vocabolo usato per indicare la Maddalena, «compagna», nel «vangelo di Filippo» è una traslitterazione in copto del termine greco «koinonos». «Questa parola», osserva Darrell L. Bock «può significare “moglie” o “sorella” in senso spirituale. Ma non è questo il termine usato in maniera specifica o comunemente per “moglie”, che in greco dovrebbe essere “gyne”». Nulla, insomma, indica un matrimonio o una relazione amorosa.
Dov’è, dunque, la «prova» di Dan Brown? Manca clamorosamente all’appello.
Esaminiamo ora un altro testo, questa volta tratto dall’apocrifo «vangelo di Maria Maddalena», dove si parla di una rivalità tra Pietro e la discepola. Ecco il passo (17, 10-18,21):
«Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: “Dite che cosa pensate di quanto ella ha detto. Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto ciò. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente insegnamenti diversi”.
Riguardo a queste cose parlò anche Pietro. Egli interrogò in merito al Salvatore: “Ha egli forse parlato realmente in segreto e non apertamente a una donna, senza che noi lo sapessimo? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?”.
Maria allora pianse e disse a Pietro: “Pietro, fratello mio, che cosa credi dunque? Credi tu che io l’abbia inventato in cuor mio, o che io menta riguardo al Salvatore?”.
Levi replicò a Pietro dicendo: “Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come [fanno] gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa degna, chi sei tu che la respingi? Non v’è dubbio, il Salvatore la conosce bene. Per questo amava lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunciare il vangelo senza emanare un’ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore”».
Da questo brano emerge che la Maddalena aveva avuto da Cristo una rivelazione che gli altri non avevano ricevuto. Osserva Darrell L. Bock: «Maria era inquieta e ferita dalla sfida di Pietro, ma Levi (probabilmente identificabile con Matteo) giunge a difenderla: il Signore ha scelto lei per questo ruolo specifico; l’ha resa degna e inoltre la conosceva bene. L’implicazione è che Gesù la conosceva abbastanza bene da sapere se fosse degna di ricevere una rivelazione autonoma. Da quella conoscenza derivava lo straordinario amore di Gesù: nessun richiamo a legami familiari. Maria era semplicemente beneficiaria di una speciale rivelazione da parte di Gesù. Il testo non indica nient’altro, tranne che Gesù apparve solo a lei».
Anche prendendo per buono e veritiero questo testo che – non ci stanchiamo di ripeterlo – è molto più tardo rispetto ai vangeli canonici, ci possiamo chiedere in tutta franchezza dove sia la «prova» che Gesù fosse sposato con la Maddalena. Da che cosa lo deduce Dan Brown? Quali arcani misteri è riuscito a scoprire l’autore del Codice da Vinci dietro queste pagine, che a noi comuni mortali invece sfugge? La realtà è che nemmeno dagli apocrifi più strani, dai testi gnostici meno ortodossi, noi riusciamo a ricavare un puntello per la strampalata teoria del matrimonio di Gesù e del conseguente «sangreal», vale a dire della discendenza di Cristo e della Maddalena. Ci sono soltanto quei due passi, soltanto quei due testi piuttosto tardi, che certamente non bastano nemmeno a puntellare la tesi di Dan Brown.
Secondo il Codice da Vinci, la spietata Chiesa delle origini avrebbe cancellato ogni traccia di questa donna e del principio femminile, tradendo in questo modo il mandato di Cristo. Stanno davvero così le cose? Davvero la prima comunità si è sbarazzata del «principio femminile»? Non si direbbe proprio, dato che proprio a una donna, Maria, la madre di Gesù, viene tributato un culto antichissimo ed è lei, una ragazza ebrea, a essere considerata il «vertice» della creazione. Proprio il culto mariano, rintracciabile nelle antiche iscrizioni e nei graffiti della grotta di Nazaret, scoperti in tempi relativamente recenti, vanifica le elucubrazioni di Dan Brown. L’elemento femminile non è affatto censurato, dunque. E proprio la valorizzazione della figura della Madonna rende piuttosto improbabile che invece di un’altra donna – la quale sarebbe stata addirittura la compagna di Gesù – si siano potute cancellare completamente le tracce, trasformandola da guida prescelta della comunità in personaggio secondario, seppure lasciandole il «primato» dell’iniziale apparizione del risorto. Se davvero Maria di Magdala fosse stata la moglie di Gesù, sarebbe stata adeguatamente celebrata, così com’è avvenuto per la madre del Nazareno.
Dan Brown, nel suo romanzo, a un certo punto fa dire a Teabing: «Poiché il suo nome era proibito dalla Chiesa, Maria Maddalena divenne nota sotto vari pseudonimi: il Calice, il Santo Graal, la Rosa…». Peccato che Santa Maria Maddalena sia venerata come tale, e con il suo vero nome, proprio dalla Chiesa cattolica, che ne festeggia la memoria liturgica il giorno 22 giugno. Ci sono poi almeno quattordici sante canonizzate che portano questo nome in onore della donna alla quale Gesù apparve appena risorto.
È giunto il momento, ora, di affrontare un altro tema di capitale importanza, collegato al precedente. Lasciamo perdere, per un momento, gli apocrifi gnostici che parlano di Gesù e della Maddalena, dai quali, come abbiamo visto, non si evince affatto l’esistenza di un matrimonio o di una relazione tra Gesù e la Maddalena. E chiediamoci: il Nazareno era sposato? La questione non è affatto secondaria, perché, nel Codice da Vinci si legge, a tale proposito, che Gesù «doveva» essere sposato, perché la cultura religiosa dell’epoca non prevedeva la figura del rabbino celibe e il celibato non era una condizione vista favorevolmente.
Nel sito www.beliefnet.com è stato pubblicato un dibattito sui problemi sollevati dal romanzo e uno studioso, John Dominic Crossan, interpellato sul possibile matrimonio di Gesù, ha risposto in modo ironico: «Esiste un antico e rispettabile principio nell’ambito dell’esegesi biblica che stabilisce che se qualcosa assomiglia a un’anatra, cammina come un’anatra e starnazza come un’anatra allora deve trattarsi di un cammello travestito. Applichiamo il principio alla domanda. Non ci sono prove che Gesù fosse sposato (assomiglia a un’anatra); molteplici indicazioni lo smentiscono (cammina come un’anatra); e nessuno dei testi più antichi lascia intendere che avesse moglie e figli (starnazza come un’anatra)… dunque doveva essersi sposato di nascosto (cammello travestito)».
«Per un certo verso – commenta Darrell L. Bock, nel suo Il Codice da Vinci, verità e menzogne – la domanda mi colpisce per la sua incongruità, dal momento che quasi tutti sostengono che Gesù era talmente assorbito dal suo magistero che rimase celibe». L’ironia di Crossan è determinata dal fatto che per taluni studiosi, ai vangeli, alla storia della vita di Gesù, vanno applicati criteri interpretativi che nulla hanno a che fare con i metodi scientifici usati per esaminare e analizzare ogni altro personaggio storico. I dubbi che vengono insinuati su ogni versetto evangelico, il fatto che diversi esegeti di grande fama arrivino a considerare non storica più della metà dei vangeli canonici, lascia spesso sconcertate altre categorie di esperti, come per esempio gli storici e in particolare gli storici che si occupano dell’epoca romana.
Un indizio di questo è la necessità – postulata da molti biblisti – di dover supporre che sia trascorso un certo lasso di tempo (preferibilmente molto tempo) tra gli avvenimenti narrati nei vangeli e la stesura dei testi che li raccontano: diventa così protagonista del vangelo la prima comunità cristiana, che redigendo e intervenendo su quei testi, li avrebbe più o meno «manipolati» a prescindere dai fatti stessi, inserendovi materiali che nulla hanno a che vedere con la storia e che sono invece finalizzati alla catechesi.
Un esempio. Sulla base degli studi più recenti, sugli «echi» del racconto evangelico nella letteratura romana del I secolo, la professoressa Marta Sordi, dell’Università Cattolica di Milano, ha affermato: «L’annuncio pasquale, così come ci è raccontato dagli evangelisti, non è una tardiva costruzione della comunità cristiana, ma sembra circolasse già in forma compiuta nella Roma imperiale del I secolo. Ancora una volta, dunque, ci troviamo di fronte a indizi che tendono a mettere in discussione la datazione ritenuta più probabile per la stesura dei quattro Vangeli. Qui entriamo in un campo che non ha più a che fare con la ricerca storica, con le fonti, con la paleografia e la papirologia. Qui entra in gioco un dibattito interno al mondo cristiano: per molti biblisti ed esegeti è infatti indispensabile supporre un tempo adeguato durante il quale la comunità cristiana avrebbe dato vita e forma al racconto evangelico. Per me, invece, il Vangelo di Marco è stato redatto attorno al 42, come affermavano importanti scrittori cristiani del II secolo, quali Papia vescovo di Gerapoli e Clemente d’Alessandria. Dunque una decina di anni dopo i fatti che narra. E l’eco del racconto evangelico che ritroviamo nella letteratura latina ci dovrebbe far supporre che questi testi fossero già completi diverso tempo prima rispetto all’epoca in cui vengono solitamente datati. Come storico, non ho il problema di dover supporre un tempo adeguato per l’intervento della comunità cristiana».
Abbiamo citato questo particolare perché si inserisce bene nell’ironica osservazione di Crossan.
Eppure, ritornando al nostro problema, il possibile matrimonio di Gesù è un argomento che non ha appassionato particolarmente gli esegeti. Gli studiosi sono infatti piuttosto concordi nell’affermare che il Nazareno fosse celibe e si tratta di uno dei pochi argomenti sul quale quasi tutti si dicono d’accordo. Dunque l’esempio dell’anatra e del cammello travestito, in questo caso, non è propriamente azzeccato, a meno di non mettere sullo stesso piano le obiezioni di studiosi di fama con le leggende accreditate da qualche setta esoterica e ripescate da Dan Brown.
Innanzitutto, dobbiamo precisare che non esiste alcuna prova del fatto che Gesù fosse sposato: non ci sono testi extra-evangelici che lo sostengano e gli stessi apocrifi gnostici, scritti un paio di secoli dopo Gesù, come abbiamo visto non raccontano affatto di una «liaison» tra Cristo e la Maddalena, ma accennano in un caso a un bacio alquanto confuso e carico di significati simbolici (senza riferimenti amorosi), e in un altro di un dissidio tra i primi discepoli per una «rivelazione» che Gesù avrebbe fatto a lei e non a loro. Non ci sono fonti antiche, esterne ai vangeli, che ci raccontano una storia diversa. Ovviamente non siamo neanche in possesso di un testo che ci attesti senza ombra di dubbio il fatto che Gesù fosse celibe.
Ma dobbiamo porci una domanda, a partire proprio dal testo evangelico. Marco, Matteo, Luca e Giovanni non presentano affatto, nei loro scritti, la condizione del celibato come «superiore» rispetto a quella degli uomini e delle donne sposate. Pietro era sposato (Gesù a Cafarnao guarì sua suocera), così come lo erano molti dei primi discepoli di Cristo. Dalle pagine dei vangeli, la figura del Nazareno ci viene presentata in tutta la sua umanità: mangia e beve, partecipa alle feste, si fa invitare in casa a cena dagli amici, prova dolore per la morte delle persone a cui vuole bene. Insomma, il suo essere figlio di Dio non rappresenta una diminuzione della sua natura umana. Perché mai, se fosse stato sposato, gli evangelisti non avrebbero dovuto annotarlo nei loro scritti? Per quale motivo avrebbero dovuto censurare questa sua caratteristica, nascondendola, facendola sparire? E per quale motivo avrebbero dovuto fare lo stesso anche altri autori, magari non appartenenti alla comunità cristiana? Anche se Gesù fosse stato sposato, questo fatto non avrebbe sminuito la sua pretesa divinità, quella divinità che in realtà – secondo Dan Brown – non esisteva ma che sarebbe stata costruita a tavolino da Costantino e dal Concilio di Nicea. Non si comprende, dunque, per quale motivo si sarebbe dovuto nascondere il matrimonio di Cristo, se questo davvero fosse esistito. Non vi sono dunque ragioni «teologiche» per giustificare l’inesistente complotto adombrato dal Codice da Vinci.
Ci sia permessa ora una piccola digressione, dedicata non direttamente al romanzo di Dan Brown, ma alla sua «musa ispiratrice», vale a dire al libro di Baigent, Leigh e Lincoln, The Holy Blood and the Holy Grail, pubblicato per la prima volta nel 1982 e attualmente disponibile con il titolo Il Santo Graal nella collana economica dei «Miti» Mondadori. I tre autori (due dei quali, lo ricordiamo, hanno citato in giudizio Brown accusandolo di aver sostanzialmente copiato le loro teorie), offrono un altro presunto appiglio alla condizione di uomo sposato di Gesù, riferendosi alle nozze di Cana. Vale la pena di riportare uno stralcio del loro libro, in modo che il lettore possa farsi un’idea più precisa di quali siano le «fonti» a cui ha attinto il fortunato autore del Codice da Vinci.
«Nel Quarto Vangelo c’è un episodio relato a un matrimonio che potrebbe essere appunto quello di Gesù. È l’episodio delle nozze di Cana, decisamente molto noto. Tuttavia, pone certi problemi salienti che meritano un’attenta considerazione («episodio relato»? Un’attenta considerazione meriterebbe innanzitutto la traduzione dell’edizione italiana, non certo brillante, nda). Secondo il racconto del Quarto Vangelo, le nozze di Cana sembrerebbero una modesta cerimonia locale, un tipico matrimonio di paese, e la sposa e lo sposo restano anonimi. A queste nozze Gesù è specificamente “invitato”, il che è un po’ strano, forse, perché non aveva ancora iniziato il suo magistero. Ancora più strano, però, è il fatto che c’era anche sua madre; e la presenza della madre sembra data per scontata. Di certo non viene spiegata in nessun modo. Ma c’è di più. È Maria che non soltanto suggerisce al figlio di provvedere altro vino ma praticamente glielo ordina. Si comporta esattamente come se fosse la padrona di casa: “Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Giovanni 2,3-4). Maria, però, per nulla turbata, non bada alla protesta del figlio: “La madre dice ai servi: Fate quello che vi dirà”. I servitori obbediscono prontamente, come se fossero abituati a ricevere ordini da Maria e Gesù. Sebbene Gesù cerchi di eludere la sua richiesta, Maria ottiene ciò che desidera: Gesù compie il suo primo grande miracolo, la trasmutazione dell’acqua in vino. A quanto ci fanno sapere i Vangeli, in precedenza non ha mai mostrato i suoi poteri; e Maria non avrebbe neppure motivo di presumere che li possieda. Ma anche se lo sapesse, perché quei doni, unici e sacri, dovrebbero venire usati per uno scopo tanto banale? Perché Maria dovrebbe rivolgere al figlio una richiesta del genere? E soprattutto perché i suoi “ospiti” invitati a un matrimonio dovrebbero assumersi la responsabilità di provvedere al necessario, una responsabilità che per tradizione spetta al padrone di casa? A meno che, naturalmente, le nozze di Cana siano le nozze di Gesù. In tal caso, sarebbe stato suo compito fornire il vino. C’è un altro indizio che induce a pensare che le nozze di Cana siano le nozze di Gesù. Subito dopo il miracolo, “il maestro di tavola chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”… Queste parole sembrerebbero chiaramente rivolte a Gesù. Secondo il Vangelo, tuttavia, sono rivolte allo “sposo”. Una conclusione ovvia è che Gesù e lo “sposo” siano la stessa persona».
Conclusione ovvia? Abbiamo riprodotto il brano tratto da The Holy Blood and the Holy Grail, proprio perché tutti si potessero rendere conto di quali elucubrazioni siano alla base del Codice da Vinci. Dunque, ricapitoliamo: non esistono vangeli, canonici o apocrifi, che parlino del matrimonio di Gesù. Neanche i brani tardivi e appartenenti alla tradizione gnostica lo fanno. Ecco allora che i nostri autori pensano di rintracciare la «prova» del matrimonio di Cristo addirittura nelle nozze di Cana. Innanzitutto possiamo chiederci perché mai Gesù si sia sposato a Cana: Migdal, la città d’origine della Maddalena, sorge a circa otto chilometri a nord di Tiberiade, sul mare di Galilea, mentre Gesù, lo sappiamo, era il Nazareno, perché abitava a Nazaret. Al momento in cui avvengono le nozze di Cana, egli aveva già incontrato i primi discepoli. Cana non è molto distante da Nazaret, ma l’ipotesi di Baigent, Leigh e Lincoln rimane davvero oscura. Perché Cana di Galilea? Leggiamo meglio un passo decisivo del vangelo di Giovanni, che, unico tra i quattro estensori dei testi canonici, descrive l’episodio.
«Tre giorni dopo (il riferimento temporale è quello all’incontro tra Gesù e Natanaele, seguito al battesimo sul Giordano e al primo incontro tra il Nazareno e i primi due discepoli, Andrea, fratello di Pietro, e Giovanni, lo stesso evangelista, nda) ci fu una festa di nozze in Cana di Galilea e c’era là la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli…».
L’evangelista è molto esplicito e davvero la sua descrizione non si presta ai doppi sensi proposti dai tre autori di The Holy Blood and the Holy Grail. Gesù viene invitato insieme ai suoi discepoli. Maria non si comporta da «padrona di casa», ma chiede aiuto al figlio, riesce a «strappargli» quel prodigio, senza il quale i veri padroni di casa avrebbero fatto una pessima figura con i numerosi ospiti. Quello che l’evangelista Giovanni non dice e non descrive, tra le parole di Gesù e l’ordine di Maria ai servi, è il gioco degli sguardi che dev’essere avvenuto in quel momento tra madre e figlio. E il figlio, che stando al testo greco non aveva alcuna intenzione di manifestare il suo potere in quell’occasione, lo fa perché la madre glielo ha chiesto. È probabile che Maria stesse aiutando le donne che si occupavano del banchetto. Gli sposalizi, all’epoca, erano delle feste che coinvolgevano l’intero paese e la Madonna si dev’essere accorta che il vino stava finendo. Non si capisce proprio da dove possa essere tratta la «conclusione ovvia» dei tre ispiratori di Dan Brown. I quali, tra l’altro, scrivono che Maria non avrebbe motivo di sapere che il figlio poteva fare miracoli: davvero strano, se pensiamo che la Madonna – stando al racconto evangelico – sapeva: 1) di aver portato in grembo il figlio di Dio, 2) che quel figlio era stato concepito per opera dello Spirito Santo, 3) che quel figlio era il messia atteso da Israele, 4) che quel figlio all’età di dodici anni era in grado di ammaestrare i sacerdoti del tempio di Gerusalemme.
Ma c’è un’altra considerazione, questa sì ovvia, che possiamo fare. Dimentichiamo per un attimo l’episodio e usiamo soltanto la logica. Secondo Baigent, Leigh e Lincoln, Giovanni adombra il matrimonio di Gesù, ma evidentemente non vuole esplicitare che si tratta delle nozze tra il Nazareno e la Maddalena (che hanno scelto il territorio «neutro» di Cana per questa celebrazione). Egli appartiene dunque a quei discepoli intenzionati a mettere il silenziatore all’evento, a nascondere il matrimonio, a ridimensionare la figura della «moglie» di Gesù, alla quale lo stesso Cristo avrebbe affidato, secondo la teoria dei tre autori consacrata da Dan Brown, la guida della stessa Chiesa.
Dobbiamo però chiederci per quale motivo Giovanni, invece di «mascherare» questo episodio, non lo abbia semplicemente cassato. Perché mai lo avrebbe descritto, se avesse saputo che le nozze di Cana erano in realtà quelle tra Gesù e la Maddalena? Perché mai avrebbe rischiato di far emergere questa scomoda «verità», faticosamente nascosta dalla prima comunità cristiana tutta intenta non all’annuncio della Buona Novella, ma alla caccia alla Maddalena e alla sua stirpe di «sangreal»? Nulla costringeva Giovanni, da tutti considerato l’autore canonico che scrive per ultimo, a citare nei particolari l’evento di Cana, il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, il primo prodigio che manifesta il potere di Gesù, all’inizio della sua vita pubblica. Tanto più che questo episodio non è presente in Marco, Matteo e Luca, vale a dire i tre «sinottici». Sarebbe bastato semplicemente non parlarne. È poi davvero curioso che questo evento, così rivelatore del matrimonio di Gesù con la Maddalena, non compaia nei vangeli apocrifi o gnostici, nei vangeli «segreti», frutto di tradizioni tardive e secondarie, e di redazioni lontane secoli dai fatti descritti. La «prova» del matrimonio del Nazareno sarebbe stata dunque citata solo da Giovanni, inspiegabilmente. Non dimentichiamoci, poi, di quanto abbiamo affermato nelle pagine precedenti: lo stesso presupposto della teoria di Dan Brown, vale a dire la volontà di manifestare una superiorità del celibato rispetto alla vita matrimoniale, non emerge affatto dai racconti evangelici. Se davvero a Cana si fosse sposato Gesù, l’evangelista Giovanni lo avrebbe semplicemente descritto. Se non l’ha fatto, e se nessuno degli altri autori dei vangeli canonici l’ha fatto, se nessuno dei testi a noi pervenuti parla delle nozze di Cristo, non è un’«ovvia conclusione» quella di affermare che queste nozze evidentemente non si sono mai verificate?
Alla festa di nozze, a Cana, Maria è invitata insieme a Gesù. Abbiamo detto che queste feste coinvolgevano tutto il paese, e dunque si spiega facilmente il fatto che insieme al Nazareno vi abbiano preso parte anche i suoi discepoli, da lui incontrati pochi giorni prima. È davvero contorto immaginare che essi abbiano preso parte alla festa di nozze del loro «maestro» ma che abbiano voluto cancellare questo evento e tutti gli altri indizi o «prove» di quel matrimonio, vale a dire del rapporto che avrebbe legato Cristo alla Maddalena.
Ciò che invece emerge dal brano evangelico, poi, è ben altro. Ci sia permesso di citare un’omelia di Sant’Agostino, dedicata al miracolo delle nozze di Cana (Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 8, 3):
«Di fronte a tanti prodigi compiuti per mezzo di Gesù Dio, c’è da meravigliarsi se l’acqua è mutata in vino per mezzo di Gesù uomo? Diventando uomo, egli non ha cessato di essere Dio: si è aggiunto l’uomo, non è venuto meno Dio. Chi ha compiuto questo prodigio è colui che ha creato tutte le cose. Non dobbiamo meravigliarci che Dio abbia fatto questo, ma piuttosto ringraziarlo perché lo ha fatto in mezzo a noi, e per la nostra salvezza. Attraverso le stesse circostanze egli ci vuole suggerire qualcosa, poiché ritengo che non senza una ragione il Signore intervenne alle nozze. A parte il miracolo, il contesto stesso adombra qualche mistero, qualche sacramento. Bussiamo perché ci apra e c’inebri del vino invisibile. Anche noi eravamo acqua e ci ha convertiti in vino, facendoci diventare sapienti; gustiamo infatti la sapienza che viene dalla fede in lui, noi che prima eravamo insipienti. Credo sia proprio mediante la sapienza – non disgiunta dall’onore reso a Dio, dalla lode della sua maestà e dall’amore della sua potentissima misericordia – che potremo pervenire all’intelligenza spirituale di questo miracolo».
Rimane ancora da affrontare il problema della tradizione ebraica, quelle usanze secondo le quali un uomo come Gesù, un «rabbi», non poteva certo rimanere celibe. Come faceva infatti a essere celibe se quella cultura non contemplava questa possibilità?
«Gesù come uomo sposato ha infinitamente più senso che come scapolo», dice Teabing a Sophie Neveu, in una pagina del Codice da Vinci. E alla domanda della poliziotta crittografa sul perché di questa affermazione, ecco come risponde il professore nel romanzo: «“Perché Gesù era ebreo”… Secondo i costumi ebraici, il celibato era condannato e ogni padre aveva l’obbligo di trovare per il figlio una moglie adatta. Se Gesù non fosse stato sposato, almeno uno dei vangeli della Bibbia avrebbe accennato alla cosa e avrebbe fornito una spiegazione di quella innaturale condizione di celibato». Vediamo pure come trattano l’argomento gli ispiratori di Brown, nel loro The Holy Blood and the Holy Grail: «Se Gesù non predicava il celibato, non vi è neppure motivo di supporre che lo praticasse. Secondo il costume ebraico del tempo, era non soltanto usuale, ma quasi obbligatorio, che un uomo si sposasse… Per un padre ebreo, trovare una moglie al proprio figlio era obbligatorio quanto provvedere a farlo circoncidere. Se Gesù non fosse stato sposato, questo fatto avrebbe suscitato un notevole scalpore. Avrebbe attirato l’attenzione, e sarebbe stato usato per caratterizzarlo e identificarlo… L’assenza di riferimenti in proposito indicherebbe che Gesù, per quanto riguardava il celibato, seguisse le convenzioni dei suoi tempi e della sua cultura: indicherebbe, insomma, che era sposato. Solo questo potrebbe spiegare in modo soddisfacente il silenzio dei Vangeli al riguardo».
Cominciamo col dire che Gesù avrebbe potuto benissimo scegliere di non conformarsi alla mentalità dell’epoca e sappiamo che in taluni casi ha preso posizioni di aperta sfida a quella mentalità. «Proprio come sarebbe sbagliato ritrarre Gesù come qualcuno totalmente “in discontinuità” dal giudaismo dei suoi giorni, così è discutibile, alla luce del materiale autentico dei vangeli, ritrarlo sempre in accordo con il suo ambiente giudaico. Non sarebbe stato crocifisso se fosse stato tanto conformista», scrive John P. Meier nel suo Un ebreo marginale (vol. 1, Queriniana 2002, p. 329). Inoltre, ci si deve chiedere con quale corrente o con quale tendenza del giudaismo del I secolo Gesù fosse «in continuità» o «in discontinuità», dato che stiamo parlando di una realtà ricca, variegata e complessa. Non possiamo dunque essere certi, a priori, che la considerazione negativa sul celibato attraversasse tutte le correnti del giudaismo, da quella farisaica a quelle profetiche e apocalittiche.
Ma c’è di più. Anche in questo caso Dan Brown sembra proprio rifilare ai suoi lettori l’ennesima leggenda. Egli vuole infatti far credere che, non avendo trovato vere «prove» del matrimonio con la Maddalena, questo dovesse esistere sulla base di un ragionamento di principio: «doveva» essere sposato, perché tutti lo erano, perché così si usava allora, perché non poteva essere altrimenti. «Doveva» essere sposato perché se non lo fosse stato, gli evangelisti l’avrebbero sottolineato; perché rimanere celibi, all’epoca, non si poteva proprio. Perfetto, lineare, convincente. Peccato che sia, semplicemente, falso.
Vediamo subito il perché. È vero che esisteva un detto rabbinico, attribuito a rabbi Eliezer ben Ircano, tannaita del periodo 70-135 dopo Cristo, che recita: «Chi rifiuta di procreare è simile a un omicida». Ma all’epoca di Gesù non erano così rare le eccezioni. Pensiamo, per esempio, agli esseni, alla comunità che viveva a Qumran, sul Mar Morto. Plinio il Vecchio (che com’è noto non è un evangelista né un autore «canonico»…) scrive che essi vivevano senza donne e senza praticare l’amore con esse («Sine ulla femina, omni venere abdicata», Nat. Hist 5, 73) e dunque senza procreare discendenza. Anche Flavio Giuseppe, lo storico ebreo naturalizzato romano, nel libro Antichità Giudaiche (18, 20) parla di un gruppo di esseni spiegando che «presso di loro il matrimonio è spregiato». Ecco che cosa scrive questo autore:
«Merita inoltre tutta la nostra ammirazione il fatto che (gli esseni, nda) superino, quanto a rettitudine, tutti gli altri uomini che si dedicano alla pratica della virtù; e in tale misura che non si è mai visto alcuno, sia pure per breve tempo, né fra i greci né fra i barbari, che fosse in grado di resistere a lungo fra di loro. Il che è dovuto alla pratica che impone di condividere i loro beni personali; cosicché il ricco non gode della propria ricchezza più di quanto non ne goda chi non possiede nulla. Vi sono all’incirca quattromila uomini che vivono in questo modo, e né si sposano con donne né desiderano tenere servitori; dal momento che pensano che le prime portino gli uomini all’iniquità e i secondi siano fonte di discordie domestiche; ma, dato che vivono da soli, si assistono l’un l’altro».
E lo stesso Filone di Alessandria, filosofo ebreo del I secolo, esponente del sincretismo filosofico-religioso che tentava di conciliare la filosofia ebraica con il pensiero greco, parlando dei «terapeuti», afferma che essi amavano una vita libera da vincoli familiari: «Una volta dunque che si sono spogliati dei loro beni, non più schiavi di nessuno, fuggono senza voltarsi indietro dopo aver abbandonato i fratelli, i figli, le mogli, i genitori, la vasta parentela, la cerchia degli amici, la terra in cui furono generati e nutriti» (De vita contemplativa 18). Anche nel mondo greco, del resto, il celibato non era del tutto sconosciuto. Per esempio Epitteto, il filosofo greco rappresentante dello stoicismo (vissuto tra il 55 e il 135 dopo Cristo), lo considera una caratteristica del saggio: «Non è forse necessario che il cinico sia esente da distrazioni, completamente al servizio di Dio, per poter frequentare gli uomini senza essere legato a doveri privati né trattenuto da relazioni, trascurando le quali non potrebbe salvaguardarsi come uomo di perfetta virtù…».
Senza contare, poi, che lo stesso «precursore» di Gesù, Giovanni Battista, appariva un solitario che viveva lontano dai centri abitati e non aveva una famiglia. Osserva Giuseppe Barbaglio, nel libro Gesù ebreo di Galilea (EDB 2002, p. 129): «L’assenza di moglie e di figli (di Gesù, nda) trova la sua spiegazione più probabile nel fatto che egli non si era sposato. I vangeli sinottici, poi, parlano di donne che lo seguivano e ne menzionano anche, a volte, i nomi, ma di nessuna si dice che fosse sua moglie… Né mancano esegeti secondo i quali sarebbe stato in riferimento a se stesso che Gesù disse: “Ci sono eunuchi che così sono nati dal ventre della madre; ci sono eunuchi resi tali per mano umana; e ci sono eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli” (Matteo 19,12). Non è escluso che così abbia risposto al motteggio di gente malevola che lo disprezzava, lui celibe, appunto come eunuco».
Per quanto riguarda la tradizione rabbinica, infine, se abbiamo la citazione di rabbi Eliezer ben Ircano, il quale paragona il non far figli all’omicidio, abbiamo anche l’eccezione di un altro rabbino, Simeon ben Azzai (contemporaneo del primo), che predicava il matrimonio e la procreazione ma non abbracciava questa condizione: «La mia anima è innamorata della Torà. Il mondo può essere portato avanti da altri». Dunque non possiamo assolutamente affermare che il celibato fosse una condizione inesistente all’epoca di Cristo e proprio nella giustificazione del rabbino ben Azzai, vale a dire un impegno totalizzante verso la parola di Dio che precludeva la vita matrimoniale, possiamo trovare un eco delle motivazioni che hanno spinto sia Giovanni Battista, sia Gesù a rimanere celibi.
«Se mettiamo in relazione tutte queste tendenze», ha scritto John P. Meier nel suo libro Un ebreo marginale (p. 338), «osserviamo che il I sec. d.C. era popolato da alcuni sorprendenti individui e gruppi celibi: alcuni esseni e qumraniani, i terapeuti, Giovanni Battista, Gesù, Paolo, Epitteto, Apollonio e vari cinici itineranti. Il celibato era sempre una scelta rara e talvolta sgradevole nel I sec. d.C. Era comunque una scelta fattibile». Piuttosto che andar dietro alle fantasticherie di Dan Brown, ci dovremmo invece domandare perché proprio il I secolo, in particolare, è stato segnato da un numero considerevole di celibi che hanno esercitato un’influenza nei movimenti religiosi e filosofici.
Insomma, conclude Meier, «i diversi contesti, prossimi e remoti, nel Nuovo Testamento e nel giudaismo, fanno della tesi che Gesù sia rimasto celibe per motivi religiosi l’ipotesi più probabile… Il silenzio totale su moglie e figli, in contesti in cui compaiono i suoi vari parenti, può ben indicare che non si sia mai sposato».
Quanto all’affermazione secondo la quale Gesù era un rabbino e come tale doveva essere sposato, bisogna precisare che gli apostoli lo chiamavano talvolta così non perché egli fosse stato ufficialmente investito della carica, quanto piuttosto perché rappresentava il loro «maestro». In effetti Luca, per definire il ruolo del Nazareno, usa proprio il termine di «maestro», non quello di rabbino. Il fatto che gli ebrei domandassero a Gesù in forza di quale autorità egli compisse certe azioni, sta proprio a indicare che Cristo non aveva alcuna carica precisa o pubblica nell’ambito del giudaismo dell’epoca. Anche questa obiezione, insomma, viene a cadere.
Aggiungiamo un’ulteriore considerazione basata sulla logica, traendola dal libro Contro il Codice da Vinci, di José Antonio Ullate Fabo (Sperling & Kupfer Editori, 2005, pp. 91-92). «Diamo per assodato ciò che sostiene Dan Brown e teniamo conto che i vangeli gnostici parlano anche del fatto che santa Maria Maddalena era una discepola del rabbino, cioè che conobbe Gesù quando erano entrambi adulti. Che senso avrebbe che Gesù fosse arrivato celibe ai trent’anni e si fosse sposato solo allora? Se davvero il celibato fosse stato uno scandalo insopportabile per gli ebrei, come sostengono i sapienti personaggi di Brown, quando Gesù fosse arrivato all’età giusta per prendere moglie san Giuseppe e la Vergine gli avrebbero trovato una ragazza di Nazaret, e si sarebbe sposato con lei prima dei diciotto anni, per esempio. La cosa assurda è voler vedere “sensato” il matrimonio con Maria Maddalena quando è la cosa più inverosimile».
A onor del vero, quando gli esegeti e i biblisti analizzano nei loro lavori lo «stato di famiglia» di Gesù, e si chiedono se egli fosse sposato, valutando i pro e i contro, e il «silenzio» in proposito delle fonti evangeliche, in nessun caso essi si spingono a ipotizzare come probabile o possibile un matrimonio con la Maddalena. Semplicemente per il fatto che se fosse stata lei la «moglie» di Cristo, i vangeli l’avrebbero citata come tale.
Dobbiamo in conclusione riportare un ultimo argomento, legato alla Prima lettera di Paolo ai Corinzi (9, 4-6), nella quale si legge: «Non abbiamo noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo noi il diritto di condurre con noi una donna sorella, come fanno gli altri apostoli, e i fratelli del Signore, e Pietro? Oppure soltanto io e Barnaba non abbiamo il diritto di dispensarci dal lavoro materiale per vivere?». In questa digressione, scrive Darrell L. Bock, «Paolo osserva che gli apostoli, i fratelli del Signore e Pietro avevano il diritto a una moglie. In altre parole, erano legittimati a sposarsi. Sarebbe stato semplice aggiungere che Gesù era sposato, se così fosse stato. L’argomento avrebbe suggellato la sua perorazione, senonché Paolo ignora il punto. Qualcuno potrebbe ribattere che egli nomina solo persone viventi. Ma la risposta a tale obiezione è che sta discutendo di diritti e di precedenti. Citare, per esempio, qualche predecessore sarebbe stato possibile e logico, se Gesù fosse stato sposato. La conclusione è che Paolo non ne fa menzione perché non avrebbe potuto. Il passo di 1 Corinzi 9 mostra che la Chiesa non era affatto imbarazzata nel rivelare che i suoi capi erano sposati, o nel suggerire che avevano il diritto di farlo. Lo stesso sarebbe accaduto per Gesù se fosse stato sposato. Difatti, se così fosse stato, Paolo non avrebbe avuto a disposizione un momento migliore per affermarlo».
Che cosa rimane, dunque, delle affermazioni contenute nel Codice da Vinci a proposito delle «nozze» di Gesù? Quale attendibilità hanno le tesi sostenute dal romanziere e da lui attinte, come abbiamo visto, da un libro pubblicato per la prima volta nel 1982?
di Andrea Tornielli
Ci siamo finalmente lasciati alle spalle la trama del romanzo e i retroscena relativi alla produzione del kolossal cinematografico che ha avuto come iniziale set nientemeno che il Louvre. Possiamo ora entrare nel merito delle affermazioni di Dan Brown (e dei suoi predecessori), incominciando con quelle più «sostanziose», vale a dire quelle che sembrano all’apparenza minare le fondamenta stesse della religione cristiana e i suoi insegnamenti.
Secondo l’autore del Codice da Vinci, Gesù era sposato con la Maddalena, aveva avuto dei figli da lei prima di morire in croce. Il Nazareno non era «figlio di Dio», ma soltanto un grande profeta, un «maestro», trascinatore di folle, ma per nulla divino. Il quale avrebbe deciso di nominare la moglie quale fondamento della sua chiesa e guida spirituale della prima comunità cristiana. Non aveva però fatto i conti con gli agguerriti discepoli maschi, che non sopportando di vedersi sopravanzare e comandare da una donna, l’avevano esiliata, inventando di sana pianta un altro cristianesimo, più maschilista. Avevano cancellato ogni traccia del matrimonio tra Gesù e la Maddalena. L’imperatore Costantino aveva contribuito sensibilmente all’operazione, facendo scomparire i vangeli che provavano la verità e lasciando sopravvivere soltanto gli «innocui» testi di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, con la complicità della Chiesa, pronta a esprimersi con un voto, e un risultato a maggioranza risicata, nientemeno che sulla divinità del figlio di Dio.
Incominciamo innanzitutto con il parlare della formazione del testo evangelico, della differenza tra vangeli canonici e vangeli apocrifi, del momento in cui si è formato il «canone» del Nuovo Testamento. Con il termine canone, che in greco significa «misura», «regola», s’intendono i libri sacri ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. I quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni divennero «canonici» già nel II secolo dell’era cristiana, dunque parecchio tempo prima del Concilio di Nicea, tenutosi nel 325, che secondo Brown avrebbe ufficializzato la scelta. Il Canone Muratoriano, documento del tardo II secolo, contiene un elenco di libri canonici che include i quattro vangeli ed esclude altri scritti.
La parola «apocrifi», usata oggi per indicare i vangeli non canonici e dunque non riconosciuti dalla Chiesa, è sempre greca e significa «nascosti»: nel II secolo circolavano infatti scritti diffusi nei circoli gnostici cristiani che venivano denominati in quel modo, «apókryphoi». Lo gnosticismo («gnosis» significa «conoscenza») è un movimento filosofico-religioso molto articolato che ha avuto la sua massima diffusione tra il II e il III secolo. Gli gnostici credevano in un dualismo radicale, cioè in una differenza abissale tra Dio e la realtà materiale: lo spirito sarebbe, secondo questa visione, sostanzialmente estraneo all’universo e il rapporto con il mondo materiale non potrebbe contribuire in alcun modo all’elevazione spirituale dell’uomo.
Negli ultimi decenni, i vangeli apocrifi hanno conosciuto un grande successo: vengono studiati, letti, recensiti. Molti di questi sono testi che ripropongono l’essenziale dei fatti narrati nei canonici, infarcendoli però molto spesso di aneddoti ed episodi che mirano a stupire e risultano lontani anni luce dallo stile sobrio e cronachistico dei quattro evangelisti «ufficiali». Facciamo finta, per un momento, di non sapere nulla del canone, né degli autori dei canonici e degli apocrifi.
Facciamo finta, per un istante, di non conoscere la datazione più probabile dei primi e dei secondi e dunque di non porci il problema della loro maggiore o minore aderenza ai fatti narrati. Prendiamo in considerazione soltanto ed esclusivamente i testi così come sono, leggendoli senza alcun pregiudizio teologico, filosofico, esegetico. Fingiamo cioè di trovarci di fronte semplicemente alle pagine di due diversi libri: da una parte il «libro» formato dai quattro canonici; dall’altra il «libro» formato assemblando gli apocrifi. Esiste o non esiste una fondamentale differenza? Davvero sono simili, di uguale valore? Davvero si può affermare che gli apocrifi dicono la verità mentre i canonici la mistificano o la sublimano? Chiunque faccia la fatica di affrontare il paragone tra i due tipi di testo, deve riconoscere che esiste una differenza. Anzi, una bella differenza. Prendiamo soltanto un esempio, riferito ai vangeli dell’infanzia, che ci raccontano di Gesù bambino, della strage degli innocenti e della fuga in Egitto. Leggiamo nel vangelo di Matteo: «Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:“Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi».
L’evangelista non parla del viaggio, né della permanenza della sacra famiglia nel Paese dei faraoni. Ecco come, invece, l’autore del vangelo apocrifo detto dello «Pseudo Matteo» parla della fuga in Egitto:
«Giunti a una grotta, decisero di riposare sotto di essa, e Maria scese dalla giumenta e si sedette, tenendo in grembo Gesù. Ora, c’erano tre ragazzi che facevano il viaggio con Giuseppe e una ragazza con Maria. Ed ecco che all’improvviso uscirono dalla grotta molti draghi, vedendo i quali i ragazzi si misero a gridare per il grande spavento. Allora Gesù, sceso dal grembo di sua madre, si fermò ritto in piedi di fronte ai draghi e quelli lo adorarono, e dopo averlo adorato si allontanarono da loro. Così si adempì ciò che era stato preannunciato dal profeta Davide, che aveva detto: “Lodate il Signore della terra, o draghi, e tutti voi, o abissi”. E il piccolo Gesù, camminando davanti a loro, ordinò che non facessero del male a nessuno…Similmente lo adoravano i leoni e i leopardi e si accompagnavano con essi nel deserto: dovunque andavano Maria e Giuseppe, li precedevano indicando la strada e chinando il capo adoravano Gesù…
Nel terzo giorno dopo la loro partenza accadde che Maria nel deserto si stancò per il troppo ardore del sole, e vedendo un albero di palma disse a Giuseppe: “Vorrei riposare un poco alla sua ombra”. E Giuseppe si affrettò a condurla sotto la palma e la fece scendere dalla giumenta. Appena si fu seduta, guardando la chioma della palma, vide che era carica di frutti e disse a Giuseppe: “Desidererei, se fosse possibile, raccogliere di quei frutti di questa palma”…
Allora il piccolo Gesù, che con il volto sorridente riposava nel grembo di sua madre, disse alla palma: “Piegati, albero, e ristora mia madre con i tuoi frutti!”. E subito, a questa voce, la palma chinò la sua cima fino ai piedi di Maria, e da essa raccolsero frutti con cui tutti si saziarono…».
Draghi che vengono domati, belve feroci che indicano la strada, palme che si piegano... Un mondo fantasioso, mirabolante. Si tratta di testi che sono stati scritti con l’intento di rispondere alla curiosità della gente, che inventano laddove mancano testimonianze, che immaginano. Negli apocrifi il piccolo Gesù ci viene presentato come un «superman», che fulmina i bambini che lo disturbano mentre gioca e trasforma in capretti i compagni cattivi. Che contrasto con l’asciuttezza dei canonici, autentici capolavori letterari! In questi ultimi tutto è scarno. Non si cede mai alle fantasticherie. Non si tratta, dunque, di contenuti «scomodi» che vengono censurati, rispetto a quelli più innocui e corrispondenti alla dottrina vincente, al credo di chi nella Chiesa ha assunto il potere. Sono i testi stessi a mostrare la loro intrinseca differenza. Questo, lo ripetiamo, al di là di qualsiasi altra considerazione sul loro valore teologico.
C’è poi un’altra differenza, non di poco conto. I vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni sono stati scritti nel I secolo dell’era cristiana. È comunemente accettato dagli studiosi che la redazione di questi testi sia avvenuta tra il 70 e il 90 dopo Cristo. Per collocare temporalmente i tre vangeli «sinottici» (in questo modo vengono chiamati i vangeli di Matteo, Marco e Luca, che si possono leggere affiancati per abbracciare con il medesimo sguardo d’insieme, «synopsis», gli avvenimenti narrati), iniziamo col dire che il I vangelo sarebbe quello di Matteo, ma non nella versione greca da noi conosciuta, bensì in una più antica versione in aramaico, la lingua di Gesù: è stato scritto a Gerusalemme ed è un testo destinato ad annunciare la buona novella agli ebrei. Il vangelo di Marco, scritto in greco, è stato invece composto a Roma, mentre quello di Luca, anch’esso scritto direttamente in greco, è stato composto ad Antiochia.
Gerusalemme, Roma, Antiochia: abbiamo citato tre centri importantissimi dell’antichità. In ognuna di queste città ha predicato l’apostolo Pietro, dunque i vangeli canonici traggono la loro origine dalla diretta predicazione apostolica, dalle parole di coloro che avevano condiviso la vita con Gesù, vale a dire i testimoni oculari, gli unici che avevano visto tutto ciò che era accaduto, che avevano assistito ai fatti e avevano ascoltato le parole del messia. Ci sono anche studiosi che sulla base di nuove scoperte tendono ad avvicinare sempre di più l’epoca della stesura dei vangeli ai fatti che vi sono narrati e alla stessa predicazione di Cristo. Sappiamo che Gesù, sulla cui esistenza storica ormai quasi nessuno ha dubbi (a esclusione dello studioso inglese George A. Wells o di qualche personaggio del folklore nostrano), è morto tra l’anno 30 e l’anno 36 dell’era cristiana. Questa datazione è ottenuta incrociando le informazioni in nostro possesso riguardanti, per esempio, il periodo del sommo sacerdozio di Caifa e della permanenza di Ponzio Pilato in Giudea. Già nell’anno 56 viene situato il vangelo di Matteo nella sua versione in aramaico, quello di Marco e quello di Luca si situano verso l’anno 60 e comunque prima del 70, quando avviene la prima distruzione di Gerusalemme da parte dei romani.
Il vangelo di Giovanni, invece, è più tardo, ed è stato scritto verso l’80 dopo Cristo ad Efeso. Un frammento di papiro, denominato 7Q5, scoperto tra i rotoli di Qumran, nel Mar Morto, è stato identificato dal papirologo José O’Callaghan come un passo dell’evangelista Marco. Se questa attribuzione fosse vera, significherebbe che quel vangelo, scritto da un seguace di Pietro, è datato prima dell’anno 50 e ciò corrisponderebbe a un’antica tradizione, citata da Clemente d’Alessandria, secondo la quale la prima predicazione di Pietro a Roma sarebbe avvenuta già nell’anno 42.
Come si vede, si tratterebbe di una stesura del testo avvenuta in tempi molto ravvicinati rispetto ai fatti che espone. In ogni caso, anche lasciando da parte queste scoperte, sulle quali il dibattito scientifico è ancora aperto, e facendo notare che la storicità, la veridicità, l’attendibilità di un testo non sono per forza legate alla sua antichità, ma si deducono anche da una serie di elementi intrinseci, dobbiamo dire che i quattro evangelisti hanno raccolto dei testi scritti che erano già usati per la catechesi dalle prime comunità cristiane. C’erano cioè precedenti raccolte di «detti» di Gesù («loghia») e dunque, presupponendo l’esistenza di tradizioni scritte e orali andate perdute ma più antiche dei vangeli stessi, ci avviciniamo sempre di più agli eventi narrati potendo quasi attribuire a queste fonti – fatte le debite distinzioni – quasi il valore di cronache giornalistiche.
Ecco dunque un secondo, buon motivo per non mettere sullo stesso piano i quattro vangeli canonici e quelli apocrifi. «Per chi voglia avvicinarsi storicamente a Gesù», scrivono Gerd Theissen e Annette Merz nel libro-manuale Il Gesù storico (Queriniana, 2003), «le tradizioni sinottiche restano, già soltanto a motivo della loro consistenza quantitativa, le fonti decisive…».
Possiamo ora chiederci quali siano stati i rapporti di Gesù con le donne. Esse figurano come destinatarie del suo messaggio e quindi come «soggetti religiosamente responsabili» (Theissen-Merz, Il Gesù storico). La folla che si raccoglie nei villaggi all’arrivo del Nazareno, o che lo segue, è fatta di uomini e di donne. In questo caso, le fonti evangeliche sinottiche non confermano l’immagine di una donna che non deve uscire di casa, come invece pretendono altre fonti. Il messaggio di Cristo è volutamente diretto ai più poveri sul piano economico e alle donne socialmente più disprezzate, vale a dire le prostitute. A loro e ai pubblicani, Gesù promette (Matteo 21, 31 ss) l’accesso al regno dei cieli. Mentre secondo Luca (7, 36-50) Gesù consente a una prostituta di avvicinarsi a lui, di baciarlo e di cospargergli i piedi di olio profumato, interpretando questi gesti come espressione del suo amore e assicurando a lei il perdono di Dio. Inoltre, nel corso della sua vita pubblica documentata dagli evangelisti, Gesù guarisce numerose donne. E troviamo dei personaggi femminili, in un numero che doveva variare di volta in volta, anche tra i seguaci itineranti del Nazareno, così come troviamo donne predicatrici della Buona Novella cristiana dopo la morte e la resurrezione di Cristo. «I seguaci di Gesù che vivevano come carismatici itineranti, e quanti li accoglievano, formavano insieme la nuova famiglia di madri, sorelle, fratelli e figli – una familia Dei che condivideva case e campi, ma che viveva senza padre umano… Le gerarchie patriarcali non erano destinate a valere in questa società, dove invece si richiedeva a coloro che erano tradizionalmente privilegiati una rinuncia radicale alla propria condizione sociale…» (TheissenMerz, Il Gesù storico, p. 280). Gesù, nella sua predicazione e nelle sue parabole, sceglie molte volte personaggi femminili ed è evidente la sua critica implicita all’identificazione, nel linguaggio patriarcale, tra «uomo» e «maschio», nonché alla tendenza a simboleggiare Dio utilizzando categorie soltanto maschili.
Veniamo ora alla figura di Maria Maddalena. Si tratta di una delle sette donne che portano questo nome nel Nuovo Testamento. Ecco quali sono (seguiamo qui l’elenco proposto dal biblista protestante Darrell L. Bock, nel suo libro Il Codice da Vinci, verità e menzogne, ed. Armenia 2005): Maria, la madre di Gesù (Luca, 1, 30-31); Maria di Betania (Giovanni 11,1); Maria, la madre di Giacomo (Matteo 27,56); Maria la moglie di Cleofa (Giovanni 19,25); Maria, la madre di Giovanni e Marco (Atti degli Apostoli 12,12); una non meglio identificata Maria (Romani 16,6); Maria Maddalena, caratterizzata dal riferimento al paese natale, Magdala (Luca 8,2). Cominciamo col dire che il nome «Maria» («Miryam») era all’epoca molto diffuso. Notiamo inoltre come le varie Maria citate negli scritti neotestamentarie vengano riconosciute con ulteriori specificazioni legate alla loro funzione di madri o di mogli. Sono riferimenti riconducibili comunque a figure maschili, tipici di una società patriarcale quale quella della società ebraica del I secolo. Ebbene, la Maddalena, la donna che apparteneva al gruppo di seguaci di Cristo, in questi testi viene caratterizzata non per la sua relazione con qualcuno («madre di…», «moglie di…») ma per la sua provenienza geografica, vale a dire Magdala, che dovrebbe corrispondere all’attuale Migdal, nei pressi del mare di Galilea, in Israele. Perché dunque gli evangelisti non ci dicono che essa era «moglie di Gesù»? Dan Brown, lo abbiamo visto, ha già la risposta pronta: non possiamo sperare di trovare la «verità» sulla storia d’amore tra Gesù e la Maddalena negli scritti canonici approvati dalla Chiesa, perché quest’ultima, complice l’imperatore Costantino, ha scelto e ufficializzato proprio gli scritti nei quali questo segreto non veniva svelato, al fine di poter perpetuare il suo potere e presentarci un Gesù celibe e una prima comunità tutta maschile. Per l’autore del Codice da Vinci, conta poco dunque il fatto che i quattro vangeli canonici siano considerati quelli più temporalmente vicini ai fatti narrati, mentre gli altri, gli apocrifi, sono molto più tardi e marginali.
Ma continuiamo il nostro viaggio. Nei vangeli canonici Maria non compare mai da sola in compagnia di Gesù, se non una volta. È tra i seguaci del Nazareno, lo abbiamo detto, insieme ad altre donne. È ai piedi della croce, insieme ad altre donne (le quali vengono sempre citate definendo la loro relazione di madri o di mogli, mentre per la Maddalena ci si riferisce sempre e solo al suo essere di Magdala); la ritroviamo tra coloro che assistono alla deposizione, anche in questo caso mescolata ad altre donne e mai in posizione isolata o preminente. La vediamo infine tra le donne che la mattina di Pasqua, all’alba, si recano al sepolcro per ungere il corpo e compiere quelle lamentazioni che non avevano potuto fare il venerdì, a causa dell’inizio del riposo sabbatico coincidente con il tramonto. In Giovanni (20, 11-18), ritroviamo infine e finalmente l’unico episodio che racconta della Maddalena da sola con Gesù. Tutto accade quella stessa mattina del giorno di Pasqua.
«Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa, allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbuni!”, che significa Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre...”».
Come si può ben vedere, non stiamo propriamente descrivendo un incontro galante. L’abbraccio della Maddalena a Gesù, che quel «non mi trattenere» fa chiaramente intuire, non è legato a una particolare relazione amorosa tra la donna e il Nazareno, quanto alla sua gioia e alla sorpresa di vedere davanti a lei, vivo e vegeto, colui che sapeva morto in croce e deposto nel sepolcro. «Maria era una discepola e seguace itinerante di Gesù fra un gruppo di altre donne», scrive Darrell L. Bock. «Non è mai stata legata a lui in alcun altro senso. Benché altre donne fossero associate a figure maschili a causa di vincoli di parentela, Maria non lo era. Fu solo testimone della crocifissione, della sepoltura e della resurrezione. Nient’altro».
Noi sappiamo, però, che queste spiegazioni non bastano al «complottista» Dan Brown. Perché, nel Codice da Vinci, per «provare» il matrimonio tra Cristo e la Maddalena, vengono citate altre fonti. Fonti nascoste, sfuggite alla furia distruttrice della Chiesa primitiva. Esaminiamole, dunque, queste fonti, dalle quali si evincerebbe senza tema di smentita la relazione tra i due. Nel romanzo Teabing e Langdon spiegano a Sophie Neveu che il matrimonio fra Gesù e la Maddalena è «storicamente documentato» e che la prova sta nei vangeli gnostici, per esempio, nel «Vangelo di Filippo». Si tratta di un testo rinvenuto nel 1945 presso Nag Hammadi, in Egitto, insieme con una intera collezione di scritti gnostici, in lingua copta, e che risale alla seconda metà del III secolo. È dunque più vecchio di almeno centocinquanta-duecento anni rispetto al vangelo canonico considerato più tardo, vale a dire quello di Giovanni. Su quali basi l’autore di questo testo l’avrà redatto? Perché mai dovremmo preferirlo ai testi canonici? Un mistero che Dan Brown non svela, limitandosi a passare oltre.
Le affermazioni dei personaggi del Codice da Vinci lasciano inoltre pensare che esista un testo bello, pulito e chiaro di questo «vangelo di Filippo». Peccato che, invece, le cose non stiano affatto così. Riportiamo i versetti 63,33-36, quelli centrali che descrivono il bacio tra Maria e il Nazareno:
«…la compagna del [Signore] è Maria Maddalena. [Il Signore amava lei] più di [tutti] i discepoli [e spesso] le dava un bacio sulla [bocca]». Che cosa significano tutte quelle parentesi quadre che spezzettano il frammento di testo? Significano che le parole tra parentesi sono state «ricostruite», perché il testo era lacunoso. Non c’era, era deteriorato, non si leggeva. Vale a dire che se ci fermassimo soltanto alle parole che sono arrivate intellegibili a noi, avremmo questo testo:
«…la compagna del… è Maria Maddalena. … più di … i discepoli … le dava un bacio sulla …». Molto chiaro, vero? È prassi comune per gli studiosi formulare ipotesi che permettano la ricostruzione di un testo antico lacunoso e non possiamo affatto escludere che le parole originali di questo vangelo gnostico di Filippo siano davvero quelle ricostruite. Ma non possiamo escludere che siano possibili altre soluzioni. Per esempio, quel «bacio» potrebbe essere stato dato sulla fronte o sulla guancia. Non è del tutto arbitrario trarre da un testo così tardo e lacunoso la «prova» (prova?) del matrimonio tra Cristo e la Maddalena? Tanto più che neanche in questo caso si parla di matrimonio? Perché mai, allora, Dan Brown propende con tale sicurezza verso il bacio sulla bocca, che sarebbe indicatore di una relazione amorosa? Questa interpretazione non è di Brown, ma di una studiosa, Karen King, docente all’università di Harvard, la quale, nel libro The Gospel of Mary of Magdala propende per il bacio sulla bocca per analogia con un altro passo del vangelo gnostico di Filippo (versetti 58, 34; 59,4) dove si parla esplicitamente di un bacio sulla bocca come segno di fratellanza tra i credenti. Il baciarsi ha il significato gnostico di accogliere nell’intimo gli insegnamenti spirituali impartiti: «…dalla bocca, [poiché] se il Logos viene da quel luogo, egli nutre dalla sua bocca e sarà perfetto. Il perfetto, infatti, concepisce e genera per mezzo di un bacio. È per questo che noi ci baciamo l’un l’altro. Noi siamo fecondi dalla grazia che è in ognuno di noi». Al lettore non sarà sfuggito che anche in questo caso, pur trovandoci di fronte a un inequivocabile bacio sulla bocca, questo non ha nulla a che vedere con una relazione amorosa tra chi se lo scambia: si tratta cioè di un segno di fratellanza, come quello dato sulla guancia. Anche se dunque correggessimo il testo lacunoso sulla base di questo passo successivo, e ipotizzassimo che il bacio di Gesù alla Maddalena sia stato dato sulla bocca, esso non avrebbe – lo si deduce chiaramente dal contesto – alcuna valenza sessuale.
Anche il vocabolo usato per indicare la Maddalena, «compagna», nel «vangelo di Filippo» è una traslitterazione in copto del termine greco «koinonos». «Questa parola», osserva Darrell L. Bock «può significare “moglie” o “sorella” in senso spirituale. Ma non è questo il termine usato in maniera specifica o comunemente per “moglie”, che in greco dovrebbe essere “gyne”». Nulla, insomma, indica un matrimonio o una relazione amorosa.
Dov’è, dunque, la «prova» di Dan Brown? Manca clamorosamente all’appello.
Esaminiamo ora un altro testo, questa volta tratto dall’apocrifo «vangelo di Maria Maddalena», dove si parla di una rivalità tra Pietro e la discepola. Ecco il passo (17, 10-18,21):
«Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: “Dite che cosa pensate di quanto ella ha detto. Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto ciò. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente insegnamenti diversi”.
Riguardo a queste cose parlò anche Pietro. Egli interrogò in merito al Salvatore: “Ha egli forse parlato realmente in segreto e non apertamente a una donna, senza che noi lo sapessimo? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?”.
Maria allora pianse e disse a Pietro: “Pietro, fratello mio, che cosa credi dunque? Credi tu che io l’abbia inventato in cuor mio, o che io menta riguardo al Salvatore?”.
Levi replicò a Pietro dicendo: “Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come [fanno] gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa degna, chi sei tu che la respingi? Non v’è dubbio, il Salvatore la conosce bene. Per questo amava lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunciare il vangelo senza emanare un’ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore”».
Da questo brano emerge che la Maddalena aveva avuto da Cristo una rivelazione che gli altri non avevano ricevuto. Osserva Darrell L. Bock: «Maria era inquieta e ferita dalla sfida di Pietro, ma Levi (probabilmente identificabile con Matteo) giunge a difenderla: il Signore ha scelto lei per questo ruolo specifico; l’ha resa degna e inoltre la conosceva bene. L’implicazione è che Gesù la conosceva abbastanza bene da sapere se fosse degna di ricevere una rivelazione autonoma. Da quella conoscenza derivava lo straordinario amore di Gesù: nessun richiamo a legami familiari. Maria era semplicemente beneficiaria di una speciale rivelazione da parte di Gesù. Il testo non indica nient’altro, tranne che Gesù apparve solo a lei».
Anche prendendo per buono e veritiero questo testo che – non ci stanchiamo di ripeterlo – è molto più tardo rispetto ai vangeli canonici, ci possiamo chiedere in tutta franchezza dove sia la «prova» che Gesù fosse sposato con la Maddalena. Da che cosa lo deduce Dan Brown? Quali arcani misteri è riuscito a scoprire l’autore del Codice da Vinci dietro queste pagine, che a noi comuni mortali invece sfugge? La realtà è che nemmeno dagli apocrifi più strani, dai testi gnostici meno ortodossi, noi riusciamo a ricavare un puntello per la strampalata teoria del matrimonio di Gesù e del conseguente «sangreal», vale a dire della discendenza di Cristo e della Maddalena. Ci sono soltanto quei due passi, soltanto quei due testi piuttosto tardi, che certamente non bastano nemmeno a puntellare la tesi di Dan Brown.
Secondo il Codice da Vinci, la spietata Chiesa delle origini avrebbe cancellato ogni traccia di questa donna e del principio femminile, tradendo in questo modo il mandato di Cristo. Stanno davvero così le cose? Davvero la prima comunità si è sbarazzata del «principio femminile»? Non si direbbe proprio, dato che proprio a una donna, Maria, la madre di Gesù, viene tributato un culto antichissimo ed è lei, una ragazza ebrea, a essere considerata il «vertice» della creazione. Proprio il culto mariano, rintracciabile nelle antiche iscrizioni e nei graffiti della grotta di Nazaret, scoperti in tempi relativamente recenti, vanifica le elucubrazioni di Dan Brown. L’elemento femminile non è affatto censurato, dunque. E proprio la valorizzazione della figura della Madonna rende piuttosto improbabile che invece di un’altra donna – la quale sarebbe stata addirittura la compagna di Gesù – si siano potute cancellare completamente le tracce, trasformandola da guida prescelta della comunità in personaggio secondario, seppure lasciandole il «primato» dell’iniziale apparizione del risorto. Se davvero Maria di Magdala fosse stata la moglie di Gesù, sarebbe stata adeguatamente celebrata, così com’è avvenuto per la madre del Nazareno.
Dan Brown, nel suo romanzo, a un certo punto fa dire a Teabing: «Poiché il suo nome era proibito dalla Chiesa, Maria Maddalena divenne nota sotto vari pseudonimi: il Calice, il Santo Graal, la Rosa…». Peccato che Santa Maria Maddalena sia venerata come tale, e con il suo vero nome, proprio dalla Chiesa cattolica, che ne festeggia la memoria liturgica il giorno 22 giugno. Ci sono poi almeno quattordici sante canonizzate che portano questo nome in onore della donna alla quale Gesù apparve appena risorto.
È giunto il momento, ora, di affrontare un altro tema di capitale importanza, collegato al precedente. Lasciamo perdere, per un momento, gli apocrifi gnostici che parlano di Gesù e della Maddalena, dai quali, come abbiamo visto, non si evince affatto l’esistenza di un matrimonio o di una relazione tra Gesù e la Maddalena. E chiediamoci: il Nazareno era sposato? La questione non è affatto secondaria, perché, nel Codice da Vinci si legge, a tale proposito, che Gesù «doveva» essere sposato, perché la cultura religiosa dell’epoca non prevedeva la figura del rabbino celibe e il celibato non era una condizione vista favorevolmente.
Nel sito www.beliefnet.com è stato pubblicato un dibattito sui problemi sollevati dal romanzo e uno studioso, John Dominic Crossan, interpellato sul possibile matrimonio di Gesù, ha risposto in modo ironico: «Esiste un antico e rispettabile principio nell’ambito dell’esegesi biblica che stabilisce che se qualcosa assomiglia a un’anatra, cammina come un’anatra e starnazza come un’anatra allora deve trattarsi di un cammello travestito. Applichiamo il principio alla domanda. Non ci sono prove che Gesù fosse sposato (assomiglia a un’anatra); molteplici indicazioni lo smentiscono (cammina come un’anatra); e nessuno dei testi più antichi lascia intendere che avesse moglie e figli (starnazza come un’anatra)… dunque doveva essersi sposato di nascosto (cammello travestito)».
«Per un certo verso – commenta Darrell L. Bock, nel suo Il Codice da Vinci, verità e menzogne – la domanda mi colpisce per la sua incongruità, dal momento che quasi tutti sostengono che Gesù era talmente assorbito dal suo magistero che rimase celibe». L’ironia di Crossan è determinata dal fatto che per taluni studiosi, ai vangeli, alla storia della vita di Gesù, vanno applicati criteri interpretativi che nulla hanno a che fare con i metodi scientifici usati per esaminare e analizzare ogni altro personaggio storico. I dubbi che vengono insinuati su ogni versetto evangelico, il fatto che diversi esegeti di grande fama arrivino a considerare non storica più della metà dei vangeli canonici, lascia spesso sconcertate altre categorie di esperti, come per esempio gli storici e in particolare gli storici che si occupano dell’epoca romana.
Un indizio di questo è la necessità – postulata da molti biblisti – di dover supporre che sia trascorso un certo lasso di tempo (preferibilmente molto tempo) tra gli avvenimenti narrati nei vangeli e la stesura dei testi che li raccontano: diventa così protagonista del vangelo la prima comunità cristiana, che redigendo e intervenendo su quei testi, li avrebbe più o meno «manipolati» a prescindere dai fatti stessi, inserendovi materiali che nulla hanno a che vedere con la storia e che sono invece finalizzati alla catechesi.
Un esempio. Sulla base degli studi più recenti, sugli «echi» del racconto evangelico nella letteratura romana del I secolo, la professoressa Marta Sordi, dell’Università Cattolica di Milano, ha affermato: «L’annuncio pasquale, così come ci è raccontato dagli evangelisti, non è una tardiva costruzione della comunità cristiana, ma sembra circolasse già in forma compiuta nella Roma imperiale del I secolo. Ancora una volta, dunque, ci troviamo di fronte a indizi che tendono a mettere in discussione la datazione ritenuta più probabile per la stesura dei quattro Vangeli. Qui entriamo in un campo che non ha più a che fare con la ricerca storica, con le fonti, con la paleografia e la papirologia. Qui entra in gioco un dibattito interno al mondo cristiano: per molti biblisti ed esegeti è infatti indispensabile supporre un tempo adeguato durante il quale la comunità cristiana avrebbe dato vita e forma al racconto evangelico. Per me, invece, il Vangelo di Marco è stato redatto attorno al 42, come affermavano importanti scrittori cristiani del II secolo, quali Papia vescovo di Gerapoli e Clemente d’Alessandria. Dunque una decina di anni dopo i fatti che narra. E l’eco del racconto evangelico che ritroviamo nella letteratura latina ci dovrebbe far supporre che questi testi fossero già completi diverso tempo prima rispetto all’epoca in cui vengono solitamente datati. Come storico, non ho il problema di dover supporre un tempo adeguato per l’intervento della comunità cristiana».
Abbiamo citato questo particolare perché si inserisce bene nell’ironica osservazione di Crossan.
Eppure, ritornando al nostro problema, il possibile matrimonio di Gesù è un argomento che non ha appassionato particolarmente gli esegeti. Gli studiosi sono infatti piuttosto concordi nell’affermare che il Nazareno fosse celibe e si tratta di uno dei pochi argomenti sul quale quasi tutti si dicono d’accordo. Dunque l’esempio dell’anatra e del cammello travestito, in questo caso, non è propriamente azzeccato, a meno di non mettere sullo stesso piano le obiezioni di studiosi di fama con le leggende accreditate da qualche setta esoterica e ripescate da Dan Brown.
Innanzitutto, dobbiamo precisare che non esiste alcuna prova del fatto che Gesù fosse sposato: non ci sono testi extra-evangelici che lo sostengano e gli stessi apocrifi gnostici, scritti un paio di secoli dopo Gesù, come abbiamo visto non raccontano affatto di una «liaison» tra Cristo e la Maddalena, ma accennano in un caso a un bacio alquanto confuso e carico di significati simbolici (senza riferimenti amorosi), e in un altro di un dissidio tra i primi discepoli per una «rivelazione» che Gesù avrebbe fatto a lei e non a loro. Non ci sono fonti antiche, esterne ai vangeli, che ci raccontano una storia diversa. Ovviamente non siamo neanche in possesso di un testo che ci attesti senza ombra di dubbio il fatto che Gesù fosse celibe.
Ma dobbiamo porci una domanda, a partire proprio dal testo evangelico. Marco, Matteo, Luca e Giovanni non presentano affatto, nei loro scritti, la condizione del celibato come «superiore» rispetto a quella degli uomini e delle donne sposate. Pietro era sposato (Gesù a Cafarnao guarì sua suocera), così come lo erano molti dei primi discepoli di Cristo. Dalle pagine dei vangeli, la figura del Nazareno ci viene presentata in tutta la sua umanità: mangia e beve, partecipa alle feste, si fa invitare in casa a cena dagli amici, prova dolore per la morte delle persone a cui vuole bene. Insomma, il suo essere figlio di Dio non rappresenta una diminuzione della sua natura umana. Perché mai, se fosse stato sposato, gli evangelisti non avrebbero dovuto annotarlo nei loro scritti? Per quale motivo avrebbero dovuto censurare questa sua caratteristica, nascondendola, facendola sparire? E per quale motivo avrebbero dovuto fare lo stesso anche altri autori, magari non appartenenti alla comunità cristiana? Anche se Gesù fosse stato sposato, questo fatto non avrebbe sminuito la sua pretesa divinità, quella divinità che in realtà – secondo Dan Brown – non esisteva ma che sarebbe stata costruita a tavolino da Costantino e dal Concilio di Nicea. Non si comprende, dunque, per quale motivo si sarebbe dovuto nascondere il matrimonio di Cristo, se questo davvero fosse esistito. Non vi sono dunque ragioni «teologiche» per giustificare l’inesistente complotto adombrato dal Codice da Vinci.
Ci sia permessa ora una piccola digressione, dedicata non direttamente al romanzo di Dan Brown, ma alla sua «musa ispiratrice», vale a dire al libro di Baigent, Leigh e Lincoln, The Holy Blood and the Holy Grail, pubblicato per la prima volta nel 1982 e attualmente disponibile con il titolo Il Santo Graal nella collana economica dei «Miti» Mondadori. I tre autori (due dei quali, lo ricordiamo, hanno citato in giudizio Brown accusandolo di aver sostanzialmente copiato le loro teorie), offrono un altro presunto appiglio alla condizione di uomo sposato di Gesù, riferendosi alle nozze di Cana. Vale la pena di riportare uno stralcio del loro libro, in modo che il lettore possa farsi un’idea più precisa di quali siano le «fonti» a cui ha attinto il fortunato autore del Codice da Vinci.
«Nel Quarto Vangelo c’è un episodio relato a un matrimonio che potrebbe essere appunto quello di Gesù. È l’episodio delle nozze di Cana, decisamente molto noto. Tuttavia, pone certi problemi salienti che meritano un’attenta considerazione («episodio relato»? Un’attenta considerazione meriterebbe innanzitutto la traduzione dell’edizione italiana, non certo brillante, nda). Secondo il racconto del Quarto Vangelo, le nozze di Cana sembrerebbero una modesta cerimonia locale, un tipico matrimonio di paese, e la sposa e lo sposo restano anonimi. A queste nozze Gesù è specificamente “invitato”, il che è un po’ strano, forse, perché non aveva ancora iniziato il suo magistero. Ancora più strano, però, è il fatto che c’era anche sua madre; e la presenza della madre sembra data per scontata. Di certo non viene spiegata in nessun modo. Ma c’è di più. È Maria che non soltanto suggerisce al figlio di provvedere altro vino ma praticamente glielo ordina. Si comporta esattamente come se fosse la padrona di casa: “Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Giovanni 2,3-4). Maria, però, per nulla turbata, non bada alla protesta del figlio: “La madre dice ai servi: Fate quello che vi dirà”. I servitori obbediscono prontamente, come se fossero abituati a ricevere ordini da Maria e Gesù. Sebbene Gesù cerchi di eludere la sua richiesta, Maria ottiene ciò che desidera: Gesù compie il suo primo grande miracolo, la trasmutazione dell’acqua in vino. A quanto ci fanno sapere i Vangeli, in precedenza non ha mai mostrato i suoi poteri; e Maria non avrebbe neppure motivo di presumere che li possieda. Ma anche se lo sapesse, perché quei doni, unici e sacri, dovrebbero venire usati per uno scopo tanto banale? Perché Maria dovrebbe rivolgere al figlio una richiesta del genere? E soprattutto perché i suoi “ospiti” invitati a un matrimonio dovrebbero assumersi la responsabilità di provvedere al necessario, una responsabilità che per tradizione spetta al padrone di casa? A meno che, naturalmente, le nozze di Cana siano le nozze di Gesù. In tal caso, sarebbe stato suo compito fornire il vino. C’è un altro indizio che induce a pensare che le nozze di Cana siano le nozze di Gesù. Subito dopo il miracolo, “il maestro di tavola chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”… Queste parole sembrerebbero chiaramente rivolte a Gesù. Secondo il Vangelo, tuttavia, sono rivolte allo “sposo”. Una conclusione ovvia è che Gesù e lo “sposo” siano la stessa persona».
Conclusione ovvia? Abbiamo riprodotto il brano tratto da The Holy Blood and the Holy Grail, proprio perché tutti si potessero rendere conto di quali elucubrazioni siano alla base del Codice da Vinci. Dunque, ricapitoliamo: non esistono vangeli, canonici o apocrifi, che parlino del matrimonio di Gesù. Neanche i brani tardivi e appartenenti alla tradizione gnostica lo fanno. Ecco allora che i nostri autori pensano di rintracciare la «prova» del matrimonio di Cristo addirittura nelle nozze di Cana. Innanzitutto possiamo chiederci perché mai Gesù si sia sposato a Cana: Migdal, la città d’origine della Maddalena, sorge a circa otto chilometri a nord di Tiberiade, sul mare di Galilea, mentre Gesù, lo sappiamo, era il Nazareno, perché abitava a Nazaret. Al momento in cui avvengono le nozze di Cana, egli aveva già incontrato i primi discepoli. Cana non è molto distante da Nazaret, ma l’ipotesi di Baigent, Leigh e Lincoln rimane davvero oscura. Perché Cana di Galilea? Leggiamo meglio un passo decisivo del vangelo di Giovanni, che, unico tra i quattro estensori dei testi canonici, descrive l’episodio.
«Tre giorni dopo (il riferimento temporale è quello all’incontro tra Gesù e Natanaele, seguito al battesimo sul Giordano e al primo incontro tra il Nazareno e i primi due discepoli, Andrea, fratello di Pietro, e Giovanni, lo stesso evangelista, nda) ci fu una festa di nozze in Cana di Galilea e c’era là la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli…».
L’evangelista è molto esplicito e davvero la sua descrizione non si presta ai doppi sensi proposti dai tre autori di The Holy Blood and the Holy Grail. Gesù viene invitato insieme ai suoi discepoli. Maria non si comporta da «padrona di casa», ma chiede aiuto al figlio, riesce a «strappargli» quel prodigio, senza il quale i veri padroni di casa avrebbero fatto una pessima figura con i numerosi ospiti. Quello che l’evangelista Giovanni non dice e non descrive, tra le parole di Gesù e l’ordine di Maria ai servi, è il gioco degli sguardi che dev’essere avvenuto in quel momento tra madre e figlio. E il figlio, che stando al testo greco non aveva alcuna intenzione di manifestare il suo potere in quell’occasione, lo fa perché la madre glielo ha chiesto. È probabile che Maria stesse aiutando le donne che si occupavano del banchetto. Gli sposalizi, all’epoca, erano delle feste che coinvolgevano l’intero paese e la Madonna si dev’essere accorta che il vino stava finendo. Non si capisce proprio da dove possa essere tratta la «conclusione ovvia» dei tre ispiratori di Dan Brown. I quali, tra l’altro, scrivono che Maria non avrebbe motivo di sapere che il figlio poteva fare miracoli: davvero strano, se pensiamo che la Madonna – stando al racconto evangelico – sapeva: 1) di aver portato in grembo il figlio di Dio, 2) che quel figlio era stato concepito per opera dello Spirito Santo, 3) che quel figlio era il messia atteso da Israele, 4) che quel figlio all’età di dodici anni era in grado di ammaestrare i sacerdoti del tempio di Gerusalemme.
Ma c’è un’altra considerazione, questa sì ovvia, che possiamo fare. Dimentichiamo per un attimo l’episodio e usiamo soltanto la logica. Secondo Baigent, Leigh e Lincoln, Giovanni adombra il matrimonio di Gesù, ma evidentemente non vuole esplicitare che si tratta delle nozze tra il Nazareno e la Maddalena (che hanno scelto il territorio «neutro» di Cana per questa celebrazione). Egli appartiene dunque a quei discepoli intenzionati a mettere il silenziatore all’evento, a nascondere il matrimonio, a ridimensionare la figura della «moglie» di Gesù, alla quale lo stesso Cristo avrebbe affidato, secondo la teoria dei tre autori consacrata da Dan Brown, la guida della stessa Chiesa.
Dobbiamo però chiederci per quale motivo Giovanni, invece di «mascherare» questo episodio, non lo abbia semplicemente cassato. Perché mai lo avrebbe descritto, se avesse saputo che le nozze di Cana erano in realtà quelle tra Gesù e la Maddalena? Perché mai avrebbe rischiato di far emergere questa scomoda «verità», faticosamente nascosta dalla prima comunità cristiana tutta intenta non all’annuncio della Buona Novella, ma alla caccia alla Maddalena e alla sua stirpe di «sangreal»? Nulla costringeva Giovanni, da tutti considerato l’autore canonico che scrive per ultimo, a citare nei particolari l’evento di Cana, il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, il primo prodigio che manifesta il potere di Gesù, all’inizio della sua vita pubblica. Tanto più che questo episodio non è presente in Marco, Matteo e Luca, vale a dire i tre «sinottici». Sarebbe bastato semplicemente non parlarne. È poi davvero curioso che questo evento, così rivelatore del matrimonio di Gesù con la Maddalena, non compaia nei vangeli apocrifi o gnostici, nei vangeli «segreti», frutto di tradizioni tardive e secondarie, e di redazioni lontane secoli dai fatti descritti. La «prova» del matrimonio del Nazareno sarebbe stata dunque citata solo da Giovanni, inspiegabilmente. Non dimentichiamoci, poi, di quanto abbiamo affermato nelle pagine precedenti: lo stesso presupposto della teoria di Dan Brown, vale a dire la volontà di manifestare una superiorità del celibato rispetto alla vita matrimoniale, non emerge affatto dai racconti evangelici. Se davvero a Cana si fosse sposato Gesù, l’evangelista Giovanni lo avrebbe semplicemente descritto. Se non l’ha fatto, e se nessuno degli altri autori dei vangeli canonici l’ha fatto, se nessuno dei testi a noi pervenuti parla delle nozze di Cristo, non è un’«ovvia conclusione» quella di affermare che queste nozze evidentemente non si sono mai verificate?
Alla festa di nozze, a Cana, Maria è invitata insieme a Gesù. Abbiamo detto che queste feste coinvolgevano tutto il paese, e dunque si spiega facilmente il fatto che insieme al Nazareno vi abbiano preso parte anche i suoi discepoli, da lui incontrati pochi giorni prima. È davvero contorto immaginare che essi abbiano preso parte alla festa di nozze del loro «maestro» ma che abbiano voluto cancellare questo evento e tutti gli altri indizi o «prove» di quel matrimonio, vale a dire del rapporto che avrebbe legato Cristo alla Maddalena.
Ciò che invece emerge dal brano evangelico, poi, è ben altro. Ci sia permesso di citare un’omelia di Sant’Agostino, dedicata al miracolo delle nozze di Cana (Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 8, 3):
«Di fronte a tanti prodigi compiuti per mezzo di Gesù Dio, c’è da meravigliarsi se l’acqua è mutata in vino per mezzo di Gesù uomo? Diventando uomo, egli non ha cessato di essere Dio: si è aggiunto l’uomo, non è venuto meno Dio. Chi ha compiuto questo prodigio è colui che ha creato tutte le cose. Non dobbiamo meravigliarci che Dio abbia fatto questo, ma piuttosto ringraziarlo perché lo ha fatto in mezzo a noi, e per la nostra salvezza. Attraverso le stesse circostanze egli ci vuole suggerire qualcosa, poiché ritengo che non senza una ragione il Signore intervenne alle nozze. A parte il miracolo, il contesto stesso adombra qualche mistero, qualche sacramento. Bussiamo perché ci apra e c’inebri del vino invisibile. Anche noi eravamo acqua e ci ha convertiti in vino, facendoci diventare sapienti; gustiamo infatti la sapienza che viene dalla fede in lui, noi che prima eravamo insipienti. Credo sia proprio mediante la sapienza – non disgiunta dall’onore reso a Dio, dalla lode della sua maestà e dall’amore della sua potentissima misericordia – che potremo pervenire all’intelligenza spirituale di questo miracolo».
Rimane ancora da affrontare il problema della tradizione ebraica, quelle usanze secondo le quali un uomo come Gesù, un «rabbi», non poteva certo rimanere celibe. Come faceva infatti a essere celibe se quella cultura non contemplava questa possibilità?
«Gesù come uomo sposato ha infinitamente più senso che come scapolo», dice Teabing a Sophie Neveu, in una pagina del Codice da Vinci. E alla domanda della poliziotta crittografa sul perché di questa affermazione, ecco come risponde il professore nel romanzo: «“Perché Gesù era ebreo”… Secondo i costumi ebraici, il celibato era condannato e ogni padre aveva l’obbligo di trovare per il figlio una moglie adatta. Se Gesù non fosse stato sposato, almeno uno dei vangeli della Bibbia avrebbe accennato alla cosa e avrebbe fornito una spiegazione di quella innaturale condizione di celibato». Vediamo pure come trattano l’argomento gli ispiratori di Brown, nel loro The Holy Blood and the Holy Grail: «Se Gesù non predicava il celibato, non vi è neppure motivo di supporre che lo praticasse. Secondo il costume ebraico del tempo, era non soltanto usuale, ma quasi obbligatorio, che un uomo si sposasse… Per un padre ebreo, trovare una moglie al proprio figlio era obbligatorio quanto provvedere a farlo circoncidere. Se Gesù non fosse stato sposato, questo fatto avrebbe suscitato un notevole scalpore. Avrebbe attirato l’attenzione, e sarebbe stato usato per caratterizzarlo e identificarlo… L’assenza di riferimenti in proposito indicherebbe che Gesù, per quanto riguardava il celibato, seguisse le convenzioni dei suoi tempi e della sua cultura: indicherebbe, insomma, che era sposato. Solo questo potrebbe spiegare in modo soddisfacente il silenzio dei Vangeli al riguardo».
Cominciamo col dire che Gesù avrebbe potuto benissimo scegliere di non conformarsi alla mentalità dell’epoca e sappiamo che in taluni casi ha preso posizioni di aperta sfida a quella mentalità. «Proprio come sarebbe sbagliato ritrarre Gesù come qualcuno totalmente “in discontinuità” dal giudaismo dei suoi giorni, così è discutibile, alla luce del materiale autentico dei vangeli, ritrarlo sempre in accordo con il suo ambiente giudaico. Non sarebbe stato crocifisso se fosse stato tanto conformista», scrive John P. Meier nel suo Un ebreo marginale (vol. 1, Queriniana 2002, p. 329). Inoltre, ci si deve chiedere con quale corrente o con quale tendenza del giudaismo del I secolo Gesù fosse «in continuità» o «in discontinuità», dato che stiamo parlando di una realtà ricca, variegata e complessa. Non possiamo dunque essere certi, a priori, che la considerazione negativa sul celibato attraversasse tutte le correnti del giudaismo, da quella farisaica a quelle profetiche e apocalittiche.
Ma c’è di più. Anche in questo caso Dan Brown sembra proprio rifilare ai suoi lettori l’ennesima leggenda. Egli vuole infatti far credere che, non avendo trovato vere «prove» del matrimonio con la Maddalena, questo dovesse esistere sulla base di un ragionamento di principio: «doveva» essere sposato, perché tutti lo erano, perché così si usava allora, perché non poteva essere altrimenti. «Doveva» essere sposato perché se non lo fosse stato, gli evangelisti l’avrebbero sottolineato; perché rimanere celibi, all’epoca, non si poteva proprio. Perfetto, lineare, convincente. Peccato che sia, semplicemente, falso.
Vediamo subito il perché. È vero che esisteva un detto rabbinico, attribuito a rabbi Eliezer ben Ircano, tannaita del periodo 70-135 dopo Cristo, che recita: «Chi rifiuta di procreare è simile a un omicida». Ma all’epoca di Gesù non erano così rare le eccezioni. Pensiamo, per esempio, agli esseni, alla comunità che viveva a Qumran, sul Mar Morto. Plinio il Vecchio (che com’è noto non è un evangelista né un autore «canonico»…) scrive che essi vivevano senza donne e senza praticare l’amore con esse («Sine ulla femina, omni venere abdicata», Nat. Hist 5, 73) e dunque senza procreare discendenza. Anche Flavio Giuseppe, lo storico ebreo naturalizzato romano, nel libro Antichità Giudaiche (18, 20) parla di un gruppo di esseni spiegando che «presso di loro il matrimonio è spregiato». Ecco che cosa scrive questo autore:
«Merita inoltre tutta la nostra ammirazione il fatto che (gli esseni, nda) superino, quanto a rettitudine, tutti gli altri uomini che si dedicano alla pratica della virtù; e in tale misura che non si è mai visto alcuno, sia pure per breve tempo, né fra i greci né fra i barbari, che fosse in grado di resistere a lungo fra di loro. Il che è dovuto alla pratica che impone di condividere i loro beni personali; cosicché il ricco non gode della propria ricchezza più di quanto non ne goda chi non possiede nulla. Vi sono all’incirca quattromila uomini che vivono in questo modo, e né si sposano con donne né desiderano tenere servitori; dal momento che pensano che le prime portino gli uomini all’iniquità e i secondi siano fonte di discordie domestiche; ma, dato che vivono da soli, si assistono l’un l’altro».
E lo stesso Filone di Alessandria, filosofo ebreo del I secolo, esponente del sincretismo filosofico-religioso che tentava di conciliare la filosofia ebraica con il pensiero greco, parlando dei «terapeuti», afferma che essi amavano una vita libera da vincoli familiari: «Una volta dunque che si sono spogliati dei loro beni, non più schiavi di nessuno, fuggono senza voltarsi indietro dopo aver abbandonato i fratelli, i figli, le mogli, i genitori, la vasta parentela, la cerchia degli amici, la terra in cui furono generati e nutriti» (De vita contemplativa 18). Anche nel mondo greco, del resto, il celibato non era del tutto sconosciuto. Per esempio Epitteto, il filosofo greco rappresentante dello stoicismo (vissuto tra il 55 e il 135 dopo Cristo), lo considera una caratteristica del saggio: «Non è forse necessario che il cinico sia esente da distrazioni, completamente al servizio di Dio, per poter frequentare gli uomini senza essere legato a doveri privati né trattenuto da relazioni, trascurando le quali non potrebbe salvaguardarsi come uomo di perfetta virtù…».
Senza contare, poi, che lo stesso «precursore» di Gesù, Giovanni Battista, appariva un solitario che viveva lontano dai centri abitati e non aveva una famiglia. Osserva Giuseppe Barbaglio, nel libro Gesù ebreo di Galilea (EDB 2002, p. 129): «L’assenza di moglie e di figli (di Gesù, nda) trova la sua spiegazione più probabile nel fatto che egli non si era sposato. I vangeli sinottici, poi, parlano di donne che lo seguivano e ne menzionano anche, a volte, i nomi, ma di nessuna si dice che fosse sua moglie… Né mancano esegeti secondo i quali sarebbe stato in riferimento a se stesso che Gesù disse: “Ci sono eunuchi che così sono nati dal ventre della madre; ci sono eunuchi resi tali per mano umana; e ci sono eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli” (Matteo 19,12). Non è escluso che così abbia risposto al motteggio di gente malevola che lo disprezzava, lui celibe, appunto come eunuco».
Per quanto riguarda la tradizione rabbinica, infine, se abbiamo la citazione di rabbi Eliezer ben Ircano, il quale paragona il non far figli all’omicidio, abbiamo anche l’eccezione di un altro rabbino, Simeon ben Azzai (contemporaneo del primo), che predicava il matrimonio e la procreazione ma non abbracciava questa condizione: «La mia anima è innamorata della Torà. Il mondo può essere portato avanti da altri». Dunque non possiamo assolutamente affermare che il celibato fosse una condizione inesistente all’epoca di Cristo e proprio nella giustificazione del rabbino ben Azzai, vale a dire un impegno totalizzante verso la parola di Dio che precludeva la vita matrimoniale, possiamo trovare un eco delle motivazioni che hanno spinto sia Giovanni Battista, sia Gesù a rimanere celibi.
«Se mettiamo in relazione tutte queste tendenze», ha scritto John P. Meier nel suo libro Un ebreo marginale (p. 338), «osserviamo che il I sec. d.C. era popolato da alcuni sorprendenti individui e gruppi celibi: alcuni esseni e qumraniani, i terapeuti, Giovanni Battista, Gesù, Paolo, Epitteto, Apollonio e vari cinici itineranti. Il celibato era sempre una scelta rara e talvolta sgradevole nel I sec. d.C. Era comunque una scelta fattibile». Piuttosto che andar dietro alle fantasticherie di Dan Brown, ci dovremmo invece domandare perché proprio il I secolo, in particolare, è stato segnato da un numero considerevole di celibi che hanno esercitato un’influenza nei movimenti religiosi e filosofici.
Insomma, conclude Meier, «i diversi contesti, prossimi e remoti, nel Nuovo Testamento e nel giudaismo, fanno della tesi che Gesù sia rimasto celibe per motivi religiosi l’ipotesi più probabile… Il silenzio totale su moglie e figli, in contesti in cui compaiono i suoi vari parenti, può ben indicare che non si sia mai sposato».
Quanto all’affermazione secondo la quale Gesù era un rabbino e come tale doveva essere sposato, bisogna precisare che gli apostoli lo chiamavano talvolta così non perché egli fosse stato ufficialmente investito della carica, quanto piuttosto perché rappresentava il loro «maestro». In effetti Luca, per definire il ruolo del Nazareno, usa proprio il termine di «maestro», non quello di rabbino. Il fatto che gli ebrei domandassero a Gesù in forza di quale autorità egli compisse certe azioni, sta proprio a indicare che Cristo non aveva alcuna carica precisa o pubblica nell’ambito del giudaismo dell’epoca. Anche questa obiezione, insomma, viene a cadere.
Aggiungiamo un’ulteriore considerazione basata sulla logica, traendola dal libro Contro il Codice da Vinci, di José Antonio Ullate Fabo (Sperling & Kupfer Editori, 2005, pp. 91-92). «Diamo per assodato ciò che sostiene Dan Brown e teniamo conto che i vangeli gnostici parlano anche del fatto che santa Maria Maddalena era una discepola del rabbino, cioè che conobbe Gesù quando erano entrambi adulti. Che senso avrebbe che Gesù fosse arrivato celibe ai trent’anni e si fosse sposato solo allora? Se davvero il celibato fosse stato uno scandalo insopportabile per gli ebrei, come sostengono i sapienti personaggi di Brown, quando Gesù fosse arrivato all’età giusta per prendere moglie san Giuseppe e la Vergine gli avrebbero trovato una ragazza di Nazaret, e si sarebbe sposato con lei prima dei diciotto anni, per esempio. La cosa assurda è voler vedere “sensato” il matrimonio con Maria Maddalena quando è la cosa più inverosimile».
A onor del vero, quando gli esegeti e i biblisti analizzano nei loro lavori lo «stato di famiglia» di Gesù, e si chiedono se egli fosse sposato, valutando i pro e i contro, e il «silenzio» in proposito delle fonti evangeliche, in nessun caso essi si spingono a ipotizzare come probabile o possibile un matrimonio con la Maddalena. Semplicemente per il fatto che se fosse stata lei la «moglie» di Cristo, i vangeli l’avrebbero citata come tale.
Dobbiamo in conclusione riportare un ultimo argomento, legato alla Prima lettera di Paolo ai Corinzi (9, 4-6), nella quale si legge: «Non abbiamo noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo noi il diritto di condurre con noi una donna sorella, come fanno gli altri apostoli, e i fratelli del Signore, e Pietro? Oppure soltanto io e Barnaba non abbiamo il diritto di dispensarci dal lavoro materiale per vivere?». In questa digressione, scrive Darrell L. Bock, «Paolo osserva che gli apostoli, i fratelli del Signore e Pietro avevano il diritto a una moglie. In altre parole, erano legittimati a sposarsi. Sarebbe stato semplice aggiungere che Gesù era sposato, se così fosse stato. L’argomento avrebbe suggellato la sua perorazione, senonché Paolo ignora il punto. Qualcuno potrebbe ribattere che egli nomina solo persone viventi. Ma la risposta a tale obiezione è che sta discutendo di diritti e di precedenti. Citare, per esempio, qualche predecessore sarebbe stato possibile e logico, se Gesù fosse stato sposato. La conclusione è che Paolo non ne fa menzione perché non avrebbe potuto. Il passo di 1 Corinzi 9 mostra che la Chiesa non era affatto imbarazzata nel rivelare che i suoi capi erano sposati, o nel suggerire che avevano il diritto di farlo. Lo stesso sarebbe accaduto per Gesù se fosse stato sposato. Difatti, se così fosse stato, Paolo non avrebbe avuto a disposizione un momento migliore per affermarlo».
Che cosa rimane, dunque, delle affermazioni contenute nel Codice da Vinci a proposito delle «nozze» di Gesù? Quale attendibilità hanno le tesi sostenute dal romanziere e da lui attinte, come abbiamo visto, da un libro pubblicato per la prima volta nel 1982?
KATHLEEN MCGOWAN COMMENTA LULTIMA CENA DI LEONARDO
L’autrice de Il vangelo di Maria Maddalena commenta L’Ultima Cena
Una visione controversa di Gesù, Maria, i discepoli e Leonardo da Vinci di Kathleen McGowan.
3 agosto 2006 - Durante l’intervista a "Good Morning America", Diane Sawyer mi ha rivolto una domanda sul capolavoro di Leonardo da Vinci, L’Ultima Cena. In quest’epoca post Codice da Vinci, questa è diventata una domanda piuttosto comune, insieme a quelle relative all’unione fra Maria Maddalena e Gesù.
Viste le e-mail che sto ricevendo da questa mattina, pare che la mia risposta - ossia che secondo me quello seduto alla destra di Gesù è uno dei figli di Maria Maddalena - abbia lasciato di stucco diverse persone!
Io non credo che Leonardo da Vinci abbia ritratto Maria Maddalena nell’Ultima Cena. In realtà, credo che Leonardo non avrebbe mai ritratto volontariamente la Maddalena in uno dei suoi dipinti.
Storicamente sappiamo che Leonardo da Vinci era un misogino. Provava avversione per le donne; le odiava, come direbbe qualcuno. Pertanto l’ipotesi che fosse un sostenitore dell’ideale del femminino sacro, e in particolar modo di Maria Maddalena, non sta in piedi.
Nel mio romanzo, Il vangelo di Maria Maddalena, Leonardo da Vinci fa la sua comparsa, ma appare sotto una luce molto diversa da quella in cui la maggior parte dei lettori si è abituata a vederlo. Certo, i lettori de Il Codice da Vinci potrebbero inorridire nel vedere che dipingo Leonardo come un personaggio negativo, come un uomo che detestava le donne praticamente in qualsiasi veste e pertanto non poteva tollerare l’idea di una guida spirituale femminile o di un’unione sacra.
Ma io sono convinta che questo sia un ritratto più veritiero. Credo anch’io che Leonardo fosse a capo di una società segreta e che avesse inserito dei messaggi in codice nell’Ultima Cena (così come in altri dipinti, fra cui La Vergine delle Rocce), ma credo che questi fossero collegati a un’altra forma di eresia: l’eresia giovannita.
Grazie alle mie ricerche, ho scoperto che Leonardo era profondamente legato a un’organizzazione che venerava Giovanni Battista e riconosceva quest’ultimo come unico vero Messia. La setta eretica dei giovanniti si riferiva a Gesù sempre in tono dispregiativo definendolo un usurpatore, un "sacerdote malvagio" e uno dei responsabili, diretti o indiretti, della morte di Giovanni Battista.
Il mio romanzo presenta una versione piuttosto controversa della vita di Maria Maddalena e fuori da questo contesto potrebbe risultare difficile accettarla per coloro che non sono abituati all’idea. In ogni caso, al fine di spiegare la mia teoria riguardo all’Ultima Cena mi servirà di un elemento chiave della trama del mio libro (attenzione, potrei rovinarvi la sorpresa!).
Io credo che la Maddalena, in quanto principessa della casa di Beniamino, sia stata vittima degli accordi matrimoniali che da secoli vedevano protagoniste le donne delle famiglie reali. Era promessa a Gesù fin dall’infanzia (forse addirittura dalla nascita). Eppure, a causa degli sconvolgimenti nel panorama politico di quegli anni, quel fidanzamento fu rotto e andò in sposa a Giovanni Battista. Da questo primo matrimonio nacque un figlio maschio, anch’egli di nome Giovanni. Per non creare confusione, qui di seguito lo chiameremo il "Piccolo Giovanni". Io sostengo che Gesù, mosso dalla sua bontà e dalla misericordia, abbia sposato la Maddalena dopo la morte del Battista e che abbia adottato il loro bambino per allevarlo come proprio figlio. La mia idea che il Piccolo Giovanni fosse il Discepolo Prediletto, l’apostolo che Gesù amava più di tutti, nasce proprio da questo, dal fatto che era il figlio adottivo di Gesù.
Tornando al dipinto, era molto comune che l’adorato Giovanni venisse raffigurato con sembianze che oggi a noi possono sembrare femminili. Su Internet se ne possono trovare numerosi esempi. Questo doveva far capire che "l’uomo" del dipinto era un giovane, imberbe e con i capelli lunghi.
Inoltre Leonardo ha dipinto diversi soggetti maschili che possono essere considerati un tantino effeminati. E guardate bene i suoi ritratti di Giovanni Battista con i capelli lunghi e ricci… non notate una certa somiglianza?
I personaggi biblici si confondono spesso con quelli delle leggende a causa dei nomi simili. Sono fermamente convinta che nel caso di Giovanni sia accaduto proprio questo, poiché ce n’erano tanti che portavano lo stesso nome (lo stesso vale per le varie Marie).
Si è discusso molto sul fatto che il Santo Graal non compare nel dipinto, o forse sìì. Per Leonardo da Vinci, un giovannita, l’unico "Graal" esistente poteva essere il vero erede di Giovanni Battista. Nel dipinto c’è il Graal: è il Piccolo Giovanni. Il figlio del Battista sarebbe diventato una pedina nell’aspra contesa che sarebbe durata centinaia o forse migliaia di anni.
Il mio libro tratta dell’acerrima rivalità sviluppatasi tra i giovanniti e i cristiani, una questione che ha influenzato avvenimenti e periodi storici molto importanti, specialmente nell’Italia rinascimentale.
La mano che nel dipinto compie il gesto di tagliare la gola al Piccolo Giovanni sembra quella di Pietro. In questo modo Leonardo voleva mostrare la rivalità fra i due: il gesto di Pietro, fondatore della Chiesa Romana, sta a simboleggiare lo scisma verificatosi fra i discepoli di Gesù e i seguaci del Battista.
Alla sinistra di Gesù, l’apostolo Tommaso – c’è qualche san Tommaso fra voi? – compie un gesto rivolgendosi a Gesù. Il significato di questo gesto è il monito "Ricordati di Giovanni" ed era un segno che i Giovanniti usavano per riconoscersi fra di loro.
L’Ultima cena dipinta da Leonardo da Vinci è la storia del grande scisma del cristianesimo avvenuto fra i seguaci di Giovanni Battista e i cristiani tradizionali.
2007 ABCNews Internet Ventures
2007 Edizioni Piemme | Credits
Una visione controversa di Gesù, Maria, i discepoli e Leonardo da Vinci di Kathleen McGowan.
3 agosto 2006 - Durante l’intervista a "Good Morning America", Diane Sawyer mi ha rivolto una domanda sul capolavoro di Leonardo da Vinci, L’Ultima Cena. In quest’epoca post Codice da Vinci, questa è diventata una domanda piuttosto comune, insieme a quelle relative all’unione fra Maria Maddalena e Gesù.
Viste le e-mail che sto ricevendo da questa mattina, pare che la mia risposta - ossia che secondo me quello seduto alla destra di Gesù è uno dei figli di Maria Maddalena - abbia lasciato di stucco diverse persone!
Io non credo che Leonardo da Vinci abbia ritratto Maria Maddalena nell’Ultima Cena. In realtà, credo che Leonardo non avrebbe mai ritratto volontariamente la Maddalena in uno dei suoi dipinti.
Storicamente sappiamo che Leonardo da Vinci era un misogino. Provava avversione per le donne; le odiava, come direbbe qualcuno. Pertanto l’ipotesi che fosse un sostenitore dell’ideale del femminino sacro, e in particolar modo di Maria Maddalena, non sta in piedi.
Nel mio romanzo, Il vangelo di Maria Maddalena, Leonardo da Vinci fa la sua comparsa, ma appare sotto una luce molto diversa da quella in cui la maggior parte dei lettori si è abituata a vederlo. Certo, i lettori de Il Codice da Vinci potrebbero inorridire nel vedere che dipingo Leonardo come un personaggio negativo, come un uomo che detestava le donne praticamente in qualsiasi veste e pertanto non poteva tollerare l’idea di una guida spirituale femminile o di un’unione sacra.
Ma io sono convinta che questo sia un ritratto più veritiero. Credo anch’io che Leonardo fosse a capo di una società segreta e che avesse inserito dei messaggi in codice nell’Ultima Cena (così come in altri dipinti, fra cui La Vergine delle Rocce), ma credo che questi fossero collegati a un’altra forma di eresia: l’eresia giovannita.
Grazie alle mie ricerche, ho scoperto che Leonardo era profondamente legato a un’organizzazione che venerava Giovanni Battista e riconosceva quest’ultimo come unico vero Messia. La setta eretica dei giovanniti si riferiva a Gesù sempre in tono dispregiativo definendolo un usurpatore, un "sacerdote malvagio" e uno dei responsabili, diretti o indiretti, della morte di Giovanni Battista.
Il mio romanzo presenta una versione piuttosto controversa della vita di Maria Maddalena e fuori da questo contesto potrebbe risultare difficile accettarla per coloro che non sono abituati all’idea. In ogni caso, al fine di spiegare la mia teoria riguardo all’Ultima Cena mi servirà di un elemento chiave della trama del mio libro (attenzione, potrei rovinarvi la sorpresa!).
Io credo che la Maddalena, in quanto principessa della casa di Beniamino, sia stata vittima degli accordi matrimoniali che da secoli vedevano protagoniste le donne delle famiglie reali. Era promessa a Gesù fin dall’infanzia (forse addirittura dalla nascita). Eppure, a causa degli sconvolgimenti nel panorama politico di quegli anni, quel fidanzamento fu rotto e andò in sposa a Giovanni Battista. Da questo primo matrimonio nacque un figlio maschio, anch’egli di nome Giovanni. Per non creare confusione, qui di seguito lo chiameremo il "Piccolo Giovanni". Io sostengo che Gesù, mosso dalla sua bontà e dalla misericordia, abbia sposato la Maddalena dopo la morte del Battista e che abbia adottato il loro bambino per allevarlo come proprio figlio. La mia idea che il Piccolo Giovanni fosse il Discepolo Prediletto, l’apostolo che Gesù amava più di tutti, nasce proprio da questo, dal fatto che era il figlio adottivo di Gesù.
Tornando al dipinto, era molto comune che l’adorato Giovanni venisse raffigurato con sembianze che oggi a noi possono sembrare femminili. Su Internet se ne possono trovare numerosi esempi. Questo doveva far capire che "l’uomo" del dipinto era un giovane, imberbe e con i capelli lunghi.
Inoltre Leonardo ha dipinto diversi soggetti maschili che possono essere considerati un tantino effeminati. E guardate bene i suoi ritratti di Giovanni Battista con i capelli lunghi e ricci… non notate una certa somiglianza?
I personaggi biblici si confondono spesso con quelli delle leggende a causa dei nomi simili. Sono fermamente convinta che nel caso di Giovanni sia accaduto proprio questo, poiché ce n’erano tanti che portavano lo stesso nome (lo stesso vale per le varie Marie).
Si è discusso molto sul fatto che il Santo Graal non compare nel dipinto, o forse sìì. Per Leonardo da Vinci, un giovannita, l’unico "Graal" esistente poteva essere il vero erede di Giovanni Battista. Nel dipinto c’è il Graal: è il Piccolo Giovanni. Il figlio del Battista sarebbe diventato una pedina nell’aspra contesa che sarebbe durata centinaia o forse migliaia di anni.
Il mio libro tratta dell’acerrima rivalità sviluppatasi tra i giovanniti e i cristiani, una questione che ha influenzato avvenimenti e periodi storici molto importanti, specialmente nell’Italia rinascimentale.
La mano che nel dipinto compie il gesto di tagliare la gola al Piccolo Giovanni sembra quella di Pietro. In questo modo Leonardo voleva mostrare la rivalità fra i due: il gesto di Pietro, fondatore della Chiesa Romana, sta a simboleggiare lo scisma verificatosi fra i discepoli di Gesù e i seguaci del Battista.
Alla sinistra di Gesù, l’apostolo Tommaso – c’è qualche san Tommaso fra voi? – compie un gesto rivolgendosi a Gesù. Il significato di questo gesto è il monito "Ricordati di Giovanni" ed era un segno che i Giovanniti usavano per riconoscersi fra di loro.
L’Ultima cena dipinta da Leonardo da Vinci è la storia del grande scisma del cristianesimo avvenuto fra i seguaci di Giovanni Battista e i cristiani tradizionali.
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SI SPACCIA PER DISCENDENTE DI M.MADDALENA E SCRIVE UN ROMANZO FALSISSIMO E BLASFEMO
QUESTA SIGNORA AMERICANA SI SPACCIA PER UNA DISCENDENTE DI MARIA MADDALENA.
HA SCRITTO QUESTO ROMANZO DOVE RIPORTA TANTE ORRIBILI BESTEMMIE E FALSUTA'.
UNA ASSURDITA' A CASO MARIA MADDALENA PRIMA DI SPOSARE GESU' AVEVA SPOSATO
GIOVANNI BATTISTA-QUESTA POI ESCE DALLE NUVOLE.
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Il vangelo di Maria Maddalena
Quando Maureen Paschal, giovane giornalista nota per le sue ricerche sulla figura di Maria Maddalena, riceve una lettera da Bérenger Sinclair, un nobile scozzese che la invita nel suo castello in Francia il giorno del solstizio d’estate per rivelarle un segreto che la riguarda, non sa che si sta lanciando in un’avventura densa di misteri e di morte.
Guardando una fotografia di Maureen, Sinclair ha riconosciuto l’anello che la donna ha al dito, donatole da un antiquario di Gerusalemme.
Secondo la leggenda, solo l’eletta può portarlo, colei a cui è dato di scoprire i papiri segreti che Maria Maddalena ha portato con sé fuggendo dalla Galilea, e che sono nascosti in Linguadoca. Sono testi rivoluzionari, che molti hanno cercato invano di recuperare nel corso dei secoli e che raccontano del legame tra la Maddalena e Gesù, e dei figli nati dal loro matrimonio.
Ma Sinclair non è l’unico a interessarsi ai preziosi papiri. Anche una setta segreta, la temibile Corporazione dei Giusti, è disposta a tutto, persino all’omicidio, pur di impadronirsene.
E quando Maureen troverà su una vecchia tomba un’incisione identica a quella del suo anello, la caccia si farà spietata.
Traduzione: Roberta Maresca
Anno di pubblicazione: 2007
Prezzo: € 19,90
ISBN: 978-88-384-7629-7
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«Io sono Maria Maddalena,
principessa della reale tribù di Beniamino e figlia dei nazareni.
Sono la legittima sposa di Gesù, il messia della Via.
Lascio queste parole ai posteri, cosicché, quando sarà il momento,
potranno trovarle e sapere la verità.»
2007 Edizioni Piemme | Credits------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
L'autrice
Kathleen McGowan vive a Los Angeles con il marito e tre figli. Giornalista ed esperta di marketing, ha trascorso vent’anni a svolgere ricerche sulle leggende che circondano il Vangelo di Maria Maddalena. Si è immersa nella cultura e nelle tradizioni popolari che riguardano la Maddalena, per lo più tradizioni orali che ruotano intorno a un’antica profezia sull’arrivo di una "eletta", una persona speciale con il compito di far conoscere al mondo il messaggio di Maria Maddalena rimasto a lungo segreto. «Quella di Maria Maddalena è la più grande storia mai raccontata» ha commentato. «Il mio interesse per lei si è acceso quando ho scoperto che alcuni membri della mia famiglia
credono di avere un legame di parentela con un’antica stirpe francese che deve le sue origini proprio ai discendenti della Maddalena. Questo legame mi ha aperto porte che altri scrittori prima di me avevano trovato sbarrate e mi ha consentito di svolgere ricerche uniche in ben quattro continenti».
Da queste ricerche si è sviluppata l’idea per questo romanzo. Nato come libro autopubblicato, è uscito con grande clamore negli Stati Uniti e ha scalato le classifiche bestseller di New York Times, Publishers Weekly, Washington Post, Wall Street Journal e L.A. Times. Diventato in breve un caso internazionale, è stato tradotto in più di venticinque paesi.
Intervista all’autrice
1) Lei ha cominciato le sue ricerche con l’intento di scrivere un saggio che affrontasse le ingiustizie commesse dagli storici nei confronti di alcune importanti figure femminili. Cosa l’ha spinta a rendere note attraverso un romanzo le sue scoperte riguardo a Maria Maddalena?
Ho iniziato a lavorare a questo progetto alla fine degli anni Ottanta, accostandomi al libro, che in via provvisoria avevo intitolato "Maligned and Misunderstood", con un approccio giornalistico. Ma quando ho scoperto l’enorme quantità di tradizioni popolari relative agli argomenti che volevo trattare, e in particolar modo a Maria Maddalena, è cambiato tutto. All’inizio di questo viaggio non avrei mai immaginato di poter avere accesso a informazioni tanto riservate. Ci sono voluti anni prima che scoprissi tutta la storia della Maddalena così come la racconto nel Vangelo di Maria Maddalena. Se avessi continuato a scrivere il libro sotto forma di saggio, non avrei potuto utilizzare le scoperte più importanti ed eccitanti che avevo fatto. Ho dovuto proteggere le mie fonti e continuerò a farlo anche quando queste informazioni sconvolgenti cominceranno a circolare.
La cosa curiosa è che, grazie alla maggiore libertà che ci si può concedere quando si scrive un romanzo, sono riuscita a raccontare questa storia nella sua versione integrale, che per molti versi è di gran lunga più veritiera di qualunque cosa avrei mai potuto scrivere nell’ambito della saggistica!
2) Molti dei personaggi principali de "Il vangelo di Maria Maddalena", sia nel passato che nel presente, sono uomini. Durante le sue ricerche, ha avuto la sensazione che, malgrado la loro icona femminile, siano ancora gli uomini a esercitare il massimo controllo sulle organizzazioni che proteggono i segreti e le leggende della Maddalena?
Sì, assolutamente. Ci sono addirittura società segrete che affermano di venerare alcuni aspetti del Femminino Sacro, eppure non permettono alle donne di entrare a farne parte! Non riesco ancora a spiegarmelo… Ma le cose stanno cambiando, soprattutto in Europa, dove ci sono molte coppie che si danno da fare per preservare le tradizioni dell’Unione Sacra, il che è bellissimo.
3) Nel romanzo, Maureen ha scritto un libro intitolato "Her Story", che dalla descrizione sembra corrispondere a quello che, come lei stessa spiega nella postfazione, ha dato l’impulso originale alle sue ricerche. Crede che scriverà mai quel libro?
Non vedo l’ora di scriverlo! Ho già qualche idea su come procedere, ma non c’è ancora niente di definitivo. Restate sintonizzati!
4) "Il vangelo di Maria Maddalena" si svolge in diversi paesi europei. Si è recata in tutti questi posti per svolgere le ricerche per il libro? Qual è il più straordinario fra i luoghi che ha conosciuto?
Una regola fondamentale per me è scrivere sempre e solo di posti che ho visitato di persona perché credo che i lettori riconoscano all’istante ciò che è autentico da ciò che è fasullo. Sì, dunque, sono stata in tutti questi posti e in alcuni più di una volta.
Sono tutti luoghi straordinari – di certo non esiste niente al mondo che possa essere paragonato a Gerusalemme o a Masada – ma nell’ambito di questa ricerca la Linguadoca rimane la zona che mi ha affascinato di più. Credo che potrei passarci il resto della mia vita e riuscire a scoprire soltanto una minima parte dei misteri e delle bellezze di quella regione.
5) Lei è cresciuta a Hollywood. Cosa l’ha spinta a trasferirsi in Irlanda da ragazza? Qual è stato lo shock culturale più forte?
Sono cresciuta in una famiglia irlandese-americana molto orgogliosa delle sue origini, perciò l’Irlanda era già una seconda patria per me. In effetti, sto scrivendo dall’Irlanda in questo momento! Lo shock culturale è derivato dal ritmo più lento che caratterizza la vita di campagna, quello che ormai ho imparato ad assecondare e ad apprezzare appieno quando sono qui. L’Irlanda è l’unico posto al mondo in cui riesco a rilassarmi veramente.
6) Relativamente alla notizia che Maria Maddalena era stata prima sposata con Giovanni Battista, come ha ottenuto tale informazione e che cosa la rende plausibile ai suoi occhi?
Non posso rivelare le fonti principali da cui ho tratto questa informazione. Posso solo dire che mi è stata presentata all’incirca nella stessa maniera in cui appare nel libro e che mi è stata confermata da entrambe le parti in causa, sia da una persona fanaticamente devota al culto del Battista sia da coloro che difendono il retaggio della Maddalena e le tradizioni dei suoi figli. A me questa versione pare del tutto plausibile perché spiega molti aspetti della storia di Maria che prima restavano ambigui. Nei prossimi libri ci saranno altre rivelazioni che dimostreranno quanto questa versione dei fatti sia credibile. Per quanto mi riguarda, è stata l’importanza del "Piccolo Giovanni", il figlio della Maddalena e del Battista, a togliermi ogni dubbio. Quando mi sono resa conto di chi fosse, ho capito che questa era senz’altro la verità. Continuate a leggere…!
7) I media hanno fatto un gran baccano per la pubblicazione del Vangelo di Giuda, una serie di pergamene scritte in copto in cui Giuda è presentato come un discepolo fedele che non fa altro che seguire le disposizioni di Gesù quando lo consegna ai Romani. Lei sostiene questo punto di vista nel suo romanzo. Quanto è stato influenzato il suo lavoro da questo e dagli altri vangeli gnostici?
Il Vangelo di Giuda è stato divulgato dopo che io avevo già pubblicato il mio romanzo in modo indipendente, pertanto non ha avuto alcuna influenza sulle vicende che ho narrato; tuttavia, ero euforica quando il testo è stato reso noto perché confermava le mie teorie! Credo che questo sia solo l’inizio e che presto verrà scoperto o pubblicato altro materiale in grado di dimostrare le verità racchiuse nella storia della Maddalena che viene presentata qui.
Penso che i Vangeli gnostici siano documenti di estrema importanza e bellezza, testi che qualsiasi persona seriamente interessata alle origini del cristianesimo dovrebbe leggere. Al momento sto lavorando su un manoscritto che si basa sul materiale gnostico e su altri scritti cristiani delle origini per fornire quella che secondo me è la prova schiacciante che la storia della Maddalena è vera.
8) Esiste un’enorme quantità di opere d’arte che sono state ispirate dalla Bibbia, tra cui la più famosa è "L’Ultima cena" di Leonardo. Qual è la sua preferita?
Ho una passione sfrenata per Sandro Botticelli, il che è piuttosto evidente nel libro. Credo che il suo "Compianto sul Cristo Morto" possieda una tragicità e una forza straordinarie. Tutte le Madonne botticelliane sono magnifiche e ricche di simbologie nascoste. Le sue opere non si possono mai giudicare per ciò che sembrano. Amo in modo particolare un quadro custodito al Louvre e intitolato "Madonna col Bambino e Giovanni Battista". Guardate con attenzione quel dipinto, in cui la Madonna indossa una veste rossa, la persona che dovrebbe essere Giovanni Battista è uno splendido ragazzino e il bambino che lei tiene in braccio è avvolto in fasce di velluto rosa e ha tratti decisamente femminili… Sono convinta che in realtà sia un ritratto della Maddalena con i suoi due figli più grandi.
9) Dopo tutto quello che ha sperimentato e imparato pensa di potersi classificare in un gruppo religioso ben preciso? Si considera una cristiana, per esempio, o ritiene che le sue idee si discostino tanto dal pensiero cristiano tradizionale da poter essere definite inaccettabili?
Sono sicuramente una devota cristiana, nel senso che credo in Gesù Cristo e prego ogni giorno della mia vita. Credo anche di avere sperimentato in prima persona uno dei suoi miracoli… il mio ultimo figlio è nato con una gravissima malattia e sono fermamente convinta che sia stato l’intervento di Gesù a salvargli la vita.
Certo, le mie convinzioni non sono molto ortodosse, ma spero che quelli che si definiscono cristiani vorranno comunque chiamarmi sorella. Secondo me credere che Gesù sia stato un marito e un padre non sminuisce in alcun modo la sua divinità né la sua importanza. La Bibbia parla chiaro riguardo alla sacralità del matrimonio e della famiglia e io credo che questa storia possa solo rafforzare questo ideale del tutto cristiano.
10) Ci sono altre figure storiche femminili che con la loro storia l’hanno colpita tanto da ispirarle nuovi romanzi?
Eleonora d’Aquitania è una delle mie principali muse. Avevo in mente di farla rientrare in questa serie di romanzi, poiché è stata la più importante fra le Regine del Graal, ma lei era così esuberante e la sua storia così ricca di avvenimenti che bisognerebbe dedicarle un intero libro. Spero di poterle rendere giustizia in un futuro non troppo lontano. E un giorno qualcuno dovrà raccontare la vera storia di Giovanna d’Arco, ma questo è un compito molto complesso che non mi sono ancora assunta. Lucrezia Borgia rimane una delle mie fonti d’ispirazione principali in quanto è una delle donne più diffamate della storia, perciò avrà un ruolo di spicco in uno dei miei lavori futuri. E poi Anna d’Austria, la madre di Luigi XIV, è stata la fantastica musa ispiratrice del prossimo libro di questa trilogia, "Il Libro dell’Amore".
11) Se dovesse trascorrere la giornata insieme a tre personaggi religiosi, quali sceglierebbe?
Maria Maddalena, ovviamente; la Grande Maria, madre di Gesù; e poi Francesco e Chiara d’Assisi. Lo so, sono quattro ma vorrei incontrare Francesco e Chiara insieme, perché sono convinta che anche loro avrebbero voluto così. Ah, a proposito: Chiara d’Assisi… un altro dei libri che ho in cantiere. Una donna così coraggiosa, intelligente e sottostimata!
12) Quale effetto spera che avrà "Il vangelo di Maria Maddalena" sui lettori?
Sarei entusiasta se questo libro incoraggiasse le persone ad aprire le loro menti e i loro cuori alle varie possibilità che in esso sono presentate e successivamente a continuare da sole il loro percorso di scoperta. Mi auguro che la gente cominci a leggere i primi scritti cristiani e i documenti gnostici per allargare i suoi orizzonti o addirittura che vada a visitare i luoghi che ho descritto per trarre direttamente ispirazione da essi. Poco tempo fa ho portato un gruppo di americani con me in Francia e posso assicurarvi che ognuno di loro si sentiva profondamente cambiato dopo essere entrato in contatto con quella cultura.
Ho anche ricevuto lettere meravigliose da parte di lettori americani che si sono riavvicinati al cristianesimo proprio grazie a questa storia. Diversi giovani mi hanno raccontato di essersi recati in chiesa o di aver studiato la Bibbia per la prima volta solo dopo aver letto il mio libro. Trovo che tutto ciò sia non solo una cosa emozionante ma anche un omaggio al potere della storia di Maria ed Easa.
13) Sta lavorando a un altro romanzo? E, se sì, quale?
Sto lavorando al seguito de "Il vangelo di Maria Maddalena". Si intitolerà "Il Libro dell’Amore" e in esso andremo alla ricerca di un vangelo scritto da Gesù di suo pugno e intanto ci porremo i seguenti interrogativi: se è esistito davvero un documento così eccezionale, perché il mondo ne è all’oscuro? Che cosa ne è stato? Quali importanti personaggi storici lo hanno posseduto o cercato?
Sono molto emozionata, perché questo libro contiene un mucchio di informazioni di cui il pubblico non è ancora a conoscenza.
HA SCRITTO QUESTO ROMANZO DOVE RIPORTA TANTE ORRIBILI BESTEMMIE E FALSUTA'.
UNA ASSURDITA' A CASO MARIA MADDALENA PRIMA DI SPOSARE GESU' AVEVA SPOSATO
GIOVANNI BATTISTA-QUESTA POI ESCE DALLE NUVOLE.
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Il vangelo di Maria Maddalena
Quando Maureen Paschal, giovane giornalista nota per le sue ricerche sulla figura di Maria Maddalena, riceve una lettera da Bérenger Sinclair, un nobile scozzese che la invita nel suo castello in Francia il giorno del solstizio d’estate per rivelarle un segreto che la riguarda, non sa che si sta lanciando in un’avventura densa di misteri e di morte.
Guardando una fotografia di Maureen, Sinclair ha riconosciuto l’anello che la donna ha al dito, donatole da un antiquario di Gerusalemme.
Secondo la leggenda, solo l’eletta può portarlo, colei a cui è dato di scoprire i papiri segreti che Maria Maddalena ha portato con sé fuggendo dalla Galilea, e che sono nascosti in Linguadoca. Sono testi rivoluzionari, che molti hanno cercato invano di recuperare nel corso dei secoli e che raccontano del legame tra la Maddalena e Gesù, e dei figli nati dal loro matrimonio.
Ma Sinclair non è l’unico a interessarsi ai preziosi papiri. Anche una setta segreta, la temibile Corporazione dei Giusti, è disposta a tutto, persino all’omicidio, pur di impadronirsene.
E quando Maureen troverà su una vecchia tomba un’incisione identica a quella del suo anello, la caccia si farà spietata.
Traduzione: Roberta Maresca
Anno di pubblicazione: 2007
Prezzo: € 19,90
ISBN: 978-88-384-7629-7
Acquista online su BOL
«Io sono Maria Maddalena,
principessa della reale tribù di Beniamino e figlia dei nazareni.
Sono la legittima sposa di Gesù, il messia della Via.
Lascio queste parole ai posteri, cosicché, quando sarà il momento,
potranno trovarle e sapere la verità.»
2007 Edizioni Piemme | Credits------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
L'autrice
Kathleen McGowan vive a Los Angeles con il marito e tre figli. Giornalista ed esperta di marketing, ha trascorso vent’anni a svolgere ricerche sulle leggende che circondano il Vangelo di Maria Maddalena. Si è immersa nella cultura e nelle tradizioni popolari che riguardano la Maddalena, per lo più tradizioni orali che ruotano intorno a un’antica profezia sull’arrivo di una "eletta", una persona speciale con il compito di far conoscere al mondo il messaggio di Maria Maddalena rimasto a lungo segreto. «Quella di Maria Maddalena è la più grande storia mai raccontata» ha commentato. «Il mio interesse per lei si è acceso quando ho scoperto che alcuni membri della mia famiglia
credono di avere un legame di parentela con un’antica stirpe francese che deve le sue origini proprio ai discendenti della Maddalena. Questo legame mi ha aperto porte che altri scrittori prima di me avevano trovato sbarrate e mi ha consentito di svolgere ricerche uniche in ben quattro continenti».
Da queste ricerche si è sviluppata l’idea per questo romanzo. Nato come libro autopubblicato, è uscito con grande clamore negli Stati Uniti e ha scalato le classifiche bestseller di New York Times, Publishers Weekly, Washington Post, Wall Street Journal e L.A. Times. Diventato in breve un caso internazionale, è stato tradotto in più di venticinque paesi.
Intervista all’autrice
1) Lei ha cominciato le sue ricerche con l’intento di scrivere un saggio che affrontasse le ingiustizie commesse dagli storici nei confronti di alcune importanti figure femminili. Cosa l’ha spinta a rendere note attraverso un romanzo le sue scoperte riguardo a Maria Maddalena?
Ho iniziato a lavorare a questo progetto alla fine degli anni Ottanta, accostandomi al libro, che in via provvisoria avevo intitolato "Maligned and Misunderstood", con un approccio giornalistico. Ma quando ho scoperto l’enorme quantità di tradizioni popolari relative agli argomenti che volevo trattare, e in particolar modo a Maria Maddalena, è cambiato tutto. All’inizio di questo viaggio non avrei mai immaginato di poter avere accesso a informazioni tanto riservate. Ci sono voluti anni prima che scoprissi tutta la storia della Maddalena così come la racconto nel Vangelo di Maria Maddalena. Se avessi continuato a scrivere il libro sotto forma di saggio, non avrei potuto utilizzare le scoperte più importanti ed eccitanti che avevo fatto. Ho dovuto proteggere le mie fonti e continuerò a farlo anche quando queste informazioni sconvolgenti cominceranno a circolare.
La cosa curiosa è che, grazie alla maggiore libertà che ci si può concedere quando si scrive un romanzo, sono riuscita a raccontare questa storia nella sua versione integrale, che per molti versi è di gran lunga più veritiera di qualunque cosa avrei mai potuto scrivere nell’ambito della saggistica!
2) Molti dei personaggi principali de "Il vangelo di Maria Maddalena", sia nel passato che nel presente, sono uomini. Durante le sue ricerche, ha avuto la sensazione che, malgrado la loro icona femminile, siano ancora gli uomini a esercitare il massimo controllo sulle organizzazioni che proteggono i segreti e le leggende della Maddalena?
Sì, assolutamente. Ci sono addirittura società segrete che affermano di venerare alcuni aspetti del Femminino Sacro, eppure non permettono alle donne di entrare a farne parte! Non riesco ancora a spiegarmelo… Ma le cose stanno cambiando, soprattutto in Europa, dove ci sono molte coppie che si danno da fare per preservare le tradizioni dell’Unione Sacra, il che è bellissimo.
3) Nel romanzo, Maureen ha scritto un libro intitolato "Her Story", che dalla descrizione sembra corrispondere a quello che, come lei stessa spiega nella postfazione, ha dato l’impulso originale alle sue ricerche. Crede che scriverà mai quel libro?
Non vedo l’ora di scriverlo! Ho già qualche idea su come procedere, ma non c’è ancora niente di definitivo. Restate sintonizzati!
4) "Il vangelo di Maria Maddalena" si svolge in diversi paesi europei. Si è recata in tutti questi posti per svolgere le ricerche per il libro? Qual è il più straordinario fra i luoghi che ha conosciuto?
Una regola fondamentale per me è scrivere sempre e solo di posti che ho visitato di persona perché credo che i lettori riconoscano all’istante ciò che è autentico da ciò che è fasullo. Sì, dunque, sono stata in tutti questi posti e in alcuni più di una volta.
Sono tutti luoghi straordinari – di certo non esiste niente al mondo che possa essere paragonato a Gerusalemme o a Masada – ma nell’ambito di questa ricerca la Linguadoca rimane la zona che mi ha affascinato di più. Credo che potrei passarci il resto della mia vita e riuscire a scoprire soltanto una minima parte dei misteri e delle bellezze di quella regione.
5) Lei è cresciuta a Hollywood. Cosa l’ha spinta a trasferirsi in Irlanda da ragazza? Qual è stato lo shock culturale più forte?
Sono cresciuta in una famiglia irlandese-americana molto orgogliosa delle sue origini, perciò l’Irlanda era già una seconda patria per me. In effetti, sto scrivendo dall’Irlanda in questo momento! Lo shock culturale è derivato dal ritmo più lento che caratterizza la vita di campagna, quello che ormai ho imparato ad assecondare e ad apprezzare appieno quando sono qui. L’Irlanda è l’unico posto al mondo in cui riesco a rilassarmi veramente.
6) Relativamente alla notizia che Maria Maddalena era stata prima sposata con Giovanni Battista, come ha ottenuto tale informazione e che cosa la rende plausibile ai suoi occhi?
Non posso rivelare le fonti principali da cui ho tratto questa informazione. Posso solo dire che mi è stata presentata all’incirca nella stessa maniera in cui appare nel libro e che mi è stata confermata da entrambe le parti in causa, sia da una persona fanaticamente devota al culto del Battista sia da coloro che difendono il retaggio della Maddalena e le tradizioni dei suoi figli. A me questa versione pare del tutto plausibile perché spiega molti aspetti della storia di Maria che prima restavano ambigui. Nei prossimi libri ci saranno altre rivelazioni che dimostreranno quanto questa versione dei fatti sia credibile. Per quanto mi riguarda, è stata l’importanza del "Piccolo Giovanni", il figlio della Maddalena e del Battista, a togliermi ogni dubbio. Quando mi sono resa conto di chi fosse, ho capito che questa era senz’altro la verità. Continuate a leggere…!
7) I media hanno fatto un gran baccano per la pubblicazione del Vangelo di Giuda, una serie di pergamene scritte in copto in cui Giuda è presentato come un discepolo fedele che non fa altro che seguire le disposizioni di Gesù quando lo consegna ai Romani. Lei sostiene questo punto di vista nel suo romanzo. Quanto è stato influenzato il suo lavoro da questo e dagli altri vangeli gnostici?
Il Vangelo di Giuda è stato divulgato dopo che io avevo già pubblicato il mio romanzo in modo indipendente, pertanto non ha avuto alcuna influenza sulle vicende che ho narrato; tuttavia, ero euforica quando il testo è stato reso noto perché confermava le mie teorie! Credo che questo sia solo l’inizio e che presto verrà scoperto o pubblicato altro materiale in grado di dimostrare le verità racchiuse nella storia della Maddalena che viene presentata qui.
Penso che i Vangeli gnostici siano documenti di estrema importanza e bellezza, testi che qualsiasi persona seriamente interessata alle origini del cristianesimo dovrebbe leggere. Al momento sto lavorando su un manoscritto che si basa sul materiale gnostico e su altri scritti cristiani delle origini per fornire quella che secondo me è la prova schiacciante che la storia della Maddalena è vera.
8) Esiste un’enorme quantità di opere d’arte che sono state ispirate dalla Bibbia, tra cui la più famosa è "L’Ultima cena" di Leonardo. Qual è la sua preferita?
Ho una passione sfrenata per Sandro Botticelli, il che è piuttosto evidente nel libro. Credo che il suo "Compianto sul Cristo Morto" possieda una tragicità e una forza straordinarie. Tutte le Madonne botticelliane sono magnifiche e ricche di simbologie nascoste. Le sue opere non si possono mai giudicare per ciò che sembrano. Amo in modo particolare un quadro custodito al Louvre e intitolato "Madonna col Bambino e Giovanni Battista". Guardate con attenzione quel dipinto, in cui la Madonna indossa una veste rossa, la persona che dovrebbe essere Giovanni Battista è uno splendido ragazzino e il bambino che lei tiene in braccio è avvolto in fasce di velluto rosa e ha tratti decisamente femminili… Sono convinta che in realtà sia un ritratto della Maddalena con i suoi due figli più grandi.
9) Dopo tutto quello che ha sperimentato e imparato pensa di potersi classificare in un gruppo religioso ben preciso? Si considera una cristiana, per esempio, o ritiene che le sue idee si discostino tanto dal pensiero cristiano tradizionale da poter essere definite inaccettabili?
Sono sicuramente una devota cristiana, nel senso che credo in Gesù Cristo e prego ogni giorno della mia vita. Credo anche di avere sperimentato in prima persona uno dei suoi miracoli… il mio ultimo figlio è nato con una gravissima malattia e sono fermamente convinta che sia stato l’intervento di Gesù a salvargli la vita.
Certo, le mie convinzioni non sono molto ortodosse, ma spero che quelli che si definiscono cristiani vorranno comunque chiamarmi sorella. Secondo me credere che Gesù sia stato un marito e un padre non sminuisce in alcun modo la sua divinità né la sua importanza. La Bibbia parla chiaro riguardo alla sacralità del matrimonio e della famiglia e io credo che questa storia possa solo rafforzare questo ideale del tutto cristiano.
10) Ci sono altre figure storiche femminili che con la loro storia l’hanno colpita tanto da ispirarle nuovi romanzi?
Eleonora d’Aquitania è una delle mie principali muse. Avevo in mente di farla rientrare in questa serie di romanzi, poiché è stata la più importante fra le Regine del Graal, ma lei era così esuberante e la sua storia così ricca di avvenimenti che bisognerebbe dedicarle un intero libro. Spero di poterle rendere giustizia in un futuro non troppo lontano. E un giorno qualcuno dovrà raccontare la vera storia di Giovanna d’Arco, ma questo è un compito molto complesso che non mi sono ancora assunta. Lucrezia Borgia rimane una delle mie fonti d’ispirazione principali in quanto è una delle donne più diffamate della storia, perciò avrà un ruolo di spicco in uno dei miei lavori futuri. E poi Anna d’Austria, la madre di Luigi XIV, è stata la fantastica musa ispiratrice del prossimo libro di questa trilogia, "Il Libro dell’Amore".
11) Se dovesse trascorrere la giornata insieme a tre personaggi religiosi, quali sceglierebbe?
Maria Maddalena, ovviamente; la Grande Maria, madre di Gesù; e poi Francesco e Chiara d’Assisi. Lo so, sono quattro ma vorrei incontrare Francesco e Chiara insieme, perché sono convinta che anche loro avrebbero voluto così. Ah, a proposito: Chiara d’Assisi… un altro dei libri che ho in cantiere. Una donna così coraggiosa, intelligente e sottostimata!
12) Quale effetto spera che avrà "Il vangelo di Maria Maddalena" sui lettori?
Sarei entusiasta se questo libro incoraggiasse le persone ad aprire le loro menti e i loro cuori alle varie possibilità che in esso sono presentate e successivamente a continuare da sole il loro percorso di scoperta. Mi auguro che la gente cominci a leggere i primi scritti cristiani e i documenti gnostici per allargare i suoi orizzonti o addirittura che vada a visitare i luoghi che ho descritto per trarre direttamente ispirazione da essi. Poco tempo fa ho portato un gruppo di americani con me in Francia e posso assicurarvi che ognuno di loro si sentiva profondamente cambiato dopo essere entrato in contatto con quella cultura.
Ho anche ricevuto lettere meravigliose da parte di lettori americani che si sono riavvicinati al cristianesimo proprio grazie a questa storia. Diversi giovani mi hanno raccontato di essersi recati in chiesa o di aver studiato la Bibbia per la prima volta solo dopo aver letto il mio libro. Trovo che tutto ciò sia non solo una cosa emozionante ma anche un omaggio al potere della storia di Maria ed Easa.
13) Sta lavorando a un altro romanzo? E, se sì, quale?
Sto lavorando al seguito de "Il vangelo di Maria Maddalena". Si intitolerà "Il Libro dell’Amore" e in esso andremo alla ricerca di un vangelo scritto da Gesù di suo pugno e intanto ci porremo i seguenti interrogativi: se è esistito davvero un documento così eccezionale, perché il mondo ne è all’oscuro? Che cosa ne è stato? Quali importanti personaggi storici lo hanno posseduto o cercato?
Sono molto emozionata, perché questo libro contiene un mucchio di informazioni di cui il pubblico non è ancora a conoscenza.
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