La verità dietro “Il Codice Da Vinci”
Carl Olson analizza il bestseller, oggetto di polemica e di confusione
http://www.acquaviva2000.com/LIBRI/Da%20Vinci%20Code.htm
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EUGENE, giovedì 18 marzo 2004 (ZENIT.org).- “Il Codice Da Vinci”, di Dan Brown, è un romanzo, ma molti lettori credono di potervi trovare delle “verità”.
Anche molti cristiani ne sono attratti. Molti credono che si tratti di un libro innocuo capace magari di arricchire la loro fede. È per questo che Carl Olson ha deciso di scrivere un libro insieme a Sandra Miesel dal titolo “The Da Vinci Hoax” (ed. Ignatius), che uscirà questa estate.
Olson, editore della rivista “Envoy”, ha illustrato a ZENIT il suo libro, nel quale egli svolge un’analisi e una critica dei numerosi errori contenuti nel “Codice Da Vinci”, e valuta il significato del successo del romanzo, in relazione al panorama culturale e religioso dell’America.
Perché ha sentito il dovere di decifrare il “Codice Da Vinci”?
Olson: Lo scorso agosto, un amico che aveva letto il “Codice Da Vinci” ricevuto in regalo, mi pregò di leggerlo a mia volta, sostenendo che fosse pieno di errori e che avesse una forte inclinazione avversa alla Chiesa cattolica.
Egli riteneva dovessi conoscere quel romanzo, visto il lavoro che svolgo nel campo dell’apologetica, poichè esso stava riscuotendo un grande successo sia da parte della critica che da parte del pubblico; le vendite hanno raggiunto la cifra di 6 milioni di copie.
Quando feci caso ai dati sulle vendite e alle recensioni giornalistiche mi resi conto che aveva ragione. Il romanzo stava – e ancora sta – generando grande polemica e confusione. Seppure si tratti di un romanzo, esso viene considerato da molti come storicamente attendibile, un ritratto del primo Cristianesimo e della Chiesa cattolica. Così, mi decisi di comprarne una copia, presi una penna rossa e mi misi a lavoro.
In quello stesso periodo, la storica medievalista e giornalista Sandra Miesel mi mandò una copia della sua eccellente rassegna sul “Codice Da Vinci” pubblicata sulla Rivista “Crisis”.
Anche io iniziai a ricevere e-mail dai lettori di “Envoy” relativamente al romanzo: mi domandavano se valesse la pena leggerlo, come potessero darvi risposta, e se esso fosse attendibile.
Così, chiesi a Sandra se volesse collaborare con me nella stesura di alcuni articoli online e di un libro che è poi diventato "The Da Vinci Hoax."
L’obiettivo era duplice: mostrare e criticare i numerosi errori contenuti nel “Codice Da Vinci”, e presentare la verità sui primi tempi della Chiesa, sul Cattolicesimo, sulla storia medievale e su una serie di altri argomenti. Il libro compie anche un’analisi del significato del successo del romanzo, in relazione al panorama culturale e religioso.
Quali sono i principali problemi teologici con il “Codice Da Vinci”?
Olson: Il romanzo si fonda su una serie di credenze esoteriche, neo-gnostiche e femministe che si pongono in diretta opposizione al Cristianesimo. Il romanzo sostiene ad esempio che Gesù e Maria Maddalena fossero sposati; e questa è solo la punta dell’iceberg.
Tra le righe emergono sistemi di credenze che considerano il Cristianesimo come menzognero, violento e sanguinario, la Chiesa cattolica come un’istituzione sinistra e misogina, e la verità in definitiva come la creazione e il prodotto di ciascuna persona.
Dan Brown, l’autore del romanzo ha ammesso in alcune interviste che gran parte delle idee del “Codice Da Vinci” non derivano originariamente da lui. Il bagaglio intellettuale, ideologico e spirituale del “Codice Da Vinci” risalirebbe in realtà a molti decenni, se non secoli, addietro.
Il romanzo non è affatto così innovativo come molti lettori ritengono. Come dimostrato dai nostri articoli e dal nostro libro, Brown ha tratto gran parte delle sue idee da una manciata libri pubblicati recentemente e che hanno una grande diffusione, pieni di teorie cospirative, di strambe raffigurazioni della teologia cattolica e spesso di bizzarre e infondate asserzioni su eventi e personaggi storici.
In definitiva, ciò che Brown ha ottenuto è la creazione di un mito popolare che distilla e presenta determinate credenze in una forma non impegnativa, ma dilettevole e attraente.
Questo mito opera su più di un livello, essendo il libro allo stesso tempo un giallo, un romanzo, un thriller, una teoria cospirativa e un manifesto spirituale, tutto in uno.
Il primo elemento di attrazione è costituito dalla promessa di una sorta di gnosi – o conoscenza segreta – su una serie di argomenti e dall’insinuazione dell’idea che l’individualismo soggettivo e non la religione tradizionale sia portatore delle vere risposte alle grandi domande della vita.
La triste ironia è che alcuni cattolici ritengono il romanzo un bellissimo lavoro di letteratura capace in qualche modo di aiutare ad esplorare e a meglio comprendere la propria fede. Ma il romanzo si basa sull’asserzione che Gesù sia meramente umano, che il Cristianesimo sia una spregevole ipocrisia e che ogni affermazione di verità religiosa oggettiva sia da evitare.
Il romanzo apre con una pagina intitolata “Fatto”, in cui si legge: “Ogni descrizione di opera d’arte, architettura, di documenti, e rituali segreti di questo romanzo è esatta”. Lei ha trovato molte cose in questo libro che di esatto hanno ben poco. Quali sono le fondamenta di questi errori? Quali i loro pericoli?
Olson: L’accoglienza diffusa di gran parte delle asserzioni di Bronwn è alquanto sorprendente, specialmente se molte di queste non passano neanche il cosiddetto "desk encyclopedia test” (ovvero neanche sbirciando in una qualsiasi enciclopedia, ndr).
Ad esempio, il romanzo afferma che l’opera di Leonardo da Vinci “La Vergine delle rocce”, che sta al Louvre, sia una tela alta cinque piedi (1 metro e mezzo circa, ndr) , mentre da un rapido controllo su Internet o su un’enciclopedia dimostra che in realtà è alta 6 piedi e mezzo (poco più di 2 metri,ndr).
Normalmente questo tipo di dettaglio verrebbe attribuito ad una licenza artistica. Ma l'insistenza di Brown sulla precisione delle sue descrizioni relative alle opere d'arte - e nel ricordare che la moglie è una storica d'arte - indica che egli non è attento nella trattazione della verità.
Questo diventa ancor più grave quando sostiene che prima del Concilio di Nicea nessuno credeva nella natura divina di Gesù, che la Chiesa cattolica aveva messo 5 milioni di donne al rogo nel Medio Evo e che tutte le maggiori credenze del Cristianesimo sono state prese dalle religioni pagane.
Questo tipo di asserzioni appaiono originare da una sincera avversione alla Chiesa cattolica - il libro non menziona mai il Protestantesimo o l'Ortodossia orientale - e dal desiderio di contestare la pacifica comprensione relativa a determinati fatti, persone e tradizioni.
Il pericolo sta nel fatto che molti lettori sembrano prendere le affermazioni del romanzo come fatti attendibili, credendo di aver trovato il tallone d'Achille della Chiesa.
La situazione diventa ancora più difficile quanto queste persone si rifiutano di prendere in considerazione confutazioni o risposte al "Codice Da Vinci". Ancora una volta appare più forte l'attrattiva di una presunta verità segreta: una volta che qualcuno afferma di conoscerla, non si pensa alla necessità di considerare argomentazioni o fatti ad essa contrari.
Perché ritiene che molte persone, tra cui anche molti cristiani, siano attratti da questo libro?
Olson: Il libro mette insieme elementi certamente attraenti nel contesto di una cultura postmoderna: un atteggiamento relativistico verso la religione, affermazioni fondate su teorie cospirative, un femminismo radicale, un’avversione per l’autorità religiosa e il principio che la realtà sia malleabile e suscettibile di essere personalizzata, per così dire, a piacimento.
Esso si basa inoltre su una formula standard usata per i romanzi, e nonostante si dilunghi su strani rituali sessuali e sul tema dell’androginia, il centro del romanzo è comunque la classica storia d’amore.
Un altro fattore è che i dialoghi del romanzo sono molto simili ai copioni televisivi: conversazioni concise, scarsa elaborazione dei personaggi e del contesto.
Per contro, vi è un’eccessiva enfasi sulle emozioni dei personaggi. Di conseguenza, mentre il libro contiene affermazioni che possono apparire curiose ai lettori, esso si presenta al contempo alquanto piacevole.
Nonostante il “Codice Da Vinci” sia chiaramente un romanzo, esso ha indotto molte persone comuni e del mondo dell’informazione a mettere in dubbio la autenticità del Vangelo e di alcuni insegnamenti della Chiesa. La società contemporanea sta perdendo la capacità di distinguere tra cultura pop e realtà?
Olson: Tristemente, per alcune persone la cultura pop è la realtà; o comunque è l’unico mezzo per interagire e far fronte alla realtà.
Non è che la cultura pop sia di per sé malvagia o che non abbia nulla di buono da offrire. Ma essa generalmente si adopera per dare alla gente ciò che essa vuole sentire, a prescindere dalla verità.
Essa inoltre semplifica e sensazionalizza argomenti che sono complessi e richiedono uno studio attento. E dato che molta della cultura pop è una cultura giovanile, del rock’n’roll, essa porta con sé il senso di sfida all’autorità e alle idee accettate, spesso senza motivo salvo quello del brivido della contestazione.
Occorre notare tuttavia che molte delle idee cardine del “Codice Da Vinci” sono emerse inizialmente in un ambito di istruzione superiore, comprese le contestazioni al contenuto e alla datazione dei Vangeli, nonché all’insegnamento della Chiesa su una serie di argomenti.
Ciò vale anche per i messaggi di femminismo radicale contenuti nel romanzo. Essi sono stati in auge per decenni nell’ambito universitario, ma il libro li ha posti in modo romanzato, tali da poter essere assorbiti da milioni di persone e non solo da qualche centinaio.
Come possono la Chiesa e i suoi appartenenti fugare i miti contenuti nel “Codice Da Vinci”?
Olson: Deve essere ben chiaro che romanzi come il “Codice Da Vinci” non sono “solo un romanzo”. Essi sono uno strumento per veicolare determinate idee e credenze a folti gruppi di persone, spesso composti di individui che non vagliano fino in fondo ciò che stanno leggendo.
La mia preoccupazione non è tanto quella di dire alle persone di non leggere il romanzo, quanto quella di incoraggiarle ad analizzarlo e a valutarlo attentamente in ciò che dice, prendendo in considerazione il perchè è stato scritto.
Gli errori e le idee false contenute nel romanzo richiedono di essere valutate puntualmente, ed il nostro libro lo fa in modo dettagliato. Se una sua confutazione è di valore inestimabile, una solida catechesi è altrettanto importante.
Non è necessaria una laurea specialistica o decenni di studio per riconoscere i problemi relativi ai fatti e alla logica che attraversano il “Codice Da Vinci”. Una buona catechesi è già sufficiente per vaccinare i cattolici dall’errore e fornirli delle conoscenze relative alla dottrina, agli usi e alla storia della Chiesa.
giovedì 10 gennaio 2008
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