lunedì 22 settembre 2008

"Codice Arcadia": un nuovo capitolo della saga di Rennes-le-Château

"Codice Arcadia": un nuovo capitolo della saga di Rennes-le-Château

di Massimo Introvigne


Chi ha paura di Rennes-le-Château? Si tratta di un paesino francese del dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, nella zona detta del Razès. La popolazione si è ridotta a una quarantina di abitanti, ma ogni anno i turisti sono decine di migliaia. Dal 1960 a oggi a Rennes-le-Château sono state dedicate oltre cinquecento opere in lingua francese, almeno un paio di bestseller in inglese e un buon numero di titoli anche in italiano. Negli ultimi anni si nota peraltro una fase di stanca della relativa leggenda, meno popolare di un tempo nella stessa area anglofona e da cui alcuni dei primi propagatori si sono pubblicamente dissociati. Cerca di fare rivivere il mito in declino, da ultimo, The Arcadian Cipher di Peter Blake e Paul Blezard, che esce ora da Marco Tropea con il titolo Codice Arcadia.

Per chi ancora non conosce Rennes-le-Château, giova ricordare che il paese si trova all’interno di quel "paese cataro", segnato dalle vestigia dell’antica eresia medioevale, che una sapiente promozione ha reso in anni recenti una delle più ambite mete turistiche francesi. Rennes-le-Château rimarrebbe però una nota a pie’ di pagina nel ricco turismo "cataro" contemporaneo se del paese non fosse diventato parroco, nel 1885, don Berenger Saunière (1852-1917). Personaggio bizzarro, nel 1909 si rifiuta di trasferirsi in un’altra parrocchia e nel 1910, dopo avere perso un processo ecclesiastico, subisce una sospensione a divinis. Pure privato della parrocchia, rimane fino alla morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni - fra cui una curiosa "torre di Magdala" - e scandalizzato con una serie di scavi nella cripta e nel cimitero, alla ricerca non si sa bene di che cosa. Diventato più ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto poteva spiegarsi, peraltro - come sospettava il suo vescovo - con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. In epoca recente si è sostenuto che Saunière avesse scoperto nella cripta importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono emersi sono falsi evidenti del XIX se non del XX secolo. È possibile che - nel corso dei lavori per restaurare la chiesa parrocchiale (un’attività che va in ogni caso ascritta a merito dell’originale parroco) - don Saunière avesse scoperto qualche reperto di epoca medioevale, ma in ogni caso non in quantità sufficiente da arricchirsi. Si continua a ripetere anche che Saunière sarebbe stato in rapporti con ambienti esoterici di Parigi, ma le prove addotte non permettono di formulare alcuna conclusione sicura. La figura di Saunière non è priva di interesse, e le sue costruzioni mostrano che si trattava di un uomo singolarmente attento alle allegorie e ai simboli, forse con qualche reale interesse esoterico, sulla scia di una tradizione locale. Tuttavia la leggenda di Saunière non sarebbe continuata nel tempo se la sua perpetua, Marie Denarnaud (1868-1953) - cui il sacerdote aveva intestato le proprietà e le costruzioni di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui era in conflitto - non avesse continuato per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a favoleggiare di tesori nascosti. E se un altro personaggio, Noel Corbu (1912-1968), dopo avere acquistato dalla Denarnaud le proprietà dell’ex-parroco per trasformarle in ristorante, non avesse cominciato, a partire dal 1956, a pubblicare articoli sulla stampa locale dove - animato certo anche dal legittimo desiderio di attirare turisti in un borgo remoto - metteva i presunti "miliardi" di don Saunière in relazione con il tesoro dei catari.

Negli anni 1960 le leggende diffuse da Corbu su scala locale acquistano fama nazionale dopo avere attirato l’attenzione di esoteristi - fra cui Pierre Plantard (1920-2000), che aveva animato in precedenza il gruppo Alpha Galates - e di giornalisti interessati ai misteri esoterici come Gérard de Sède, che pubblica nel 1967 L’or de Rennes. Tre autori inglesi di esoterismo popolare - Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln - si incaricheranno di elaborare ulteriormente le sue idee, trasformandole in una vera industria editoriale, avviata con la pubblicazione, nel 1982, de Il Santo Graal. Secondo de Sède e i suoi continuatori inglesi, il parroco aveva scoperto il segreto di Rennes-le-Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso - variamente attribuito al tempio di Gerusalemme, ai visigoti, ai catari, ai templari, alla monarchia francese, e cui il sacerdote avrebbe attinto solo per una piccola parte -, ma anche - rivelato dalle presunte pergamene ritrovate da don Saunière, dalle iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli edifici e di quanto si trova nella chiesa parrocchiale - un tesoro di tipo non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero documenti in grado di provare che Gesù Cristo - verità accuratamente nascosta dalla Chiesa cattolica - aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli portano in sé il sangue stesso di Dio e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e sul mondo intero. Il Santo Graal sarebbe, più propriamente, il sang réal, il "sangue reale" dei discendenti fisici di Gesù Cristo. Discendenti di Gesù e della Maddalena sarebbero stati i re merovingi, il cui regno sarebbe stato usurpato dai carolingi e dai capetingi. Ma i catari, i templari, i grandi iniziati - dallo stesso Saunière al pittore Nicolas Poussin (1594-1655), il quale ne avrebbe lasciato una traccia nel suo famoso quadro del Louvre I pastori di Arcadia, che raffigurerebbe precisamente il panorama di Rennes-le-Château - hanno custodito il segreto come cosa preziosissima, lasciando trapelare di tanto in tanto qualche indizio.

Caduti i merovingi, una società segreta avrebbe tramandato nella storia il segreto del Graal, facendo delle varie massonerie soltanto un suo pallido strumento. La società emerge nel 1972 con la fondazione legale del Priorato di Sion da parte di Pierre Plantard, che lascia intendere di essere egli stesso un discendente dei merovingi e il custode del Graal. Il Priorato, afferma Plantard, esisterebbe da oltre mille anni, e avrebbe avuto come Gran Maestri diversi personaggi illustri della storia e della letteratura. Un ordine medievale chiamato Priorato di Sion è effettivamente esistito, ma non vi sono prove storiche della sua prosecuzione fino ai giorni nostri. È difficile non concludere che il collegamento fra Rennes-le-Château, i merovingi e il Priorato di Sion è puramente leggendario, e che il Priorato è un’organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell’esperienza di Plantard e dei suoi collaboratori. A questa tesi oggi nella sostanza dimostrata - che certo toglie al mito il suo fascino e al turismo in direzione di Rennes-le-Château molte delle sue ragioni - continuano a ribellarsi epigoni, che per la verità si trascinano un po’ stancamente sulla strada mitologica già percorsa dai primi autori esoterici. Abbiamo letto, per esempio, che una montagna vicina al villaggio francese chiamata Cardou deriva il suo nome da Corps Dieu, "Corpo (di) Dio", e che nelle sue viscere sarebbe sepolto Gesù Cristo. Che, a cercare bene, si troverebbe studiando la leggenda anche la tomba della Madonna. Che i reali d’Inghilterra sono a loro volta discendenti fisici di Gesù Cristo tramite i Merovingi. E chi più ne ha più ne metta: sembra veramente difficile aggiungere o inventare ancora qualcosa. Ci provano gli autori di Codice Arcadia, dopo una prima parte piuttosto lunga - e non necessariamente pertinente - sul significato esoterico delle opere d’arte dai Babilonesi ai giorni nostri, dove Peter Blake (figlio del noto restauratore di opere d’arte Henley Blake) dà prova almeno di un certo gusto artistico. Segue una seconda parte dove si ripetono pedissequamente, ignorando una letteratura critica ormai davvero abbondante, tutte le tesi che abbiamo esaminato su Rennes-le-Château: leggiamo così ancora una volta di visite del parroco Saunière a Parigi (mai provate), di un suo interesse per la pittura di Poussin (totalmente inventato), della sua scoperta di "qualcosa che poteva spaventare la Chiesa di Roma al punto da comprarne il silenzio o che gli permise di ricattarla minacciando di rivelare quanto sapeva" (p. 162): una tesi tanto cara ai fautori della leggenda quanto sfornita di qualsivoglia prova. Lungo il percorso, per provare che Gesù Cristo non è stato crocifisso ma è sopravvissuto, ha avuto moglie, figli e infine una tomba si mobilita l’apologetica anticristiana di Mirza Ghulam Ahmad (1835-1908), fondatore di uno scisma islamico, il Movimento Ahmadiyya, sul quale gli autori non appaiono peraltro troppo informati.

Finalmente - e per la verità abbastanza brevemente - Blake e Blezard aggiungono la loro tessera al mosaico di ipotesi su Rennes-le-Château, lasciandosi guidare, oltre che da altri quadri, da L’educazione di Pan di Luca Signorelli (1467?-1523), che beninteso conterrebbe allusioni al panorama dei monti vicini al paesino francese. Blake dichiara così di avere scoperto nella zona (ma non sotto il Cardou) una "tomba naturale" che avrebbe contenuto i corpi di Gesù Cristo e della Maddalena. Come non farebbe neppure il più pasticcione fra gli archeologi, Blake avrebbe messo a soqquadro il sito, così da rendere impossibile qualunque conferma indipendente della sua cervellotica ipotesi. Ma, rovesciando tutte le regole logiche sull’onere della prova, chiede alla Chiesa cattolica di confermarla o smentirla concludendo con un invito perentorio che è difficile non definire farneticante. "Le prove della validità della mia scoperta - scrive - non possono che trovarsi fra i confini neutrali dello Stato Vaticano in forma di due salme [di Gesù e della Maddalena]… Ha la Chiesa il potere di comprovare o confutare la mia teoria? Forse è giunta l’ora (…) che la Chiesa attenui la sua insistenza sulla resurrezione fisica e mostri al mondo le spoglie mortali di Cristo" (p. 246). Spiace dirlo: ma veramente non si sentiva il bisogno di una traduzione italiana dell’ennesimo polpettone fanta-archeologico e fanta-teologico su presunti misteri di Rennes-le-Château. I primi propagatori di questa leggenda anticristiana avevano almeno una certa allure; gli epigoni scoprono rozzamente le carte, e inducono qualunque lettore minimamente avvertito a chiudere con fastidio il volume prima di arrivare alla prevedibile conclusione.

http://www.totustuus.biz/users/alzatevi_andiamo/Arcadia.htm

Dal sito del CESNUR

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